
Il Presepe compie 800 anni! Tanti ne sono passati da quando Francesco d’Assisi realizzò a Greccio, in provincia di Rieti, la prima rappresentazione della Natività. Il grande santo l’aveva pensato con uno scopo ben preciso: “Si onora ivi la semplicità, si esalta la povertà, si loda l’umiltà e Greccio si trasforma quasi in una nuova Betlemme.”
Ma cos’è per me il presepe? Quest’anno mi viene da rispondere che è un affresco della gioia della Natività: sono tutti felici, nel presepe: la Sacra Famiglia, i pastori, i re magi, gli angioletti, il bue e l’asinello che, una volta tanto, non devono faticare ma possono limitarsi a respirare; perfino la stella cometa pare che sorrida!
Ma c’è una figura, ingombrante e decisiva, che fa parte della narrazione del Vangelo di Matteo e non viene mai inclusa nel presepe (quantomeno in quelli che ho visto io): re Erode. Lui non era mica tanto contento quando è nato Gesù. I magi, nella loro innocenza, erano andati alla sua corte per domandargli dove fosse il re che era nato. Erode, su consiglio degli scribi dacché lui non ne sapeva nulla, indirizzò i magi a Betlemme, chiedendo loro di informarlo dettagliatamente sul dove si trovasse affinché anche lui potesse andare ad adorarlo. I magi ci cascarono, ma un angelo li avvertì in sogno di non tornare da Erode.
Non vedendoli tornare, re Erode si incavolò a tal punto che fece uccidere tutti i bambini di Betlemme sotto i 2 anni. Ma ci pensate? Bimbi innocenti figli di genitori innocenti – non che Giuseppe e Maria fossero colpevoli di alcunché – sterminati per volere di un tiranno! Erode si merita proprio un posto nella cerchia delle persone più malvagie di tutti i tempi.
Ecco perché uno così nel presepe non ce lo vuole nessuno. Preferiamo ammirare e identificarci di volta in volta con la semplicità dei pastori, la purezza degli angeli, la santità di Maria e Giuseppe, la generosità dei re magi, eccetera eccetera. Chi vuole fare i conti con il proprio lato oscuro, con l’Erode che abita in lui? E se anche ci fosse qualcuno disposto ad affrontarlo, direbbe “Non a Natale, eh! Un po’ di tregua: sono in ferie da appena due giorni e devo pensare all’Erode che sbraita nel mio cuore? Ne parliamo dopo la Befana, che fretta c’è?”
Eppure io quest’anno, se penso al mio 2023, un po’ Erode mi sento. Non ho ucciso nessuno, eh, state tranquilli! Ma Erode, dopotutto, chi è? Un uomo che vuole impedire l’arrivo di una novità, di un cambiamento, perché vuole mantenere il controllo della sua vita e della realtà che gli è intorno. Questo capita anche a me, ogni giorno: voglio tenere per me il tempo, le cose, talvolta anche le persone; non voglio che ci sia un altro re nella mia giornata. E così mi privo, da solo, della sorpresa, della novità che filtra nel quotidiano. Che è la novità del Natale: l’arrivo del (Salvato)Re, di Uno che rende nuova la vita.
Ma il bello è che, sia che viviamo da pastori, sia che viviamo da “Erodi”, questa novità c’è, c’è già, è tra di noi. Ed è per questo che anche quest’anno auguro a tutti voi un Buon Natale!
Bellissima metafora…! Mi è piaciuta molto.
Sì esatto… L’Erode che è in noi ci offusca sempre la vista e ci priva della gioia dei piccoli momenti.
Buone feste anche a te!
Bellissima riflessione. Mi servirà! Grazie