Ecco un libro che considero a pieno titolo sovversivo. Lo ha scritto Angelo Gatti, generale dell’esercito italiano durante la guerra del 15-18 (al fianco di Cadorna a Caporetto), poi romanziere e saggista affermato (pubblicò con Treves, Mondadori e Garzanti). Ilia ed Alberto, uscito nel 1923, “ebbe un successo clamoroso di critica e pubblico, ma pare non aver resistito al tempo” (Wikipedia).
Pare, perché io l’ho letto oggi e lo definisco sovversivo. Angelo Gatti non rispetta le logiche e i tempi del romanzo, racconta una storia così normale che oggi pare totalmente fuori dal comune, e ha un finale inaspettato, magari sperato, presagito, eppure concretizzato in modo insolito, appena suggerito ma estremamente realistico e commovente.
La trama di Ilia ed Alberto
Il titolo dice tutto: Ilia ed Alberto è la storia d’amore di una coppia, in particolare delle ultime due settimane. Sposati da 10 anni ma senza figli, conducono un’esistenza agiata ed esemplare. Ilia trascorre le giornate prendendosi cura del prossimo: di Alberto, degli amici e dei poveri; Alberto, militare in pensione, si dedica alla letteratura e accompagna Ilia in ogni avventura umana. Così diversi – lei molto credente, umile e sincera; lui ateo, dotto e forte – eppure inseparabili.
Ma Ilia si ammala e quella che sembra essere una banale influenza diventa meningite: in pochi giorni Ilia muore. La sventura, così grande e così imprevista, si è abbattuta su Alberto, lasciandolo inerme di fronte al destino. La prima reazione è la rabbia, l’incapacità di comprendere il destino e la volontà di un dio di cui tutti gli parlano, ma lui non trova né comprende. Alberto inizia un’infruttuosa ricerca di una verità che gli restituisca la voglia di vivere. A furia di vagare e ragionare, discutere e soffrire, finisce per ammalarsi. Persuaso che la morte sia l’unica strada per ricongiungersi a Ilia, l’attende senza timore.
Siamo a pagina 545, ne mancano solo 5-6 alla fine: in quella manciata di parole succedono le cose più belle.
Ilia ed Alberto: ottocentesco nella forma, eterno nei contenuti
Se mai un libro mi ha commosso, fisicamente commosso, è questo Ilia ed Alberto. Un romanzo ottocentesco nella forma: poca azione, lunghi dialoghi sul senso della vita e del mondo (vedi Dostoevskij), grandi personaggi accuratamente tratteggiati; eterno nei contenuti: la ricerca della felicità e il significato del dolore.
Dolce, delicato, innocente, ma anche tosto e impegnativo: Ilia ed Alberto non è una lettura per tutti. Rallenta e quasi si ferma intorno alla quattrocentesima pagina: il lettore ha bisogno di una svolta nella storia almeno quanto Alberto di una svolta nella vita. Ma Gatti non forza il ritmo: ci lascia un po’ spaesati (e annoiati), proprio come Alberto, fino al magnifico finale.
0 commenti