Il libro Cavalli selvaggi di McCarthy è un western atipico ambientato nel 1949 tra il Texas e il Messico; Passione ribelle di Billy Bob Thornton è il film che ne è stato tratto.
Ho visto il film pochi giorni dopo aver terminato la lettura del libro e mi ha colpito una cosa in particolare: la fedeltà della trasposizione cinematografica.
Ok, il film non è proprio imperdibile: c’è un motivo se non ha ricevuto molta attenzione mediatica nonostante due grandi attori protagonisti – Matt Damon e Penelope Cruz – però è un film onesto che non censura nessun aspetto dell’opera di McCarthy, riportando tutte le vicende principali col tono asciutto e definitivo del romanzo, senza concedere nulla al romanticismo (al contrario di chi ha scelto “Passione ribelle” come titolo italiano). Manca di incisività in alcune scene dove il libro sa essere un vero pugno nello stomaco, ma la sostanza migra intatta dalla carta alla pellicola.
Prima di riassumere brevemente la storia (non leggete la trama su Wikipedia: racconta anche il finale) vorrei dirvi perché è un western atipico. Dimenticatevi di Sergio Leone e John Ford. McCarthy porta il western nel quotidiano: siamo a metà del ‘900, il cavallo è il mezzo di trasporto di chi non può permettersi un’automobile e non ci sono sfide a chi estrae prima, né mezzogiorni infuocati o pianisti nei saloon.
Ci sono cavalli da domare, gente povera ma ospitale, una sala da ballo con un’orchestrina messicana, penitenziari bestiali e funzionari corrotti. Soprattutto ci sono un senso della Verità e della Giustizia fuori dal comune: in ogni situazione c’è una sola cosa giusta da fare, a prescindere dalle conseguenze. Di fronte a un’ingiustizia non si può stare zitti, anche a costo della vita; così come non è mai giusto uccidere un uomo, neanche se per legittima difesa: McCarthy sembra suggerire l’esistenza di una giustizia più “giusta” di questa; una giustizia necessaria, misteriosa ma già intravista dai suoi personaggi.
Il film, pur presentando alcuni limiti, mantiene intatto il messaggio del libro.
La trama di Cavalli selvaggi / Passione ribelle
John Grady Cole e Lacey Rawlins sono due ventenni lasciano San Angelo, Texas per andare a cercare fortuna in Messico. Partono in sella ai loro cavalli con una manciata di dollari, qualche arma e un paio di vestiti di ricambio.
Sulla strada incontrano un ragazzino poco più giovane di loro, Jimmy Blevins, abile pistolero che monta un gran bel destriero. Fanno una parte di strada insieme, poi una tempesta mette in fuga il cavallo di Blevins e iniziano i loro guai.
Il cavallo arriva in un paese vicino e qualcuno se ne appropria. I ragazzi si accordano per riprenderlo (rubarlo) all’alba, ma Blevins decide di fare tutto da solo e in un amen si ritrovano inseguiti da una ventina di messicani furibondi. Si separano: John Grady e Rawlins tagliano per la foresta mentre Blevins, che può contare su una cavalcatura portentosa, attira su di sé gli inseguitori e scompare nella notte.
Qualche tempo dopo, John Grady e Rawlins trovano lavoro come mandriani in uno dei più grandi ranch messicani. Sfortunatamente, John Grady mette gli occhi sulla bellissima figlia del proprietario. Ancor più sfortunatamente, lei ricambia.
La relazione impossibile dura qualche settimana, finché una mattina alcuni soldati prelevano John Grady dal suo giaciglio e lo mettono ai ferri insieme all’amico Rawlins. I loro guai sono solo all’inizio…
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