Dickens è eccessivamente sentimentale: tutto vero. Le turbe del cuore si dilungano in contorsionismi ripetitivi e quasi spossanti, l’infanzia infelice è uno scoglio iniziale che richiede una certa pazienza. Il protagonista poi, David Copperfield / Charles Dickens, appare come la più immacolata delle persone: tutte le avversità sono dovute a fattori esterni, i successi al suo impegno e ingegno. È curioso quindi che Dickens caratterizzi il “cattivo”, Uriah Heep, col vizio di definirsi umile (spesso a sproposito), poiché è proprio l’autore a mancare di umiltà tratteggiando con eccessiva benevolenza il proprio alter ego Copperfield.
Virginia Woolf, in un saggio inserito in appendice al romanzo, gli rimprovera di mancare di incisività, profondità e, in definitiva, di realismo nei punti cruciali del romanzo, dove la vita fa sul serio. Mi sembra un giudizio un po’ severo e solo in piccola parte rispondente a verità. Certo leggere Dickens non è come leggere Dostoevskij, Hugo o Manzoni, ma si potrebbe dire lo stesso di tanti altri autori, anche classici.
Bene, ci siamo tolti tutti i sassolini dalle scarpe. Ora possiamo tornare alle frasi perfette di Dickens e rimanere a bocca aperta.
Ogni tanto Dickens cesella descrizioni perfette, dipinge una scena o una persona con tale originalità e poesia (senza essere stucchevole) da lasciare davvero senza fiato. Si tratta perlopiù di dettagli, la storia starebbe in piedi egregiamente anche senza queste gemme, ma sono questi dettagli che ci ricordano quanto è importante l’inutile bellezza che riempie il mondo.
Il vento della sera in quel momento agitava con tale strepito i vecchi olmi in fondo al giardino che mia madre e la signorina Betsey furono quasi costrette a guardare da quella parte. Gli olmi si curvavano l’uno verso l’altro, simili a giganti che si confidassero segreti, e, dopo qualche attimo di immobilità, riprendevano ad agitarsi freneticamente e scrollavano furibondi le grandi braccia, come se le confidenza che si erano scambiate fossero veramente troppo terribili e tali da togliere loro ogni possibile pace: allora alcuni vecchi e malandati nidi di cornacchia, che ancora resistevano sui rami più alti, turbinavano come relitti sul mare in tempesta.
Mia zia si lisciò la sottana con una mano, e scosse la testa, come se con il primo gesto volesse appianare l’ostilità del mondo intero, e con il secondo volesse scacciarla.
[…] le guance e le braccia così dure e rosse che mi domandavo perché mai gli uccelli non andassero a beccare lei invece delle mele.
Il giovane aveva un accenno di sopracciglia, neppure l’ombra di ciglia, e gli occhi di un bruno rossastro erano così nudi, così privi di ogni riparo che mi chiesi come facesse per addormentarsi.
Perché leggere David Copperfield (o perché non leggerlo)
Se amate i romanzi romantici, le autobiografie (in questo caso romanzata), le storie dove i buoni sono autenticamente buoni e i cattivi sono irrimediabilmente cattivi, le storie a lieto fine, i grandi film hollywoodiani con poche sorprese e qualche lacrimona, David Copperfield vi stupirà.
David Copperfield: la trama del romanzo di Dickens
Il romanzo narra le vicende di David Copperfield dalla nascita all’età adulta (fino ai 30 anni, più o meno), fra tante disavventure, incomprensioni, difficoltà economiche e sentimentali. La vita esce in tutta la sua durezza, ma l’occhio benevolo dello scrittore addolcisce presto o tardi (quasi) ogni ingiustizia.
Tutto tende al bene, sembra dirci Dickens, e così sarà. Almeno nel libro.
0 commenti