La trama di Progetto Mindstorm
La trama non l’ho capita bene. Tentiamo.
Praga 1979: in piena guerra fredda, i russi rapiscono due sorelle e uccidono i genitori. In realtà c’era anche un fratello, che ai giorni nostri è in Bulgaria, prigioniero degli americani che lo costringono a esperimenti di telepatia e telecinesi. Finché il nostro amico dice basta, dà fuoco al laboratorio-prigione e fugge. Ritrova la sorella e scappano verso la libertà, inseguiti dai russi e dagli americani (come in quella canzone di Lucio Dalla).
Un ostacolo chiamato colonna sonora
Come storia ci può stare. Ammesso che sia questa. Perché la colonna sonora mi ha impedito di seguirla con la necessaria attenzione. Con “colonna sonora” identifico l’interminabile base musicale che fa da scudo alle immagini. Sì perché la musica parte a caso, a volte termina a metà di una scena, altre sfora in quella successiva, senza criterio alcuno. Se ascoltaste la musica senza vedere le immagini pensereste a un porno muto o un documentario (sempre muto) sui night club dell’est Europa. Invece sullo schermo ci sono inseguimenti, sparatorie, omicidi: la cosa più lontana da ciò che la musica evoca.
Altro elemento terribile di Progetto Mindstorm sono le sequenze aeree. Che si tratti di caccia, aerei passeggeri o elicotteri, sono realizzati malamente con la computer grafica. Ma quando dico malamente intendo in maniera rivoltante. Sembrano disegnati coi pastelli. Se non hai i soldi, non ci metti gli aerei. Semplice, no?
Progetto Mindstorm: gli ultimi 10 minuti
Quando tutto sembra ormai finito, assistiamo a una lunghissima sequenza in cui i 4 protagonisti sono seduti al tavolo di un bar e parlano tranquillamente. Il regista ha ben pensato di rendere importante la scena girandola in campo stretto – tutti primi piani – con la telecamera che si muove velocemente in senso circolare. E la scena gira, gira, gira… il mio amico ha le convulsioni o sbaglio?
Dulcis in fundo, e qui è davvero il caso di dirlo, il finale. Il nostro amico dai potere telecinetici, capace di controllare gli uomini e pure gli elicotteri, negli ultimi 5 minuti resuscita un morto e guarisce un ferito grave. Ovviamente niente di quello che abbiamo visto finora lasciava intuire un potere simile.
E va be’, direte voi, la cazzata finale ci può anche stare. Se non fosse che nell’ultimissima scena lo vediamo vestito da monaco compiere miracoli a tutto spiano, mentre una voce fuori campo ci informa che “il fascicolo è già arrivato in Vaticano”.
Siccome non c’è nessun nesso logico tra quello che abbiamo visto nei primi 80 minuti e quello che succede negli ultimi 10 (guarigioni, resurrezioni, conversione e miracoli), il finale si può tranquillamente incollare in coda a un qualsiasi film di supereroi, da Batman a Iron Man, senza dimenticare Superman, Spiderman, ecc.
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