Dove vederlo
“Spero non dispiaccia agli ambientalisti”
Nel 2013 la Asylum produce il suo film più conosciuto, Sharknado, e mette in chiaro le cose fin da subito, prima ancora dei titoli di testa: ragazzi, giriamo film di merda. Una precisazione importante, metti che uno sprovveduto non conosca le produzioni a bassissimo budget della Asylum, dopo un minuto ha tutte le informazioni necessarie per cambiare canale.
Il film si apre su un tornado che risucchia nel suo vortice squali di ogni dimensione, lo sharknado del titolo. L’azione passa quindi su un peschereccio, dove il capitano e un uomo d’affari trattano sul prezzo di una partita di squali usando argomentazioni inappellabili, cioè le pistole.
Sono passati due minuti e già ce ne sarebbe per scrivere un trattato: perché fare contratti in alto mare durante una sessione di pesca? E se fosse anche ammissibile che il capitano tiri fuori la pistola, come può un uomo d’affari pensare di rispondere al fuoco mentre è al largo? Se l’ammazza, a riva come ci torna? Per fortuna ci pensano gli squali a porre fine all’osceno duello, mentre noi spettatori restiamo incantati di fronte all’orribile computer grafica che colloca una nave palesemente finta in mezzo alle onde di un mare in tempesta.

L’aziona passa quindi sulla spiaggia, dove il nostro eroe Fin (Ian Ziering, ovvero Steve Sanders di Beverly Hills, 90210) viene aggredito da uno squalo mentre fa surf. Ritornato a riva sano e salvo, raggiunge il suo bar sulla spiaggia dove la sua giovane barista Nova (Cassandra Scerbo) l’attende per incombenze diverse dal servire birre al tavolo, ma Fin – uomo tutto di un pezzo – ignora le avances. Ma nemmeno al bar si può stare tranquilli: uno squalo plana sul parquet e Nova lo accoppa senza esitazioni.
Nel fuggi fuggi generale gli squali, scaraventati dal tornado, piovono sulla spiaggia e divorano i bagnanti. I nostri si danno alla fuga, diretti a Beverly Hills (e dove sennò?) a recuperare la ex moglie di Fin, April, interpretata dall’altra “star” del film: Tara Reid, tra i protagonisti della saga di American Pie nonché interprete di Bunny Lebowski ne Il grande Lebowski.
Intanto gli squali sono ovunque: cavalcano onde altissime che travolgono le auto, escono dalle fogne scoperchiando tombini con la facilità con cui stappo tubi di Pringles, nuotano nelle pozzanghere e hanno invaso perfino la piscina di April.
Per farla breve: dopo mille peripezie, tra le quali salvare un’intera scolaresca intrappolata in un bus circondato da squali, i nostri decidono di avvicinare i 3 sharknadi e lanciare bombe all’interno per spezzare il vortice. Le bombe le hanno facilmente reperite in una ferramenta, l’elicottero per volare sul tornado era comodamente parcheggiato di fronte alla ferramenta stessa, insomma era tutto apparecchiato per l’impresa, incluso il figlio di Fin in grado di pilotare un elicottero. (Ok, non vi ho detto che Fin ha 2 figli, ma non sono tenuto a raccontarvi ogni virgola della “trama” di questa follia.)
L’elicottero si avvicina al tornado senza correre minimamente il rischio di venire risucchiato e le bombe – udite udite! – funzionano al primo colpo! Tranne con l’ultimo tornado quando, oltre a fallire, Nova cade dall’elicottero e viene inghiottita al volo da uno squalo volante. Si rende dunque necessario il piano B: lanciare l’auto piena di bombe contro la base del tornado. Impresa che, manco a dirlo, tocca a Fin. E naturalmente ha successo. Ma con la fine dei tornado gli squali piovono letteralmente ovunque. Migliaia di squali! Niente balene o, che so, tonni. Solo squali. Si vede che il tornado li ha selezionati accuratamente.

La scena madre di Sharknado
Quando tutto sembra ormai finito, uno squalo grosso, grossissimo plana proprio sui nostri beniamini. Allora Fin prende una motosega e si lancia contro lo squalo in volo, una scena che ricorda il mitico Ash Williams in La Casa 2 e L’armata delle tenebre.

Fin viene inghiottito dallo squalo, tra la disperazione dei famigliari.
Un attimo: qualcosa si muove nel ventre dello squalo! Ma ma ma… è Fin! Che squarcia il ventre della bestia e ne esce interamente lordato di sangue.
Incredibile, vero? E non è finita qui: posata la motosega, Fin estrae dal ventre dello squalo nientepopodimenoche… Nova! Nel cielo vorticavano migliaia di squali, ma la giovane barista era stata inghiottita proprio da questo, guarda te il caso. E per fortuna lo squalo non le ha torto neanche un capello, così può dedicarsi al figlio di Fin, mentre il nostro eroe limona duro con la sua ex moglie. Insomma, tutto è bene quel che finisce bene!

Ma allora, com’è Sharknado?
È venuto il momento di dare un giudizio su questo celeberrimo titolo, e il mio non può essere altro che male, ma non malissimo.
Chiariamo subito: il film fa schifo, da 1 a 10 per me è un 3. Ma, complice la brevità – 87 minuti inclusi i titoli di coda – e la voglia di esagerare che traspare da ogni scena, diverte, o perlomeno non annoia: non è uno di quei filmbrutti che controlli l’orologio ogni minuto.
E poi, diciamolo: Ian Ziering e Tara Reid un minimo di carisma lo conservano, mica come quegli attori da filmbrutto che sembrano imitazioni di attori celebri. Maschi, mi rivolgo a voi: chi non ha sentito un pizzico di nostalgia nel rivedere Tara?

Per il resto, ovviamente, non ci siamo. Come al solito alla Asylum quando hanno un’idea la realizzano, incuranti di averne le capacità tecniche ed economiche. Gli effetti speciali sono semplicemente osceni, sequenze realizzate totalmente in cgi si alternano malamente al filmato, esplosioni frane e quant’altro di grosso è stato realizzato sanno tanto di videogioco di fine anni ’90. Perfino l’inquadratura dei protagonisti che viaggiano in auto è clamorosamente finta.

Le trovate – squali e ondate provenienti dal nulla invadono case e strade – sono volutamente pacchiane e per questo divertenti, ma la realizzazione lascia a desiderare. Da segnalare, inaspettatamente, il livello splatter di Sharknado: la quantità di sangue versato è davvero eccezionale, e ovviamente ingiustificata, ma per gli amanti del genere non mancano arti tranciati e acqua rossa a volontà.

Non mi soffermo sulla sceneggiatura, d’altronde non penso l’abbiano fatto nemmeno loro, ma qualche dialogo memorabile (per idiozia) l’hanno indovinato. Questo il mio preferito:
– La tempesta sta finendo
– Come lo sai?
– Non si vedono più volare squali
Una chicca: The ballad of Sharknado
L’unica cosa veramente bella del film è la canzone The ballad of Sharknado dei Quint. Ma chi sono i Quint? Un po’ di attesa, intanto musica!
I Quint sono una band messa in piedi per l’occasione da Anthony Ferrante e Robbie Rist, rispettivamente il regista di Sharknado e l’attore che interpreta l’autista del bus. Dopo aver realizzato questo brano, incluso nell’omonimo ep del 2013, ci hanno preso gusto e hanno sfornato una manciata di album e singoli. Che abbiano trovato la loro strada?
Finito ora di vedere su prime video. È incredibile come questa piattaforma sia piena di film veramente di bassa lega
Certi filmacci non dovrebbero finire in mezzo al catalogo di offerte delle piattaforme streaming, bisognerebbe relegarli in un’apposita sezione FilmBrutti.