Dove vederlo
La trama di The beast of Yucca Flats
senza spoiler, ammesso che sia possibile farne
Gli Stati Uniti ingaggiano lo scienziato sovietico Joseph Javorský per potenziare il programma di armamento atomico. Per di più Javorský si presenta con una valigetta contenente informazioni top secret sul progetto di allunaggio dell’URSS. Ma due sicari del KGB irrompono nella scena e tentano di assassinare il traditore, che però riesce a fuggire.
Girovagando, Javorský finisce inconsapevolmente nelle Yucca Flats, l’area più radioattiva d’America: travolto dalla radiazioni, quello che era un esimio scienziato si trasforma in un crudele e spietato mostro.

Genesi di un capolavoro al contrario
Nel 1959 l’attore da strapazzo Coleman Francis entra in affari con Anthony Cardoza, un produttore cinematografico specializzato in B-movie. Il primo frutto della loro collaborazione è proprio The beast of Yucca Flats, un horror fantascientifico realizzato con un budget irrisorio di 34.000 dollari – pensate che il celeberrimo Plan 9 from outer space di Ed Wood, da molti considerato erroneamente il film più brutto della storia, poteva contare su ben 60.000 dollari.
Provo a immaginare come dev’essere andata:
Non abbiamo i soldi
ipotetico botta e risposta tra Coleman Francis e Anthony Cardoza
Non abbiamo attori degni di tale nome
Non abbiamo la storia
Non abbiamo la colonna sonora, ma quella basta copiarla
Bene, facciamolo!
Per essere sicuri di non sbagliare niente, Francis e Cardoza ingaggiano Tor Johnson, attore feticcio di Ed Wood ed ex wrestler. Il buon vecchio Tor, quasi sessantenne, non lo sa, ma questo sarà il suo ultimo film.
The beast of Yucca Flats è il film più brutto di sempre?
Cosa ho appena visto. Cosa cazzo ho appena visto!
io che urlavo al termine del film
The beast of Yucca Flats è senza ombra di dubbio uno dei film più importanti di tutti i tempi. L’esordio alla regia dell’attorucolo Coleman Francis lascia un’impronta indelebile nella storia del cinema, imponendosi come imperitura pietra di paragone per qualsiasi opera a venire.
Le cialtronerie impresse su pellicola da Francis sono talmente tante che mi sarà difficile elencarle tutte. Incolperei volentieri anche altri individui se solo mi fosse possibile, dal momento che Francis sembra aver messo le mani praticamente in ogni aspetto del film: è stato infatti autore del soggetto e della sceneggiatura, regista, voce narrante, co-produttore e pure montatore; c’è gente che è finita sulla sedia elettrica per molto meno.
Il film è francamente incommentabile. Da qualsiasi punto di vista lo si analizzi, è quanto di peggio si possa immaginare sia a livello tecnico che creativo.
La storia è minimale ma priva di senso logico: sono scene messe in fila giusto per fare minutaggio.
Il film è in bianco e nero, ma sarebbe meglio dire in grigio topo che trasuda mediocrità da ogni fotogramma. Ne esiste anche una versione colorizzata, ma consiglio l’umiltà del bianco e nero stile roditore.
Vediamo un inseguimento dove a momenti non si capisce dove siano le auto, ma soprattutto chi è il tizio che incrociano per strada? Scende dall’auto e guarda la scena, ma poi non lo rivediamo più.

Segue una sparatoria che peggio di così non potrebbe esser girata, ma su questo punto tornerò dopo.
Ah, tenete a portata di mano un Travelgum perché al minuto 29 c’è una ripresa aerea dove la camera balla più di Fred Astaire, il voltastomaco è assicurato.
La Beast
Doveva essere il punto forte del film e Tor Johnson ha una corporatura di tutto rispetto, potenzialmente perfetta per il ruolo, senonché… il vecchio Tor deambula a fatica. Le sue difficoltà a camminare si notato già prima che venga trasformato nel mostro, ma a mutazione avvenuta l’effetto è ancor più penoso: la sua prorompente fisicità è fortemente limitata dalle capacità motorie.
Lo dico con sincero dispiacere: veder camminare Tor Johnson fa stringere il cuore. Il povero uomo si aiuta addirittura con un bastone… altroché mostro assetato di sangue! Sono scene da libro Cuore.

Dove ho sofferto di più
Il dettaglio che mi ha fatto soffrire maggiormente sono le ripetute “presentazioni” di Joseph Javorský. A farle è la voce dell’instancabile narratore, cioè dello stesso regista Coleman Francis, che almeno una volta ogni dieci minuti ci ricorda che “Joseph Javorský, rispettato scienziato, ora è un demonio che si aggira per terre desolate. Una bestia preistorica nell’era del nucleare.”
La voce narrante è presente per quasi tutta la durata del film al solo scopo di spiegarci ciò che le immagini ci mostrano, manco fossimo dei completi idioti.
Il “problemino” dell’audio
Il sospetto viene subito, amplificato dalla onnipresente voce narrante, e trova conferma nella successiva ricerca che ho svolto: il film è stato registrato in silenzio e l’audio inserito in post-produzione. Per qualche motivo che ignoro, ma ipotizzo essere la più totale incompetenza, hanno preferito evitare di dover sincronizzare l’audio con il video: ecco perché chi parla NON VIENE MAI INQUADRATO! Avete capito bene, ma che follia è? Allo stesso modo non hanno sincronizzato certi rumori, come il fragore dei colpi di pistola: difatti le pistole, quando esplodono il colpo, non entrano mai nell’inquadratura.
Io una roba del genere non l’avevo mai sentita.
Gli attori: date un Oscar all’autista dell’auto di Javorský!
Al termine dell’inseguimento automobilistico di inizio film, l’autista dello scienziato esce dall’auto e durante la sparatoria se ne sta dritto come un vitellone che rimira le turiste della Riviera, finché si becca una pallottola e cade a terra con un tuffo da vero incompetente. Una scena aberrante che devo assolutamente riproporvi.
Ma la prima scena, con l’omicidio della donna in topless?
Se anche voi vi state chiedendo cosa c’entrasse la scena iniziale col resto del film, la risposta è: ovviamente NULLA!
È Cardoza, il produttore, a confermarlo, rivelando che quella scena è stata inserita per una sola ragione: a Francis piacciono le scene di nudo!
Va detto che l’omicida, che non viene inquadrato in viso, corrisponde al mostro, ma non si capisce davvero il senso di posizionare questa scena in apertura di film. Ok, a Francis piacciono le scene di nudo, ma non poteva semplicemente collocare l’omicidio della ragazza in topless in mezzo al film? Certo, avrebbe potuto, ma allora non staremmo parlando di uno dei film più brutti di sempre.
Il gran finale de Il mostro delle Yucca Flats
Nel finale succede di tutto, per la gioia degli amanti del trash.
La lotta tra il mostro e due poliziotti è qualcosa a metà tra il circo e il wrestling. Ma quando tutto sembra finito, accade l’impensabile: una lepre si avvicina al corpo esanime del mostro e lo annusa. Il mostro, in un impeto di umanità, accarezza il grazioso animale.

Tutto molto bello, peccato che non fosse previsto. La lepre, infatti, è entrata in scena per sbaglio e Tor Johnson l’ha accarezzata, improvvisando il gesto forse più per togliersela di torno che altro. La scena è stata mantenuta ed è anche nettamente la migliore del film, così come la lepre si è rivelata di gran lunga il miglior attore del cast.
Che dire: un film tremendo e penoso, che ha la decenza di durare solo 54 minuti e la pervicacia di mantenersi su livelli inaccettabili fino all’ultimo istante. Imperdibile!
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