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Father Stu (2022)

Recensito giovedì 2 Febbraio 2023
Anno: 2022
Durata: 124 minuti
Regia: Rosalind Ross
Sceneggiatura: Rosalind Ross
Produttore: Mark Wahlberg, Stephen Levinson, Jordan Foss
Cast: Mark Wahlberg, Jacki Weaver, Mel Gibson, Malcolm McDowell

Father Stu è un film sulla figura di Stuart Long (1963-2014), ex pugile e aspirante attore che nel 2007 è stato ordinato sacerdote. Scritto e diretto dall'esordiente Rosalind Ross, il film è stato fortemente voluto da Mark Wahlberg, qui nelle vesti di produttore oltre che di attore. Nel cast anche Mel Gibson, impegnato nel ruolo del padre di Stuart, e Malcom McDowell nei panni di monsignor Kelly.

Nota di colore: Rosalind Ross (32 anni) e Mel Gibson (67) fanno coppia dal 2014.

Voto

8

Father Stu è un film sulla figura di Stuart Long (1963-2014), ex pugile e aspirante attore che nel 2007 è stato ordinato sacerdote. Scritto e diretto dall'esordiente Rosalind Ross, il film è stato fortemente voluto da Mark Wahlberg, qui nelle vesti di produttore oltre che di attore. Nel cast anche Mel Gibson, impegnato nel ruolo del padre di Stuart, e Malcom McDowell nei panni di monsignor Kelly.

Nota di colore: Rosalind Ross (32 anni) e Mel Gibson (67) fanno coppia dal 2014.

Dove vederlo

7 motivi per guardare Father Stu senza conoscere la trama

  1. Father Stu è un “film americano” nel senso buono del termine: è godibile e divertente, oltre che profondamente drammatico
  2. la “trama” della vita di Stuart Long e (ovviamente) del film si trovano facilmente in rete, ma è meglio guardare Father Stu senza conoscerla per non rovinarsi la sorpresa di scoprire le inaspettate pieghe che ha preso la sua vita.
  3. è la storia di una conversione radicale, autentica quanto sorprendente
  4. affronta temi fondamentali come il senso della vita e del dolore
  5. è un film che andrebbe visto a prescindere dalla propria fede perché mostra un modo interessante di affrontare la malattia e il dolore
  6. è privo di retorica, buonismo e moralismi tipici di film che trattano tematiche delicate
  7. è artisticamente valido, non fa propaganda o proselitismo come certo cinema cristiano contemporaneo (vedi la serie di film God’s not dead)

Se vi ho convinti, smettete di leggere questa recensione e procuratevi il film! Se invece il film l’avete già visto o siete solo interessati alla storia di Stuart Long, eccovi serviti.

Father Stu: Reborn – la versione “depurata”

Stuart Long LAPD agli arrresti

Ah, dimenticavo: nel film si fa abbondante ricorso al linguaggio scurrile, in alcuni passaggi osa davvero molto: i più sensibili potrebbero non gradirlo. Infatti in USA ha ricevuto il rating “R”, cioè vietato ai minori di 17 anni.

Per rendere accessibile a più persone la storia di padre Stuart Long, è uscita anche una versione del film col linguaggio edulcorato dal titolo Father Stu: Reborn che ha ricevuto un “PG-13” (visione consigliata in presenza di adulti ai minori di 14 anni). Io non l’ho vista e attualmente non è ancora disponibile in Italia.

La trama di Father Stu

Stuart Long pugile

Stuart Long (Mark Wahlberg) è un pugile di discreto successo – è stato campione dei pesi medi del Minnesota – che viene costretto al ritiro da un problema di salute alla mandibola. Stuart è single, è bello, ha un’indole combattiva: non si abbatte mai. Saluta l’anziana madre Kathleen (Jackie Weaver) e va a Hollywood per tentare la carriera da attore. A Los Angeles ritroverà il padre Bill (Mel Gibson), un lupo solitario dedito all’alcol col quale ha da sempre un rapporto molto conflittuale.

Mel Gibson in Father Stu

In attesa di strappare un contratto cinematografico, Stuart inizia a lavorare al banco macelleria di un supermercato. Un giorno tenta un approccio con una ragazza di origini messicane, non riesce a ottenere un appuntamento ma scopre che frequenta una chiesa cattolica. Si reca in chiesa per rivederla, ma Carmen (Teresa Ruiz) lo respinge: non uscirebbe mai con un ragazzo non battezzato. Stuart non ci pensa su due volte e inizia il percorso per farsi battezzare.

Mark Wahlberg e Teresa Ruiz in Father Stu

I due cominciano a frequentarsi e tutto sembra andare per il meglio, finché il giorno della sua prima confessione Stuart si scontra con l’insensatezza di fingere di avere fede. Sfoga la sua frustrazione al bar, dove beve un bicchiere dopo l’altro. Un misterioso sconosciuto lo approccia e tra le altre cose gli dice:

La vita ti darà un sacco di ragioni per essere arrabbiato, ma te ne basterà una per essere grato. Non ti è dovuto niente, ma avrai un’occasione.

Poi gli suggerisce di non guidare quella sera, e se ne va.

Rientrando in moto Stuart ha un incidente e viene travolto da un’auto. Ridotto in fin di vita, ha una visione della Vergine Maria che gli rivela che non morirà invano. In ospedale lo danno per spacciato, ma Stuart si risveglia e comincia la riabilitazione.

Stuart si interroga sull’identità dello sconosciuto del bar e sulla sua miracolosa sopravvivenza al terribile incidente. Carmen lo vede confuso e d’istinto si concede per la prima volta. Questo fatto, da Stuart tanto desiderato, lo sconvolge e lo spinge a confessarsi. Il confessore gli svela che potrebbe trattarsi di una chiamata di Dio a servirlo. Stuart comincia a pregare e a interrogarsi a fondo sulla sua vocazione; quando decide di entrare in seminario lascia sconvolti fidanzata e genitori.

Di nuovo tutto sembra andare per il meglio, quando Stuart ha un infortunio giocando a basket e non riesce a rialzarsi. Scopre di avere una sorta di SLA, una malattia incurabile che lo vedrà perdere prima il tono muscolare, con difficoltà crescenti a muovere gambe e mani, poi l’uso della parola, fino alla morte.

Viste le sue condizioni di salute, il responsabile del seminario gli rivela che la sua “candidatura” al sacerdozio non verrà più sostenuta dalla Chiesa. Stuart cade nello sconforto e, insieme al padre, rientra nella casa natale.

La famiglia riunita si appresta ad accompagnare il figlio malato alla morte, ma arriva inaspettata una buona notizia: Stuart può essere ordinato sacerdote! Padre Stuart, per tutti father Stu, servirà come sacerdote anche dalla struttura dove verrà ricoverato, fino alla sua morte, avvenuta il 9 giugno 2014. Aveva 50 anni.

l'incredibile trasformazione fisica di Mark Wahlberg per interpretare Father Stu malato
l’incredibile trasformazione fisica di Mark Wahlberg

La vera storia di padre Stuart Long

Il film segue fedelmente la vera vita di Stuart Long, con qualche piccola inversione di eventi che non cambia la sostanza. Ad esempio, l’incidente in moto avviene prima del battesimo e sarà quello a mettere in moto il travaglio interiore di Stuart, ma la chiamata al sacerdozio avverrà solo durante il sacramento del battesimo.

Interessante anche questo aneddoto sul periodo nel quale Stuart Long, già malato, si vide impedire la via al sacerdozio:

[…] visitò il Santuario di Nostra Signora di Lourdes, credendo che la Vergine Maria lo avrebbe miracolosamente guarito. Quando non fu guarito rimase devastato e si sentì abbandonato, ma dopo aver visitato la grotta una seconda volta, provò una pace profonda. Secondo un caro amico, mentre visitava la Cattedrale di Notre-Dame, a Parigi, ebbe una sorta di incontro mistico con Giovanna d’Arco, dopo di che sentì di essere chiamato a portare la sua malattia per Cristo.

Pagina Wikipedia su Stuart Long

Una biografia di father Stuart Long è presente sul sito Helena Funeral Home, dove troverete anche tantissimi messaggi lasciati da persone che lo hanno conosciuto: alcuni sono davvero molto toccanti.

Un film imperfetto ma fondamentale

Il film è la prima fatica alla regia di Rosalind Ross, compagna di Mel Gibson, che ha anche firmato la sceneggiatura. Com’è andata?

La Ross gira alcune sequenze davvero molto belle, come quella d’apertura col piccolo Stuart che balla sulle note di Too much monkey business di Chuck Berry. Molto importante anche la scelta delle musiche, squisitamente country e rock ‘n’ roll, che aprono in modo davvero azzeccato alcune scene.

I problemi maggiori si presentano in alcuni dialoghi. Ross cerca spesso il botta e risposta ad effetto, con i personaggi di Stuart e suo padre che snocciolano una battuta dietro l’altra: alcune vanno a segno, altre sono poco comprensibili perché legate a riferimenti socio-culturali strettamente americani, in qualche caso viene da chiedersi se il problema non sia della traduzione (riguarda il doppiaggio quanto i sottotitoli in italiano) perché si fatica a cogliere il significato di certe frasi.

Father Stu, dunque, è un buon film, un 6,5 fino allo strepitoso finale che ha nella predica di padre Stuart il suo apice. Si tratta di uno dei rari casi in cui la testimonianza di fede viene sorretta da una scrittura di alto livello e investe lo spettatore con tutta la sua commovente potenza.

Il monologo finale di Father Stu

Father Stu: il monologo finale

Per qualcuno ero una cattiva pubblicità, ci pensate? Per il mio capo al supermercato: andavo al lavoro con la faccia che sembrava carne cruda come quella che vendevo. Ovviamente all’epoca pensavo che si sbagliava; tutti si sbagliavano su di me. Ogni rissa era contro il mondo che mi faceva sempre torti. Sì, ogni livido sulla faccia, ogni goccia di sangue erano per combattere l’ingiustizia di Dio.

Ora ho un aspetto peggiore di una volta, di sicuro. La differenza è che so che la mia sofferenza è un dono di Dio. Sì, sembra un’idiozia, ma viene da un uomo su una sedia a rotelle perciò la dovete ascoltare. Ascoltatela.

La nostra natura esterna si consuma, ma la nostra natura interna si rinnova ogni giorno. Questa vita, qualunque sia la sua durata, è un’afflizione momentanea per prepararci alla gloria eterna. Non dovremmo pregare di avere una vita facile, ma di saperne sopportare una difficile, perché l’esperienza della sofferenza è la piena espressione dell’amore di Dio, l’occasione di essere più vicini a Cristo.

Nessuno soffre di buon grado, non io sicuramente. Persino Cristo per un momento: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” ha chiesto dalla croce; si sentiva tradito. E in quel momento, lui senza colpe, si è fatto carico di tutti i nostri peccati, ha pagato per noi… perché ci ama. E quell’amore può rendere l’uomo peggiore credente, perché quell’amore è un sentimento senza eguali e guidarvi a trovare quell’amore è il motivo per cui Dio mi ha dato la via maestra per morire. E di questo lo ringrazio ogni giorno.

Amen

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