Mission (1986)

Recensito mercoledì 20 Settembre 2023
Anno: 1986
Durata: 125 minuti
Regia: Roland Joffé
Sceneggiatura: Robert Bolt
Produttore: Fernando Ghia, David Puttnam
Cast: Robert De Niro, Jeremy Irons, Ray McAnally, Liam Neeson

Mission è un film del 1986 scritto da Robert Bolt e diretto da Roland Joffé con Robert De Niro nei panni del cacciatore di schiavi Rodrigo Mendoza, Jeremy Irons interpreta il gesuita padre Gabriel e Ray McAnally è il cardinale Altamirano, inviato dalla Santa Sede in Sud America per risolvere una disputa tra spagnoli, portoghesi e gesuiti.

Voto

8.5

Mission è un film del 1986 scritto da Robert Bolt e diretto da Roland Joffé con Robert De Niro nei panni del cacciatore di schiavi Rodrigo Mendoza, Jeremy Irons interpreta il gesuita padre Gabriel e Ray McAnally è il cardinale Altamirano, inviato dalla Santa Sede in Sud America per risolvere una disputa tra spagnoli, portoghesi e gesuiti.

Dove vederlo

La video-recensione di Mission

La trama di Mission (senza il finale)

Padre Gabriel grazie alla musica del suo oboe riesce ad approcciare la tribù dei Guaranì, che vive allo stato selvaggio sopra le cascate dell’Iguazù (al confine tra Argentina, Brasile e Paraguay) e avvia una missione.
In contrapposizione all’operato del missionario si staglia la figura di Rodrigo Mendoza, cacciatore di indios per conto degli spagnoli al fine di venderli come schiavi. Rodrigo però, una volta rientrato in città, scopre che la sua donna lo vuole lasciare per un altro uomo; quest’uomo è il fratello di Mendoza! In un eccesso d’ira Rodrigo uccide suo fratello ma poi, sopraffatto dal rimorso, si rinchiude volontariamente in prigione per lasciarsi morire. Padre Gabriel gli fa visita e lo convince a riscattarsi facendo penitenza e lo accompagna alla missione nel villaggio dei Guaranì. Lungo tutto il viaggio, inclusa un’avventurosa scalata della cascata, Mendoza porta con sé una pesante rete contente tutte le sue armi e la sua armatura: è questa la penitenza che il militare ha scelto per sé. Arrivato al villaggio, i Guaranì lo perdonano tagliando la corda che lo lega al suo fardello e gettando le armi nel fiume. Rodrigo prende i voti e diventa gesuita.

Intanto arriva un messo della Santa Sede, il cardinale Luis Altamirano, con il compito di sbrogliare un intrigo politico ed economico che vede gli spagnoli e i portoghesi intenzionati a prendersi le terre degli indios per arricchire i propri latifondisti, e vedono nelle missioni gesuite una minaccia anche economica, poiché i terreni coltivati dagli indios riservano i profitti alle popolazioni locali. Il cardinale visita le missioni e rimane impressionato dal buon lavoro fatto dai gesuiti, ma per motivi politici è costretto a imporre lo sfratto a missionari e indios.

Perché Mission è un film decisivo per la nostra vita

Roland Joffé gira un film duro e asciutto, che fugge facili sentimentalismi o retorica per raccontare una pagina abbastanza inquietante del colonialismo europeo in America de Sud.

Almeno due momenti del film sono memorabili: il perdono di Mendoza, che non viene concesso dalle autorità europee o dai gesuiti – né tantomeno da sé stesso – ma gli viene dato dai Guaranì, che lo liberano tagliando la corda che lo lega al suo passato di assassino e peccatore e lo accolgono. È una scena di grande intensità, il pianto liberatorio di Robert De Niro in primissimo piano tocca anche i cuori più insensibili.

L’altro momento saliente è nel finale, quando padre Mendoza chiede a padre Gabriel il permesso di impugnare le armi contro gli europei: gli viene negato. Più tardi Rodrigo torna dal suo superiore armato per chiedere almeno la sua benedizione, ma padre Gabriel gli risponde così:

Se sei nel giusto hai già la benedizione di Dio, se hai torto la mia benedizione non servirebbe a nulla. Se è la forza che crea il diritto, l’amore non ha posto in questo mondo. E forse è così, forse è così, e io non ho la forza di vivere in un mondo come questo, Rodrigo. Non posso benedirti.

Qui si mostrano due modi di vivere la fede: quello probabilmente più autentico di padre Gabriel, che resta fedele a ciò che ha vissuto, cioè all’amore di Dio; quello sicuramente più umano di padre Mendoza: chi non imbraccerebbe le armi per difendere la propria famiglia, la propria gente dall’invasore? Si tratta di una reazione normale, comprensibilissima. Però padre Gabriel ricorda a Rodrigo che lui non più un uomo come un altro:

Aiutali, ma da prete! Se tu muori con le mani insanguinate tradisci tutto quello che abbiamo fatto. Tu hai promesso la tua vita a Dio, e Dio è amore!

In altre parole, non si può continuare a vivere come tutti dopo aver incontrato e vissuto la fede. Eppure Rodrigo Mendoza va, combatte, e insieme a lui anche altri gesuiti.

Ultima figura su coi vorrei soffermarmi è quella del cardinale Altamirano. È un uomo di fede che tocca con mano la bontà delle missioni, eppure deve sottomettersi al mondo: con qualche reticenza, ma lo fa. Sul finale il rappresentante del Portogallo prova a tirarlo su di morale:

– Non avevate altra scelta, eminenza: dobbiamo lavorare nel mondo, il mondo è così.

– No, signor Hontar: così lo abbiamo fatto noi, questo mondo. Così l’ho fatto io.

Il cardinale Altamirano è un personaggio che si può definire senza dubbio negativo: di fronte all’evidenza della realtà, chiude gli occhi per convenienza personale e della Chiesa Cattolica. Insomma, non è un eroe. Ma è consapevole dei suoi sbagli. Allora mi chiedo: io, Martino Savorani, che mi professo cattolico, sono più simile a padre Gabriel o forse nelle piccole cose della mia vita quotidiana tendo a comportarmi più come Rodrigo Mendoza, che reagisce d’istinto, come tutti, ignorando la propria fede, o come Altamirano, che agisce per convenienza e per paura di lottare per i suoi ideali?

Credo sia questa la domanda che Mission lascia ai suoi spettatori, cattolici e non. Sarebbe un peccato non rispondere.

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