Dracula di Dario Argento
Il Darione nazionale prende il mito di Dracula e i personaggi principali di Stoker (Jonathan Harker, Mina, Lucy, Van Helsing, Renfield) per cucire la sua storia personale. Nel farlo inventa alcuni personaggi. Come la bellissima Tanya (Miriam Giovanelli), che ci svela le sue grazie in più momenti, e i novelli massoni che decidono le sorti del paese.
La Transilvania è sempre la Transilvania, ma Harker è uno sprovveduto, Dracula non andrà mai in Inghilterra, Van Helsing è già da un pezzo sulle tracce del vampiro e quello su cui arrivano Harker e Mina non è un treno d’epoca, ma un cartonato.
Insomma, dimenticate Bram Stoker. Argento semplifica la trama e smussa l’introspezione mistica del romanzo. Nel suo taglia e cuci ci infila la corruzione degli uomini (oggi tanto in voga, meno ai tempi di Stoker), il generoso seno della Giovanelli e quello di sua figlia Asia, più alcune trasformazioni di Dracula non proprio filologiche.


Il risultato è un film riuscito a metà. Buona l’ambientazione, interessanti i momenti splatter, convincenti le prove degli attori. Thomas Kretschmann è un Dracula di tutto rispetto, Marta Gastini si cala nei panni di Mina con un’eleganza e un contegno davvero notevoli, Rutger Hauer / Van Helsing è vecchio e stanco quanto basta e riesce a infondere nel personaggio quell’aura di eroe senza tempo che non guasta mai.

Le patate bollenti: Asia Argento e la mantide religiosa
Discorso a parte per Asia Argento (Lucy). Spiace dirlo, ma non sa parlare: farfuglia. In una parola: imbarazzante.

Altro elemento tremendamente trash è la mantide religiosa. Tutto a un tratto, quando meno te l’aspetti, compare una gigantesca mantide religiosa. Sorge legittima la domanda: perché quando Dracula si trasforma in un lupo, in uno sciame di mosche e in un gufo, questi animali hanno dimensioni normali, mentre la mantide è gigantesca e pure fatta malissimo? La risposta è semplice: Darione ha calato l’asso di briscola, una scena pazzescamente trash in un film che trash non è per niente (e questo lo considero un punto a favore del film).
Asia a parte, il difetto principale è la noia. La storia, troppo lineare, si ammoscia nella parte centrale, mentre il finale è frettoloso ed eccessivamente melodrammatico.

In più, non fa paura. Ma non prova nemmeno a farla. In sostanza si tratta di un’avventura con tinte horror e splatter, ma un’avventura poco avvincente. Peccato. Sarebbe bastato seguire maggiormente il classico di Bram Stoker per dare più sostanza al tutto.
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