La trama di Horror in Bowery Street
Tentare una sinossi di quest’opera è pressoché impossibile oltre che inutile; sarebbe come cercare di ricostruire un brutto mosaico andato in frantumi, un mosaico malamente composto da tante situazioni messe le une accanto alle altre senza criterio. Eppure nonostante ciò Horror in Bowery Street è un piccolo gioiello nel suo genere. Ma vediamo cosa succede (perlomeno nei primi trenta minuti…).
Ci troviamo a Bowery Street, uno dei più malfamati e squallidi quartieri di New York, luogo dove la miseria, la violenza ed il degrado regnano incontrastati. Qui il titolare di un negozio di liquori decide di mettere in vendita il Viper, un misterioso alcolico che ha rinvenuto casualmente nel suo scantinato. La bevanda ha una “leggera” controindicazione: un solo sorso è sufficiente a sciogliere un essere umano tra atroci sofferenze. Il Viper comincia a girare fra i barboni che regolarmente bazzicano nel negozio, decimandoli. La polizia si interessa a questa spirale di morti e inizia a indagare.

La recensione
Che dire di Horror in Bowery Street? Ogni azione è priva della logica conseguenza: le vicende sono inverosimili, la demenza è straripante. Lo sfilacciamento dell’intreccio è probabilmente dovuto al fatto che il film nasce da un cortometraggio in 16 mm diretto dall’allora studente di cinema Jim Muro, al quale poi sono state aggiunte sequenze e fatterelli nuovi che nulla c’azzeccano con la trama madre.
Anche i personaggi sono privi di coerenza, come ad esempio il detective, che a tratti segue la pista dei cadaveri, a tratti quella dell’omicidio del semaforo, ma che alla fine decide di prendersela solo con Bronson (il capo dei reduci del Vietnam ridotti a meri barboni) per un duello epico che vale quello di Essi vivono di Carpenter.

Tuttavia, la mancanza di realismo e congruenza non sembrano preoccupare troppo gli autori di questa pellicola, che si concentrano piuttosto sugli aspetti demenziali e splatter. Si va dai più bizzarri e grotteschi modi di liquefarsi delle vittime del Viper – si sciolgono ribollendo ed eruttando liquidi blu, gialli e rossi… per non parlare del ciccione che esplode! – alla strepitosa partita di rugby dove la palla è nientepopodimenoche il pene di un barbone. Il tutto è condito con qualche seno offerto qua e là, tre secondi di Funiculì Funiculà suonata in un locale, una scena di semi-stupro di un’avvenente assistente sociale e una gemma finale celata tra i titoli di coda (che non vi svelerò).

Insomma, la tavola è imbandita: non resta che augurarvi buon appetito.
Curiosità: i produttori non riuscivano a trovare uno sponsor per il film, gli unici interessati furono i produttori di Drakes Cakes (una sorta di rollini al cioccolato) che inviarono al cast e alla crew una confezione di snack ogni settimana. Alla fine dei tre mesi di riprese, ognuno si era rimpinzato di snack a tal punto che quando venne il momento di far esplodere il ciccione, il suo stomaco venne riempito di confezioni di Drakes Cakes.
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