La trama del Signor Diavolo
Un paesino della campagna veneta viene scosso da uno sconvolgente omicidio: Carlo, un ragazzino, uccide un coetaneo credendolo il Diavolo in persona. La vittima è Emilio, un ragazzo deforme dotato di enormi denti canini e appartenente a un’influente famiglia di Venezia. Su di lui girava la terrificante voce che avesse ucciso, azzannandola, la sorellina nella culla.
Furio, un avvocato vicino alla DC, viene inviato per condurre un’indagine parallela a quella della polizia ed evitare uno scandalo che farebbe perdere voti al partito in vista delle vicine elezioni. Ma più informazioni raccoglie, più la vicenda si aggroviglia, fino all’inaspettato finale.
Perché Il signor Diavolo è un bel film horror

Il signor Diavolo, pur non avendo una singola scena di paura, riesce a raggelare nel profondo lo spettatore, inquietandolo fino al midollo. Ci riesce senza scene gratuite e salti sulla sedia, avvolgendolo in una spirale di tensione per poi terrorizzarlo con un’unica inquadratura finale (no, non è quella della foto, tranquilli).
I meriti vanno principalmente alle atmosfere cupe della sperduta laguna padana, alla fotografia anticata e alla scelta di attori dai volti espressivi e sinistri. Ottime le interpretazioni sia di Gabriel Lo Giudice, nel ruolo di Furio, che del giovane Filippo Franchini, il bambino assassino; magnifico Gianni Cavina, ma non è una novità.

A mente fredda restano aperte tante domande sui personaggi e sulla storia, ma in questo caso non lo ritengo un difetto, perché due cose sono chiare: il messaggio del film e l’inquietudine che non vi abbandonerà neanche fra le mura di casa.
Perché Il signor Diavolo è un film mediocre… che va visto
Purtroppo Il signor Diavolo, pur essendo un buon horror, è un film mediocre.
In più di un caso i dialoghi rasentano il ridicolo. Assistiamo a botta e risposta tagliati con l’accetta, che passano di palo in frasca senza soluzione di continuità. Un esempio:
Furio: Mi è accaduta una cosa terribile. La sola cosa positiva è che torno a Roma e posso rivederla.
Infermiera: Non so se posso. La scorsa volta non ho potuto dirglielo ma…
F: C’è un ragazzo?
I: Beh, sì… da quasi un anno.
F: Mi hanno tolto l’indagine. Anche se a Roma non vogliono la troverò da solo la verità su questa storia.
I: Mi dispiace.
Questo dialogo telefonico ascoltato nel film è ancora peggio: tra la risposta dell’infermiera “Beh, sì… da quasi un anno” e la frase di Furio “Mi hanno tolto l’indagine” non passa nemmeno un secondo!
In aggiunta, la recitazione di alcuni attori è veramente desolante, con frasi dette a macchinetta come in una recita parrocchiale.
Altra cosa che proprio non funziona è l’inquadramento temporale dei fatti. Si fa una gran fatica a capire se le indagini di Furio avvengono in parallelo o dopo quelle della polizia. Ma è verso il finale che arriva la mazzata decisiva. Provate a dare una coerenza a queste notizie:
- Furio viene sospeso dalle indagini dopo 2 giorni
- Il giorno stesso che viene sospeso, Furio scopre che don Dario (il prete che ha celebrato il funerale di Emilio) pare “sia morto in una clinica di Padova”. Ma come? Se stava benissimo… quando è successo? Quanto tempo è passato dall’omicidio?
- Il giorno dopo Furio scopre che una suora coinvolta nella vicenda – e interrogata dalla polizia – è morta da un mese
Ultima annotazione: una volta sospeso dalle indagini, Furio lascia l’hotel dove soggiornava e attraversa le campagne raggiungendo una locanda in mezzo al nulla. Qui, il proprietario gli prende la valigia per accompagnarlo all’alloggio. Il secondo dopo, Furio e il locandiere con la valigia in mano sono nel centro del paese (!). Ma come? Non erano sperduti nella campagna?
Nonostante questi errori e sbavature, Il signor Diavolo resta un buon film horror ed è forse l’unico film così imperfetto ad essermi piaciuto davvero molto.
Il finale del Signor Diavolo

Aggiungo questo paragrafo dopo aver letto su Wikipedia un’interpretazione del finale che non condivido. Anzi: la trovo proprio errata. Se fosse davvero come scrivono, il film perderebbe di profondità e gran parte di quanto visto sarebbe solo una gigantesca bugia raccontata dal giovane assassino.
Io credo che Pupi Avati, con quel finale, abbia voluto dire due cose:
- il “signor Diavolo” esiste
- il signor Diavolo non è una persona, ma è nelle persone e si trasmette facendo il male: il ragazzino deforme era il Diavolo perché aveva ucciso la sorellina nella culla; Carlo diventa il Diavolo seguendo i diabolici suggerimenti di Emilio e del sagrestano, che culminano nell’omicidio dello stesso Emilio.
0 commenti