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La casa dalle finestre che ridono (1976)

Recensito mercoledì 7 Aprile 2021
Anno: 1976
Durata: 106 minuti
Regia: Pupi Avati
Sceneggiatura: Pupi Avati, Antonio Avati, Gianni Cavina e Maurizio Costanzo
Produttore: Antonio Avati e Gianni Minervini
Cast: Lino Capolicchio, Francesca Marciano, Gianni Cavina

Capolavoro conclamato di Pupi Avati, La casa dalle finestre che ridono è il film manifesto degli horror di provincia. Ambientato nelle campagne lagunari del ferrarese e costellato di personaggi ambigui e grotteschi, il film deve la sua fortuna alla capacità inquietare lo spettatore con i silenzi, le storie non dette e i misteri taciuti della provincia italiana.

Voto

9

Capolavoro conclamato di Pupi Avati, La casa dalle finestre che ridono è il film manifesto degli horror di provincia. Ambientato nelle campagne lagunari del ferrarese e costellato di personaggi ambigui e grotteschi, il film deve la sua fortuna alla capacità inquietare lo spettatore con i silenzi, le storie non dette e i misteri taciuti della provincia italiana.

La trama della Casa dalle finestre che ridono (senza spoiler)

Bob Tonelli e Gianni Cavina in la casa dalle finestre che ridono
Bob Tonelli (Solmi) e Gianni Cavina (Coppola)

Stefano raggiunge un paesino nelle campagne ferraresi per restaurare un affresco raffigurante San Sebastiano, opera del pittore locale Buono Legnani, considerato pazzo.

Man mano che il suo lavoro procede, Stefano fa la conoscenza dei personaggi più in vista del paese che gli parlano con disprezzo del Legnani, arrivando a raccontargli la tragica fine: il pittore si è suicidato dandosi fuoco, ma il suo cadavere non è mai stato trovato. A questi dettagli si sommano le suggestioni dell’amico Antonio, che convince Stefano che ci sia qualcosa di strano nella vicenda del Legnani.

Stefano inizia a indagare il passato del pittore, ma a ogni scoperta il mistero, più che sciogliersi, sembra infittirsi.

NB: attenti agli spoiler! Non leggete la pagina Wikipedia prima di vedere il film, contiene spoiler perfino nel cast.

La casa dalle finestre che ridono: un’inquietante storia di provincia…

la casa dalle finestre che ridono - presenze inquietanti

Il quinto film di Pupi Avati inquieta fin dalle immagini di apertura, mentre scorrono i titoli di testa sull’audio delle farneticazioni del pittore Buono Legnani. L’atmosfera gioca un ruolo primario ed è la vera forza del film: Avati contrappone la soleggiata campagna, i canali della laguna di Comacchio, la vita semplice di paese a una storia maledetta di morbosità, omicidi e incesti.

la casa dalle finestre che ridono - laguna ferrarese
sperduti nella laguna ferrarese

I silenzi delle brave persone di campagna, i segreti condivisi dalla comunità e taciuti agli estranei, i casolari isolati dove si muovono ombre minacciose, le carrarecce sperdute dove se gridi nessuno ti sente… tutto, anche le scene che si svolgono in pieno sole, alimentano un’inquietudine che via via si stringe attorno al protagonista e allo spettatore.

… Con un finale bellissimo

la casa dalle finestre che ridono
Lino Capolicchio davanti alla casa dalle finestre che ridono

Il finale della Casa dalle finestre che ridono mette a referto un colpo di scena davvero ben congegnato, della serie: più è intricata la vicenda, più è semplice la soluzione.

Al termine della visione restano impressi diversi dettagli del film, ma forse più di tutto restano i personaggi e le loro facce. Lino Capolicchio (Stefano) è un protagonista spaesato ma non sprovveduto, un uomo comune ma caparbio e indomito; Gianni Cavina (Coppola) buca lo schermo nel ruolo del tassista ubriacone, uomo di cuore e di bottiglia; altri due volti iconici del film, seppur con ruoli minori, sono Eugene Walter (don Orsi) e Bob Tonelli (il sindaco Solmi) che, grazie anche alla fisicità poco mascolina del primo e affetta da nanismo del secondo, caratterizzano alla grande i loro personaggi.

lino capolicchio e gianni cavina in la casa dalle finestre che ridono
Lino Capolicchio e Gianni Cavina

Con questo film Pupi Avati traccia le linee guida per i suoi horror successivi: il protagonista diventa una sorta di detective che indaga una misteriosa vicenda del passato che si scopre proseguire anche nel presente. Zeder (1983), L’arcano incantatore (1996), Il nascondiglio (2007) e Il signor Diavolo (2019) seguono questo schema con buoni risultati, pur senza raggiungere le vette della Casa dalle finestre che ridono.

1 commento

  1. luigi

    cosa dire di piu’ di quello che e’ stato gia’ detto.questa pellicola e’ puro orgoglio per il cinema italiano

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