La trama di Ma come si può uccidere un bambino? (senza spoiler)
Evelyn e Tom sono una coppia inglese in vacanza sulle coste spagnole. Visto l’affollamento della cittadina – non l’ideale per Evelyn, in attesa del terzo figlio -, optano per la tranquillità di un isolotto di pescatori dove Tom era stato in passato. Si recano sull’isola a bordo di un piccolo motoscafo, pilotato dallo stesso Tom, per scoprire che è semi-deserta, fatta eccezione per qualche ragazzino che gioca in riva al mare.

Entrano in un locale per ristorarsi, ma anche questo è abbandonato: sembra che sia stato lasciato all’improvviso, come testimonia la desolazione dei polli bruciati che continuano a cuocersi sul girarrosto.
I due si separano per qualche minuto. Evelyn, rimasta nel locale a riposare, riceve la visita di una ragazzina e lascia che le accarezzi il pancione. Tutto a un tratto la giovane ospite se ne va, lasciando Evelyn spiazzata.

Evelyn racconta lo strano incontro a Tom. Più tardi i due avvistano un anziano signore, ma prima che possano raggiungerlo, una ragazzina con un bastone sbuca dal nulla e uccide a mazzate il povero vecchio.
La spirale dell’angoscia (con spoiler)
La tensione e il senso di oppressione crescono man mano che i protagonisti comprendono la situazione, ovvero che i bambini in preda a una follia collettiva hanno ucciso tutti gli adulti del paese.
Alcune scene sono davvero potenti, cito queste due:
- La coppia si rifugia in una stanza e l’esercito di bambini cerca di entrare. Tom è costretto a sparare a un bambino molto piccolo che stava per far fuoco su di loro: è il primo adulto che uccide un bambino per difendersi; il fatto mette per la prima volta i bambini di fronte alla morte, poiché fino ad allora l’avevano vissuta come un gioco.
- Evelyn muore, uccisa dal bambino che porta in grembo: anche lui è stato contagiato dalla follia omicida che sembra trasmettersi da bambino a bambino con un semplice sguardo.

Il finale è quasi leggendario: Tom raggiunge il motoscafo, ma i bambini riescono a impedirne la partenza; mentre lotta all’impazzata per salvarsi la vita, arriva la guardia costiera che, tratta in inganno da ciò che vede, spara a Tom, uccidendolo. Ho messo il “quasi” poiché questa scena richiama da vicino il finale de La notte dei morti viventi (1968), nel quale il protagonista e unico superstite viene scambiato per uno zombi e ammazzato.
Ma come si può uccidere un bambino? si conclude con i bambini che partono alla volta della penisola spagnola, con l’obiettivo di conquistare il mondo con l’aiuto degli altri bambini.
E se i più deboli si ribellassero?

Il film sconvolge lo spettatore grazie a una semplicissima inversione: ipotizza che i più deboli e indifesi, i bambini, si uniscano “come per magia” contro coloro che storicamente sono causa dei loro mali: gli adulti. Un ribaltamento impossibile nella realtà, ma reso efficacemente nel film grazie alla solida sceneggiatura firmata dallo stesso regista, Narciso Ibáñez Serrador.
Questa inversione di ruoli ne richiama tanti altri, alcuni dei quali si sono verificati nel corso della storia – pensate alla Rivoluzione Russa – e, nonostante qui dipinga come “cattivi” i bambini rivoltosi, sembra suggerire una strada: se gli oppressi, gli sfruttati, i poveri fossero capaci di unirsi veramente, la Storia cambierebbe direzione.
Al di là di queste considerazioni siamo di fronte a un film di alto livello, che lascia un segno profondo nello spettatore e merita sicuramente un posto nella storia del cinema horror.
0 commenti