Scream inaugura gli slasher 2.0
Mettiamo subito in chiaro una cosa: Scream è una pietra miliare del genere horror. Uscito nel 1996, in colpo solo rivitalizza il genere slasher e crea un nuovo filone cinematografico, unendo lo slasher con la commedia adolescenziale.

L’impatto sul cinema horror di Scream si misura facilmente: basta annotare l’elenco dei film affini che uscirono negli anni a seguire: So cosa hai fatto, Final destination, Urban legend… giusto per elencare i primi che mi sono venuti in mente. Inoltre, è molto probabile che Scream abbia favorito il prepotente ritorno delle commedie adolescenziali alla American pie e Road trip: il personaggio demenziale di Stuart assomiglia davvero tanto allo Stifler di American Pie, mentre il nerd Randy potrebbe essere trapiantato così com’è in una qualsiasi commedia.
Va anche detto, però, che Scream è debitore di Twin Peaks: l’imbranato vicesceriffo Linus, interpretato da David Arquette, richiama da vicino il vicesceriffo Andy, così come la protagonista Sidney Prescott (Neve Campbell) pare ispirata a Donna Hayward. Più in generale, Scream ripropone in salsa horror quella commistione di farsesco e drammatico tipica la serie tv di Frost e Lynch.

La sceneggiatura di Kevin Williamson
Kevin Williamson è l’autore di una sceneggiatura tutt’altro che banale (in seguito firmerà anche l’ottimo The faculty): la telefonata con cui inizia il film è scritta da dio, i personaggi sono tutti ben caratterizzati e mai ingenui come quelli di un Venerdì 13 qualunque; inoltre il serial killer…
Ghostface, l’assassino mascherato da fantasma
Un mantello nero e una maschera bianca di un viso deformato in un urlo è la mise indossata dall’assassino che uccide le sue vittime armato di coltello.

Da una lato abbiamo una maschera entrata di diritto tra le più riconoscibili e celebri del cinema horror, dall’altro l’idea geniale di creare uno spietato killer tutt’altro che invincibile. Quando le sue vittime lo colpiscono con calci, pugni e oggetti, Ghostface accusa i colpi, cade a terra e soffre come una persona normale. Il cattivone di Williamson non è immortale come Michael Myers di Halloween o Jason Voorhees di Venerdì 13: si capisce fin da subito che si tratta di un uomo o una donna comuni, dotati di forza normale. Non c’è niente di soprannaturale in Ghostface.
L’incredibile finale di Scream (senza spoiler)
Nonostante tutto fili che è un piacere, Scream non sarebbe il film che è senza il suo bellissimo finale, che riserva un colpo di scena degno del miglior Dario Argento. La scoperta dell’identità del serial killer, anche se non impossibile da indovinare, non potrà non spiazzarvi… almeno in parte. E qui mi fermo.
L’assassino aveva messo a punto un piano perfetto, che l’avrebbe scagionato da qualsiasi accusa, ma un piccolo errore cambierà le carte in tavola e darà il via a una nuova lotta per la sopravvivenza, dove non è più chiaro chi sia il killer e chi la vittima.

Ma Scream non è solo un ottimo horror, è anche un’altra cosa.
Scream, ovvero l’autocoscienza dell’horror
Fin da subito Scream si rivela la presa di coscienza di cos’è il cinema horror e ne irride i limiti, giocando a prendersi in giro.
In apertura c’è subito il riferimento a Nightmare e ai suoi beceri sequel – dovete sapere che Craven fu di fatto scippato della potestà di Nightmare, se ne riappropriò solo girando il settimo capitolo; a più riprese i vengono sottolineati i cliché che ammorbano il genere, come nella scena in cui Randy spiega agli amici le regole per sopravvivere in un horror:
Ci sono delle regole precise che devono essere rispettate se si vuole sopravvivere in un horror, va bene? E vado a incominciare. Numero uno: non si deve mai fare sesso. Mai! No! È proibito! È proibito! Sesso uguale morte! Va bene?! Numero due: mai ubriacarsi o drogarsi. No, perché è il peccato, peccato per estensione della regola numero uno. E numero tre: mai, mai e poi mai, in nessun caso dire: «torno subito», perché non si torna più!
Gli stereotipi dell’horror vengono ridicolizzati creando situazioni ideali per i jump scare per poi disattenderle: ad esempio un personaggio apre l’anta dell’armadio o la porta del frigo, e ci si aspetta che quando la chiude appaia l’assassino, ma non accade. O almeno, non sempre…
Scream gioca con il cinema horror e il suo spettatore fino in fondo, senza per questo sfociare apertamente nella commedia o rinunciare a essere, appunto, un film horror.
No, Sid! Non dare la colpa al cinema. I film non fanno nascere nuovi pazzi, li fanno solo diventare più creativi.
l’assassino a Sidney Prescott
Scream è la terza pietra miliare che Wes Craven ci regala, dopo L’ultima casa a sinistra (1972) – il primo revenge movie horror – e il leggendario Nightmare – Dal profondo della notte (1994). Una in ogni decennio: non male, Wes.
0 commenti