Severance – Tagli al personale: la trama
Alcuni dipendenti di una multinazionale produttrice di armi viene spedito nei boschi dell’Ungheria per un weekend di team building. Il clima è quello scanzonato di una gita scolastica, con tanto di canne e funghi allucinogeni. Dopo un litigio epico fra il responsabile aziendale e l’autista del pullman, dove uno strillava in inglese e l’altro in ungherese (o quel che è) senza che nessuno dei due comprendesse un’acca, l’autista li lascia a piedi in mezzo alle colline boscose dell’Ungheria. O della Romania (forse sono ancora in Slovenia).

Il gruppo si incammina verso il lodge di lusso che gli è stato promesso, ma trovano solo un casolare decrepito. Nel dubbio di aver raggiunto la destinazione corretta, si accampano per la notte.
Esplorando la casa, trovano dei documenti sulla storia dell’edificio, che pare legato a dei fatti di sangue connessi agli ordigni bellici della loro multinazionale. Qualche piccolo incidente notturno svela la presenza di una minaccia nel bosco. Convengono che per un weekend di team building ne hanno avuta abbastanza: appena fatto giorno faranno ritorno alla civiltà. Ma non sarà così semplice.

Una delle migliori commedie horror del decennio
Christopher Smith, regista e co-sceneggiatore di Severance – Tagli al personale, imbastisce una delle migliori commedie horror del decennio su uno scheletro usato e abusato da tanto cinema, non solo horror. Il topos dei cattivi nascosti nel bosco è vecchio come l’uomo: da Cappuccetto rosso in giù, abbiamo letto e visto qualsiasi cosa sbucare da dietro un albero per fare a pezzi il protagonista di turno, innocente o colpevole che sia.
Alla domanda “Cosa si può ancora inventare?” Smith sembra rispondere “Un bel niente!”. Praticamente tutti gli elementi in gioco sono qualcosa di già visto: la casa nel bosco, una remota landa dell’est (Dracula vi dice niente?), un gruppo di persone inconsapevole del pericolo, un’azienda dal passato sporco (in questo caso poi produce armi…), [inizio spoiler] corpi para-militari alias indigeni violenti, crudeli in reazione a un antico sopruso [fine spoiler] e via così. L’unica chance di uscirne con un bel film era non sbagliare una mossa. Ed è precisamente quel che ha fatto Christopher Smith.
Una patina di ironia riveste ogni scena. Ironia preponderante all’inizio, ma che fa capolino anche durante la mattanza. Perché Severance – Tagli al personale è sì una commedia horror, ma è anche un tantino splatter. La specialità della casa? La mutilazione. Teste, gambe, robe così.
Gli attori, non di prima fascia, sono davvero bravi a calarsi nei loro personaggi gradevolmente stereotipati: il capo senza polso, il rompipalle, il nerd, quello simpatico con un debole per le droghe, la tipa carina…
Il tutto è disseminato di piccole invenzioni, che fanno la differenza fra un fiasco e un capolavoro. Capolavoro che Severance non è e non può essere: manca un’anima eterna, la trovata geniale, il personaggio epico. Insomma, manca Ash Williams.
Severance è un’ottima commedia horror che alla seconda visione mi ha divertito quanto alla prima. E non è poco di questi tempi che, per sorridere con un horror, siamo costretti a ricorrere all’Asylum.

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