La trama di Stake Land
Martin è un ragazzino scampato alla strage della sua famiglia; l’ha salvato Mister: un killer di vampiri, un uomo di poche parole, una micidiale macchina da guerra. Insieme risalgono gli Stati Uniti verso New Eden (il Canada), l’unico territorio de-vampirizzato. Sulla strada si imbattono in diversi personaggi – una suora, una ragazza incinta, un ex militare, una setta religiosa… – e, tra mille vicissitudini…
Stake land, l’apocalisse vampiresca on the road di Jim Mickle
Viene immediato il parallelo con The Road di Cormac McCarthy (e il film di John Hillcoat), anche se poi è tutto diverso, scenario apocalittico e protagonisti a parte (là padre e figlio, qui adulto e adolescente). Perché Stake land è un horror dal primo all’ultimo minuto, con veraci scene splatter e vampiri mostruosi resi davvero bene.
Ma il film diretto da Jim Mickle si distingue dal 99% degli horror degli ultimi anni per un altro motivo: racconta una storia. Sì, proprio così: una fottuta storia. E lo fa bene, dall’inizio alla fine.
Per una volta non vi trovate di fronte al solito film farcito di adolescenti sprovveduti, personaggi dello spessore della carta velina, trama sintetizzabile in “oh cavolo, ci vogliono uccidere: scappiamo!”. I personaggi sono stati studiati accuratamente (anche quelli secondari) e vengono approfonditi man mano che la storia procede. Non c’è il “momento spiegazione”: tutto si capisce gradualmente, in maniera naturale. Dite addio ai sentimenti finti: le lacrime, poche, sono vere. Non c’è il Gran Duello Finale, ma una resa dei conti trattata con la giusta enfasi. Insomma, tutto è fatto a dovere.
Unico difetto della pellicola di Mickle: non è epica. Gli attori sono bravi, i personaggi solidi, ma un film come questo avrebbe avuto bisogno del Kurt Russell di Fuga da New York per il definitivo salto di qualità. Resta comunque un ottimo film, spendibile anche con chi non è un fan del cinema di genere.
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