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Guarda la video-recensione di The hitcher – la lunga strada della paura
Chi l’ha detto che per fare un grande film serve un grande storia?
La trama di The hitcher (senza spoiler)
The hitcher – La lunga strada della paura è un thriller-horror on the road costruito intorno a una trama semplice quanto efficace: Jim è un ragazzo incaricato di portare un’auto da Chicago a San Diego; in preda alla stanchezza, decide di fare una cosa per lui inusuale: dà un passaggio a un autostoppista. L’uomo sale in auto e si presenta col nome di John Ryder, poi estrae un coltello e minaccia Jim. Il ragazzo riesce miracolosamente a liberarsi dell’autostoppista pazzo e prosegue il viaggio, ma ben presto se la dovrà vedere nuovamente con Ryder.
Inizia una fuga-inseguimento sulla mitica Route 66, in mezzo al deserto del Mojave, con il perfido autostoppista determinato a giocare con la sua vittima preferita, l’unica capace di resistergli, e Jim che tenta in ogni modo di salvarsi la vita. Nella sfida a due avrà un ruolo importante Nash, la giovane cameriera di una stazione di servizio che aiuterà Jim a fuggire… anche dalla polizia, le forze dell’ordine infatti credono che sia Jim l’autore dei numerosi omicidi compiuti in realtà da Ryder.
Nella mezz’ora finale il film si impenna, con la tensione che diventa disperazione e un senso di angoscia che si fa via via più opprimente. C’è una scena, inaspettata e terribile, in cui Ryder uccide una persona in una maniera davvero crudele: l’omicidio non viene mostrato, ma solo sapere cosa succede mette i brividi. È una scena che resterà impressa a lungo nella mente di chi guarda.
The hitcher è un film perfetto
The hitcher è un film perfetto: funziona a meraviglia dalla prima all’ultima scena ed è notevole se pensate che, alla fin fine, la storia si riassume in un inseguimento a due su una strada pressoché deserta. Sono tante le situazioni e gli espedienti che si inventano per portare avanti una storia che, potenzialmente, potrebbe risolversi in un cortometraggio di 10 minuti, ma nemmeno uno dei 98 minuti del film è di troppo.
Efficaci anche le montagne russe emotive che si trova a vivere lo spettatore, perché si passa da scene di azione thrilling a momenti di calma, come quando Jim viene arrestato e rinchiuso nella cella di una stazione di polizia isolata da tutto, ma poco dopo l’azione riparte a mille.
Se The hitcher è un gran film il merito è anche dei due protagonisti: John Ryder, interpretato da uno strepitoso Rutger Hauer che dà vita a uno dei migliori “pazzi” che abbiamo visto su schermo: allucinato, perfido e completamente folle, ma anche con un pizzico di ironia. È davvero un peccato che la carriera dell’attore olandese si sia rapidamente inabissata: aveva talento da vendere, come ha dimostrato in film come Blade runner, Ladyhawk, Soldato d’orange e La leggenda del santo bevitore.
Jim è interpretato da Thomas Howell, attore abbastanza in voga negli anni ‘80 – E.T., I ragazzi della 56a strada, Alba rossa – che si rivela perfetto per questo ruolo: è proprio quello che si dice un ragazzo bello e bravo, il tipico ragazzo che viene apprezzato da tutti in paese e porta quindi lo spettatore a identificarsi e a tifare per lui.
Ma Jim e John Ryder sono più di due antagonisti: impersonano l’eterna lotta tra il bene e il male, dove il bene è fragile, “normale”, umano, mentre il male è inesorabile e apparentemente invincibile.
L’ambientazione è la terza protagonista del film: siamo in un luogo ai confini del mondo, sulla Route 66 che attraversa il deserto della California, chilometri e chilometri di strada dove non c’è assolutamente nulla, a parte qualche rara stazione di servizio che viene rappresentata nella sua desolazione.
In questo luogo la strada è il solo simbolo di modernità, tutto il resto sembra immutato nei secoli: ciò contribuisce a rafforzare il tema della lotta tra il bene e il male, anch’essa immutata nei secoli, che si combatte da sempre nel cuore dell’uomo ma a volte anche contro antagonisti in carne e ossa, come accade nel film.
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