La trama di Un lupo mannaro americano a Londra

David e Jack, due ragazzi americani, iniziano la loro vacanza europea con una bella passeggiata nella brughiera inglese. Ahiloro si ritrovano proprio nelle lande infestate dai lupi mannari. Sostando in una locanda intuiscono il pericolo, ma non vi danno credito. Jack morirà sbranato, mentre David si risveglierà in un letto di ospedale a Londra.

Durante la convalescenza inizia ad avere incubi molto realistici, inoltre riceve le visita di Jack che lo avverte: essendo stato ferito da un lupo mannaro, è diventato a sua volta un licantropo e si trasformerà alla prossima luna piena; deve togliersi la vita per evitare di ammazzare tanti innocenti. David non gli crede, sospettando che si tratti di allucinazioni, e si dedica volentieri a corteggiare l’infermiera Alex. Sarà la ragazza a ospitarlo una volta dimesso, ma non manca molto alla luna piena…
Né horror, né commedia

Un lupo mannaro americano a Londra oscilla tra la commedia e l’horror. I primi 20 minuti sono di puro horror, poi diventa una commedia con brevi intermezzi horror (e un finale drammatico); non è mai le due cose insieme – il sangue non fa ridere, il lupo mannaro non fa ridere, la violenza non fa ridere – e non osa in nessun senso: non è troppo horror, tanto che lo possono vedere quasi tutti, e non è troppo stupido, non sfiora mai la parodia.
Insomma, il film di Landis non è un vero e proprio horror, così come non è ascrivibile al genere commedia. Allora è una commedia horror? Nemmeno: in una commedia horror l’elemento orrorifico suscita ilarità. Sono commedie horror Frankenstein Junior, La casa 2, L’alba dei morti dementi, ecc.
Il picco di comicità si ha senz’altro con il filmino porno al cinema: non si tratta di un vero porno, ma di alcune scene girate dallo stesso Landis che regalano i momenti più divertenti del film. E con l’horror non c’entrano nulla. Indimenticabile anche il risveglio dopo la prima notte da lupo mannaro, nudo nella gabbia dei lupi dello zoo, e le buffe peripezie per rincasare.
Un lupo mannaro americano a Londra non è un bell’horror e non è una bella commedia, ma è un bel film, questo sì. Ha ottenuto un successo notevole fin dalla sua uscita nelle sale, al punto da meritarsi l’Oscar al miglior trucco. Il trucco del lupo mannaro in effetti è strabiliante; nemmeno oggi, con il digitale, si potrebbe fare meglio.



A questo si aggiunge una scelta e un uso delle musiche da manuale: a farla da padrone è Blue moon, pezzo proposto in tre differenti interpretazioni in apertura e in chiusura di film e durante la prima trasformazione in licantropo; in mezzo possiamo ascoltare anche Moondance di Van Morrison e Bad moon rising dei Creedence Clearwater Revival. Tutti pezzi sulla luna, naturalmente, che aggiungono un tocco di ironia alle scene che accompagnano.
I lupi mannari secondo John Landis
Insieme a L’ululato di Joe Dante e al misconosciuto Wolfen, la belva immortale, Un lupo mannaro americano a Londra è responsabile dell’onda anomala di film sui licantropi usciti negli anni ’80 e, sicuramente, ha contribuito al boom delle commedie horror (pur non essendo una commedia horror). Ma la sua influenza culturale è andata oltre i confini della cinematografia: emblematica la decisione di Michael Jackson di assumere Landis e il truccatore premio Oscar Rick Baker per il video di Thriller.
Tuttavia, c’è una cosa che non perdono a questo film: caro Landis, i lupi mannari si uccidono solo con proiettili d’argento! Come si fa a soprassedere su una delle regole base della licantropia?
Ma forse Landis declinerebbe la domanda. D’altronde non ha mica girato un horror!

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