La trama di 8½

Il regista Guido Anselmi (Marcello Mastroianni) sta cercando di recuperare le energie psicofisiche in una stazione termale in vista dell’inizio delle riprese del suo attesissimo nuovo film, ma non ha un attimo di pace. Gli attori e le maestranze soggiornano nel suo stesso hotel e lo assillano costantemente alla ricerca di una qualsiasi informazione sul film. Nessuno, infatti, sa di cosa parlerà, e gli attori ancora non conoscono il loro ruolo.

Le giornate diventano man mano più caotiche, complici l’incontro fortuito con l’amico Mario (Mario Pisu) in viaggio di piacere con l’amante (l’icona horror Barbara Steele) per la quale ha deciso di lasciare la moglie, l’arrivo dell’amante Carla (Sandra Milo) e poco dopo della moglie Luisa (Anouk Aimée), invitata dallo stesso Guido.

La confusione sentimentale di Guido è superata solo da quella lavorativa: la sua vena creativa sembra esaurita e il rapporto con gli attori e i collaboratori non fa altro che amplificare il suo smarrimento. Guido sembra trovare pace solo nei ricordi d’infanzia, richiamati alla mente da dettagli del presente, e sognando realtà idilliache (la moglie che va d’accordo con l’amante) o figure quasi trascendentali (Claudia Cardinale nel ruolo di se stessa).

Il film non si farà, ormai è certo, e il matrimonio con Luisa forse non ha più senso di esistere. Oppure…
8½, la danza senza fine della vita
Guardando 8½ capita spesso di chiedersi “cosa sto vedendo?” e non è facile darsi una risposta prima della fine del film. Ma anche dopo, il dubbio di aver capito bene (o capito qualcosa) rimane. Non c’è da preoccuparsi, è normale. 8½ non è un film normale.

L’ho definito la danza senza fine della vita. Ed è così: le scene si succedono le une alle altre in un carosello senza tregua che mescola realtà, sogno e fantasia, presente e passato, in un flusso continuo di personaggi e maschere, situazioni surreali, comiche, idilliache, drammatiche, nostalgiche. Come una danza, il film accelera, frena, sembra fermarsi, riparte in impennata.
In questo vortice impazzito Fellini mette a tema praticamente tutta la sua vita, con un eccesso di verità che fa tremar le gambe. 8½ è una riflessione sull’arte e sul cinema, sulla relazione di coppia e le sue alterazioni, sulla ricerca del senso e della verità, di un centro di gravità permanente che metta ordine nella vita. Di Fellini colpiscono l’autocoscienza e il giudizio di sé, il coraggio di mettere in piazza le proprie debolezze e mancanze, la spudoratezza di scritturare la sua vera amante, Sandra Milo, per interpretare l’amante di Guido.
Genesi del film

Pellicola fortemente biografica, con il personaggio di Guido Anselmi che è in tutto e per tutto Federico Fellini, 8½ ha origine da un fatto reale. Il regista riminese, reduce da 6 film + 3 mezzi film (perché co-diretti), inizia a lavorare a quello che è a tutti gli effetti il suo ottavo film e mezzo (da qui il titolo) ma a pochi giorni dall’inizio delle riprese si rende conto di aver dimenticato l’idea cardine del progetto. Sul punto di comunicare al produttore Angelo Rizzoli che il film si farà, Fellini viene invitato a festeggiare il compleanno di un macchinista e lì ha l’illuminazione: il film racconterà di un regista in procinto di girare un film, ma l’ha completamente dimenticato.
Il film perfetto?

In 8½ ogni scena splende di grazia filmica, di pura tecnica. Ogni incastro, ogni battuta o inquadratura pare perfetta, al di là della storia che racconta il film, che può piacere o non piacere.”
Andrea Scala, operaio e drammaturgo
In 8½ lo stile, l’eleganza, la perfezione cinematografica di Fellini toccano il vertice più alto. La gestione degli spazi, l’esaltazione del bianco e nero, il tripudio musicale imbastito dal maestro Nino Rota, l’eccezionale interpretazione di Mastroianni che restituisce tutte le sfumature del tormentato regista Guido Anselmi rendono quest’opera unica nella storia del cinema.
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