Ci sono andato perché apprezzo la sua musica – meravigliosi i tre album a cavallo degli anni ’80 (Com’è profondo il mare, Lucio Dalla, Dalla) – ma soprattutto per capire di più l’uomo.
Sono finito in mezzo ai cinquantamila di Piazza Maggiore. Molte maglie del Bologna calcio, molti giovani, gente di tutte le estrazioni sociali. Arriva la bara: foto, video, applausi. Inizia la cerimonia, cala il silenzio.
Durante l’omelia di padre Bernardo – un po’ confusa, e l’audio disturbato non ha aiutato – un passaggio che mi inchioda: in un mondo come quello della musica, dove tutti sgomitano, gridano, parlano parlano parlano, Lucio sapeva ascoltare. Ascoltava per capire la realtà, per coglierne l’essenza. Le sue canzoni ripropongono questa essenza: “attingeva dalla profondità, con la sua sete di Dio e dell’assoluto”.
Un’ora e mezza in Piazza Grande, nella ressa, per seguire male e senza Comunione la cerimonia funebre di un grande cantautore. Tutti pazienti, tutti calmi. Chi soffre, lo fa in silenzio. Il sole primaverile mi regala il primo sudore dell’anno: vado un po’ più in là, all’ombra.
Tutto finisce con le parole liete di un francescano e il pianto di chi si è lasciato cambiare la vita dal piccolo Lucio. La bara esce fra gli applausi. Bologna forse non lo sa, ma in quel momento è popolo. Non li unisce Dalla. Non solo Dalla. Li unisce la verità che è nel compimento di una vita, la morte. All’inizio non lo sapevo, ma sono lì per vedere questo: il compimento di una vita.
Tornando a casa, ascolto una volta ancora l’omonimo album del ’79, quello con L’ultima luna, Anna e Marco, Cosa sarà. Quello che finisce con L’anno che verrà, un pezzo che ogni volta dà i brividi. Nell’impennata finale recita:
E se quest’anno poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch’io.
Con una certa energia, Dalla ci ricorda com’è importante esserci nell’istante della vita. Anche se fugge via in un istante, se non mantiene le aspettative, se è grigia come una giornata di marzo, è importante esserci con la sete di assoluto di Lucio Dalla. È lui a ricordarcelo: quell’amico mio a chi è rivolto se non a me, a te, al popolo di Piazza Maggiore?
0 commenti