I Guns N’ Roses a Imola @ Autodromo Enzo e Dino Ferrari

12 Giu 2017 | Ho ascoltato | 0 commenti

A 30 anni dall’album di esordio Appetite for destruction, a 24 dall’ultimo concerto in Italia, i Guns N’ Roses tornano a suonare nello Stivale, e lo fanno a Imola. (Attenzione: contiene apologia di Axl Rose)

Axl Rose e i Guns N' Roses in concerto all'Autodromo di Imola, 10 giugno 2017

Ai tempi d’oro dei Guns io non ascoltavo ancora nemmeno Celentano e gli Equipe 84 – i miei primi rocker -; dunque il timore di trovarsi di fronte una band invecchiata male era fortissimo, la forma fisica e vocale di Axl il punto interrogativo più grande.

Quando, alle 20.38, i Guns N’ Roses si sono presentati sul palco con It’s so easy, sono stato folgorato da due realtà contrastanti: i Guns in perfetta “forma rock”, e il faccione di Axl Rose così simile a Mickey Rourke (e a tratti a una drag queen). Il risultato è che saltellavo col sorriso sulle labbra, perché proprio non ce la facevo a non ridere durante i primi piani di Axl.

Poi è successa una cosa. Mentre i classici dei Guns sgorgavano senza sosta, con l’eccezione di 3 pezzi da Chinese democracy (This I love mica tanto bello), Axl continuava a correre di qua e di là, saliva sugli amplificatori, volava con la voce come ai tempi d’oro. In quel momento ho capito. Ho capito che Axl non è solo una rockstar invecchiata maluccio che batte cassa con canzoni scritte trent’anni fa; Axl Rose è quelle canzoni con tutto se stesso.

Qualcosa è evidentemente andato storto se adesso ha la faccia piena di botox e gli manca solo la pelle verde per essere Blanka di Street Fighter, ma dentro è ancora quel ragazzo che sogna una ragazza dagli occhi blu come il cielo (Sweet child o’ mine) e la città-Paradiso dove l’erba è verde e le ragazze sono belle (Paradise city).

Dimenticate per un attimo il suo faccione deforme, vi accorgerete che il 55enne Axl Rose gode di una forma fisica quasi invidiabile per correre in lungo e in largo per il palco, cantando con un coinvolgimento e una grinta esemplari. Per questo penso che, a differenza di tanti rocker senili – vedi Vasco -, Axl faccia di tutto per dare corpo al suo inesauribile desiderio di eternità: non gli basta aver scritto tante pietre miliari dell’hard-rock, vuole continuare a viverle oggi come allora, eternando anche la sua prestazione sul palco.

E poi c’è Slash, che sembra sempre più Frankenstein con la chitarra elettrica. Me lo ricordavo mogio e spento nel live dei Velvet Revolver (Heineken Jammin’ Festival 2005, sempre a Imola), ieri sera ho visto un altro Slash, nonostante i dodici anni di più. L’impressione è che Slash sia un’entità che può esistere solo sul palco, solo durante i concerti dei Guns N’ Roses. Davvero non riesco a immaginare l’uomo Slash che pranza seduto a un tavolo, dorme, si fa la barba… più realistico che lo ripongano in una bara dopo il concerto, per estrarlo solo poche ore prima del prossimo spettacolo.

Venendo alla musica, i testi dei Guns possono sembrare semplici, addirittura banali, ma spesso in quella semplicità si nasconde l’essenziale. Così, quando ieri hanno fatto un po’ a sorpresa Don’t cry, sono stato attento alle parole e davvero non avrei aggiunto una virgola.

Piccoli attimi di grazia in mezzo all’irruenza genuina e melodica del migliore hard-rock: Welcome to the jungle, Civil war, le cover Live and let die (di Paul e Linda McCartney) e soprattutto Knockin’ on Heaven’s door di Dylan.

Avevo grandi aspettative (ripagate) per le ballate barocche November rain ed Estranged, due pezzi che risulterebbero pacchiani interpretati da chiunque altro, ma l’Axl Rose di sabato sera sarebbe riuscito a spremere pathos anche da una scoreggia.

Sul finale altre due cover davvero toccanti: Wish you were here cantata dal pubblico, e Black hole sun in memoria di Chris Cornell, prima del tripudio finale di Paradise city con tanto di fuochi d’artificio. Fuochi che impallidivano al confronto del faccione paonazzo di Axl, intento a spremere le ultime energie per quella che è forse la mia canzone prediletta dei Guns.

Ci sono voluti 24 anni, ma sono stati ripagati da 2 ore e 45 minuti di veri Guns N’ Roses.

La scaletta del concerto dei Guns N’ Roses a Imola

  1. It’s so easy
  2. Mr. Brownstone
  3. Chinese democracy
  4. Welcome to the jungle
  5. Double talkin’ jive
  6. Better
  7. Estranged
  8. Live and let die
  9. Rocket queen
  10. You could be mine
  11. Attitude
  12. This I love
  13. Civil war
  14. Yesterday
  15. Coma
  16. Assolo di Slash
  17. Sweet child o’ mine
  18. My Michelle
  19. Wish you were here
  20. November rain
  21. Knockin’ on Heaven’s door
  22. Nightrain
  23. Don’t cry
  24. Black hole sun
  25. The seeker
  26. Paradise city

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