Dove vederlo
Tutto si gioca nei primi 5 minuti, nella sequenza in discoteca sulle note di Far l’amore di Bob Sinclair (remix di un pezzo della Carrà). Una scena lunghissima, carnevalesca, quasi irritante nel suo esser prolissa. Ma la discoteca è proprio così: ridondante, esuberante, eccessiva. Come Serena Grandi che esce dalla torta di compleanno di Jep Gambardella (Toni Servillo).
Se tenete botta, siete pronti per iniziare il viaggio con Jep.

Il faccione di Toni Servillo ci porta a spasso per le vie di Roma, nei night club, nelle chiese, nei ristoranti, nel suo terrazzo con vista Colosseo. Una carrellata di personaggi unici, alcuni (volutamente) credibili, altri (volutamente) no. Macchiette, come la giovane attrice tampinata da Carlo Verdone, e persone, come la direttrice del giornale dove lavora Jep. E poi c’è Roma, maestosa e meravigliosa, vera e propria coprotagonista con Servillo.
(Se volete leggere una trama dettagliata, ho trovato ottima e senza spoiler quella di Wikipedia.)

Sorrentino fa la fotografia a un mondo che, se davvero esiste, difficilmente vedrò. Una fotografia fatta di mille scene, apparentemente staccate le une dalle altre, che insieme compongono una storia personale, quella di Jep Gambardella, un personaggio alla ricerca della grande bellezza.

La grande bellezza è un film grandioso, a tratti assurdo, comico, malinconico, esistenziale, ma sempre profondamente poetico. Come recita il trailer, La grande bellezza è un film sugli “sparuti incostanti sprazzi di bellezza (…) lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile”. E poi è la storia di un cambiamento, quello di Jep, quasi impercettibile eppure totale. Jep che parla del nulla, lo teme e lo deride, e alla fine lo fugge per andare dove ha visto la grande bellezza.

Lode a Paolo Sorrentino, che mi ha riempito il cuore per 140 minuti, che ha trovato la giusta dimensione a Carlo Verdone e Sabrina Ferilli (stavolta davvero grandi), che ha costruito il personaggio perfetto per Toni Servillo.
Lode anche a Toni Servillo, totalmente a suo agio nei panni di Jep Gambardella: finto quanto basta, vero quando serve.

Lode infine a Lele Marchitelli, autore di una colonna sonora meravigliosa che mi ha tenuto inchiodato alla poltrona fino alla fine dei titoli di coda, sulle immagini degli antichi ponti romani sul Tevere.
La grande bellezza è lì che ci aspetta.

anch’io avevo letto molte stroncature, ma un amico affidabile era andato a vederlo ed anche lui me ne aveva parlato benissimo. allora se capita vado!!