La mia amica Marina

14 Apr 2016 | Sul vivere | 2 commenti

La mia amica Marina è venuta a mancare la notte di domenica 10 aprile. Se l’è portata via un cancro.

Non me l’aspettavo, non così in fretta, non adesso. Temevo questo epilogo, ma non così, all’improvviso: l’avevano ricoverata da qualche giorno, dovevano dimetterla domenica. Invece domenica mattina è arrivata la notizia, quella definitiva: Marina se n’è andata, è salita al Cielo.

Al dolore, comunque spiazzante, questa volta ha prevalso la sorpresa: ma come, te ne sei già andata? Così presto? C’erano ancora tante cose da dire e da fare, insieme.

Mi bastava pensarti perché si accendesse il desiderio di scrivere, di leggere, di organizzare un evento o anche solo parlarne. Ogni tanto ti raggiungevo per un caffè, per (s)parlare di qualche scrittore e di qualche amico, finché salivi in cattedra – io ti spingevo a farlo – e mi consigliavi un buon libro, una buona casa editrice (è tutto segnato nel mio block notes). In tutto questo si rideva tanto! Tu con la tua risata a singhiozzo, un po’ buffa, io con la mia risata timorosa, trattenuta. Quei momenti, così semplici, mi lasciavano la voglia di tentare qualcosa di grande.

Dicevo sorpresa, dolore e sorpresa. Ma anche una inusuale serenità. Nel momento stesso in cui ho saputo della tua morte, ho avuto la certezza piena, rotonda e solida come una palla da bowling, che tutto quello che ancora non abbiamo vissuto assieme non è andato perduto, ma salvato: è lì che ci aspetta, molto più grande e bello di come riesco a immaginarlo.

Marina Sangiorgi (1972-2016) imolese, aveva la capacità di trovare la vita nella letteratura. Ha pubblicato Frammenti di un’autobiografia imperfetta (Il Vicolo edizioni, Cesena 2000), Rubare tempo all’allegria (Raffaelli editore, Rimini 2008) e numerosi racconti su riviste e antologie.

Marina Sangiorgi. Praga, Capodanno 2010

Marina a Praga, Capodanno 2010

PS: negli ultimi mesi, durante le mie corsette settimanali, recitavo un rosario per te. L’altro giorno ho fatto la prima corsa da quando non ci sei più: all’inizio ho provato una piccola vertigine, mi sono sentito solo. Poi ho pensato a te e ho capito che sei nata per stare dove sei ora, nella gloria di Dio. Cosa significhi esattamente non so spiegarlo, ma non riesco a vederti in nessun altro luogo.

2 Commenti

  1. FILIPPO

    Ma come? Non lo sapevo, e ci sono rimasto secco. È proprio vero, siamo tutti attaccati a un filo, così sottile che basta un niente e si spezza. Dovremmo smettere di deprimerci per delle baggianate e godercela davvero la vita, ma nel senso più profondo, come un dono prezioso e breve. Io e Marina siamo stati compagni di università e poi alla SSIS. Ci eravamo persi di vista da un pezzo, ma me la ricordavo con molta simpatia. Di recente un po’ di più, perché mi erano tornati tra le mani i suoi Frammenti di un’autobiografia imperfetta, che mi aveva autografato ai tempi della SSIS, con una bella dedica. Mi erano ri-piaciuti molto. Vi si legge tra le righe la sensibilità romantica e delicata di una ragazza che ama fantasticare, vivere nella pagina scritta quella vita che vorrebbe… Ho dato da riassumere un suo racconto, Rose rosse, ai ragazzi di prima liceo, come compito in classe. Cercavo un testo che stesse in una pagina ed è stato così che mi è tornato tra le mani il suo libro. Pensa un po’… Forse le farà piacere. O forse no: come si può riassumere in 10 righe la poesia dei miei racconti, mi direbbe, tra il serio e l’ironico. Con quel carattere un po’ così, fintamente altero, a celare la sua dolcezza. Ciao Marina.

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    • Martino Savorani

      Grazie Filippo per il tuo ricordo di Marina. Bellissimo il “forse le farà piacere. O forse no”, me l’immagine proprio reagire come la descrivi tu.

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