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Bruce Springsteen – Darkness on the edge of town

Scritto domenica 9 Settembre 2012

Voto

cover Darkness on the edge of townDentro di me la immagino così: il Boss pubblica Born to run, il disco con cui è diventato una star, poi si guarda allo specchio, ripensa a tutto quel romanticismo on the road, quasi un “disco di formazione” per vagabondi e ribelli, e dice: “no, non è vero, non è del tutto così. Mancano la rabbia, il dolore e la promessa. E mo’ faccio Darkness on the edge of town“.

In apertura di album veniamo travolti dall’energia di Badlands, che attacca così:

Luci spente questa notte / problemi nel centro / ho la testa che mi scoppia / e lo stomaco in subbuglio, amico / sono intrappolato in un fuoco incrociato / che non capisco / ma c’è una cosa che so di sicuro, ragazza / non me ne frega niente / delle vecchie e già girate scene / non me ne frega niente / di quelle ancora in corso / cara, voglio il cuore, voglio l’anima / voglio il controllo in questo istante / parlare di un sogno / cercare di renderlo reale / ti svegli nella notte / con una paura così vera / di dover passare la tua vita ad aspettare / un momento che naturalmente non arriva / bene, non perdere il tuo tempo ad aspettare

(rit.) Bassifondi, devi viverli ogni giorno / lasciate che ci siano i cuori spezzati / come il prezzo che dovete pagare

Segue Adam raised a Cain, una ribellione platonica intrisa di una drammaticità quasi straziante:

Nella Bibbia Caino ammazzò Abele / e fu scacciato dall’Eden / sei nato in questa vita / pagando per i peccati che altri hanno commesso in passato / papà ha lavorato per la sua intera vita ricavando niente altro che dolore / ora cammina per queste stanze vuote cercando qualcosa da incolpare / tu erediti i peccati, ed erediti le fiamme / Adamo allevò un Caino

Something in the night è una bellissima e disperata ballata, di una dolcezza infinita per i destini incompiuti di tanti ragazzi:

Quando abbiamo trovato le cose che amavamo / erano distrutte e agonizzanti nella polvere. / Abbiamo cercato di raccoglierne i pezzi / e allontanarci senza essere feriti / ma ci hanno raggiunti al confine dello Stato / e hanno bruciato le nostre macchine / in un ultimo combattimento / e ci hanno lasciati scappare bruciati e accecati / a inseguire qualcosa nella notte

Candy’s room è una storia d’amore, ma che differenza con le storie di Born to run! Qui “c’è una tristezza nascosta in quella faccetta carina / una tristezza tutta sua, dalla quale nessun uomo può salvarla”. Il bello di Springsteen, e forse la sua unicità, è che questa tristezza la grida e la coccola insieme: morde la vita senza sbranarla, con tenerezza.

Racing in the street è una magnifica ballata, anche se a livello di liriche inferiore a Something in the night. In un certo senso, con Racing in the street il Boss fissa lo standard per le ballate degli anni a venire.

The Promised Land è l’inno da stadio, l’inno di una vita. Una vita dura e un cuore sofferente, ma anche il desiderio di cambiare – “presto, piccola, cambierò vita” – e iniziare qualcosa di buono, perché “io non sono un ragazzo, no, io sono un uomo / e credo nella terra promessa”:

Ho sempre cercato di fare del mio meglio per vivere in modo giusto / mi alzo tutte le mattine e vado a lavorare tutti i giorni / ma gli occhi si accecano e il sangue scorre freddo / a volte mi sento così male che voglio esplodere / esplodere e devastare quasta intera città / prendere un coltello e tagliarmi questo dolore dal cuore / trovare qualcuno che muoia dalla voglia di iniziare qualcosa

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=RsRNqF0CbC8[/youtube]

Factory (fabbrica, non fattoria!) è un omaggio all’alienante vita degli operai, Street of fire prende alle budella: “Sono senza meta, un perdente per queste strade / sto morendo, ma ragazza non posso tornare indietro”, Prove it all night stona quasi con il resto dell’album per quel ché di onirico che corre lungo tutto il testo, e la melodia è così semplice che sembra quasi tirata via.

Darkness on the edge of town chiude maestosamente l’album. È la resa dei conti, il momento in cui ogni uomo deve affrontare l’oscurità e liberarsene, magari in vista della terra promessa, o lasciarsi trascinare sul fondo, nelle badlands:

Tutti hanno un segreto, Sonny / qualcosa che non possono guardare in faccia / alcuni passano tutta la loro vita tentando di mantenerlo / lo portano con loro in ogni passo che fanno / fino a che un giorno se ne liberano / se ne liberano o lasciano che esso li trascini sul fondo

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=kg0ekQBmzKs[/youtube]

Concludo proponendo quella che, a mio parere, è la più bella analisi di Darkness… Piero Scaruffi lo racconta così: “le liriche penetrano nella vita quotidiana della gente comune e la trasformano in poesia universale, santificano la cupa realtà sociale in atmosfere di un’intensità quasi religiosa. Springsteen, che fin qui era stato soltanto l’ennesimo bardo romantico della strada, dei grandi sogni e delle grandi speranze, diventa la coscienza dell’America di provincia“.

(Si ringrazia per le traduzioni infinititesti.it)

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