Claudio Chieffo era nella mia vita prima ancora che nascessi. Era nel mangianastri dei miei genitori, nelle orecchie di mia madre mentre mi portava in grembo, in due musicassette riposte a fianco di quelle di Cocciante, Celentano e l’Equipe 84.
Da quando ho messo il muso fuori dalla pancia di mia madre, le sue musiche mi hanno accarezzato, suscitando reazioni diverse man mano che crescevo. Mi immagino le sue dolci note far da colonna sonora alla mia infanzia, prima che le prendessi a noia da bambino, per riscoprirle da adolescente.
Adesso, da adulto, quando ascolto questo cd mi si gonfiano gli occhi di lacrime. Non perché un tumore se l’è portato via nel 2007; no, non è nostalgia. Sono le sue parole, quello che dicono, l’esperienza di vita cristiana che raccontano. La raccontano con parole semplici – capisce pure un bambino – che vanno a fondo con una potenza paragonabile alle parole del Vangelo.
Chieffo parla all’uomo di oggi toccando corde eterne, corde che di questi tempi quasi nessuno sfiora più. E lo fa con una gioia così limpida che non lascia scampo a chi l’ascolta.
Un cantautore fuori dal tempo
Musicalmente, che dire: sono canzoni facili da imparare e da cantare (infatti questo cd include “le canzoni più cantate di CL”, il movimento ecclesiale cui apparteneva), orecchiabili e non banali.
Si tratta perlopiù di ballate dominate dalla voce cristallina di Chieffo e dalla chitarra acustica di Fabrizio Scheda. In alcuni casi richiamano la tradizione cantautoriale italiana (Ballata dell’amore vero non può non farvi pensare a De André), più spesso però Chieffo trova la sua strada (Il giovane ricco, Il monologo di Giuda, Ballata del potere): un cantautorato fuori dal tempo che affronta problemi dentro il tempo, nello spazio di una canzone. Fino alle “hit” La strada, Il popolo canta la sua liberazione e soprattutto quella Ballata della società che tutti i bazzicatori di parrocchie avranno sentito almeno una volta (ma sì: “beati i furbi, beati i ricchi, beati quelli che han denaro in tasca…”).
“Le sento pienamente mie”
Liberazione raccoglie brani del passato registrati nuovamente (con qualche variazione) a cavallo del 2000. È la seconda parte di una specie di best of completato da I cieli (Itaca Edizioni, 1999). Nei suoi ultimi mesi Chieffo, riascoltando le canzoni di questi cd, disse: “questo è il miglior modo di interpretarle, dove le sento pienamente mie”.
Con un po’ di vergogna ammetto di non aver mai ascoltato la prima parte, ma sono convinto che qui ci siano i brani migliori, fra cui alcuni dei miei preferiti in assoluto: Ballata dell’uomo vecchio, Martino e l’Imperatore, Ballata dell’amore vero, e quella che è forse la migliore di tutte: La guerra, che adesso vi ascoltate (qui il testo):
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Due parole su La guerra e Martino e l’Imperatore
Quelle de La guerra penso siano parole condivisibili da tutti, almeno fino al penultimo verso. Tutti i giorni combattiamo o ci lamentiamo dell’ingiustizia, della falsità, del “a lui sì, perché a me no?”, fino alla consapevolezza che da soli non riusciamo a cambiare il mondo (e nemmeno noi stessi). L’ultimo passaggio – resta l’attesa di Te – può sembrare imposto dalla fede, invece è l’unica cosa ragionevole che resta da fare all’uomo… di fede.
Altro brano dirompente è Martino e l’Imperatore. Dietro un’allegoria facile facile (ma non banale), Chieffo mette in guardia il figlio Martino sulle tentazioni di questa società (l’Imperatore), suggerendo che c’è qualcosa di più grande anche di ciò che viene sbandierato come amore, onore, popolo.
Canzone sempre attuale, specie se penso a certe tematiche tanto care all’Imperatore (aborto, eugenetica, eutanasia, adozioni omosessuali, ecc.). Comunque è importante sottolineare come Chieffo non faccia mai polemica. Più che giudicare gli altri, mette in gioco sé, con i suoi desideri, i suoi limiti e i suoi affetti, suggerendo la risposta che ha incontrato nel cristianesimo.
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Per info vi rimando al completissimo www.claudiochieffo.com.
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