È più che possibile che questo album vi faccia letteralmente schifo. Alla fine è musica dannatamente anni Ottanta, vacua e rarefatta, artificiosa e, a volte, noiosa. L’ho scelto perché c’è lei, quella New Gold Dream (81-82-83-84) semplice eppure clamorosa nel suo incedere galoppante, così fresca da risplendere ancora oggi nei concerti dei Simple Minds, dove viene suonata con rinnovata carica e rinforzata da una batteria martellante stile discoteca (mentre la voce di Jim Kerr è piena e calda come ai bei tempi).
Per il resto è un ottimo album. Promised You a Miracle, Glittering Prize e Someone Somewhere in Summertime sono i single estratti dall’album: divennero l’emblema di un’epoca; se qualcuno li incidesse oggi venderebbero meno delle b-side di Anna Tatangelo. Ma New Gold Dream è bello proprio per questo: conserva intatto il sapore degli anni ’80, pregi e difetti inclusi.
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