Quanti anni sono passati dalla prima volta di Marquee Moon nel mio lettore cd! In realtà pochissimi, 6, forse 7, eppure mi sembra trascorsa un’era geologica da quel senso di smarrimento provato durante i primi ascolti. Adesso quando attacca See no evil mi sento a casa.
Riff ripetitivi, riff “altri”, l’incedere svogliato aggressivo e poi sbadato del canto di Tom Verlaine, l’insistenza di Friction, l’eterno girare a vuoto di Marquee Moon, la dolcezza impossibile di Guiding Light: è tutto nel mio cuore.
Il mio orecchio si accomoda sulle pieghe impreviste del punk colto di Marquee Moon e le fa sue; oggi sembra impossibile altrimenti.
Marquee Moon è una pietra miliare perché senza non è possibile accettare tutta una serie di artisti, sonorità e rumori; crea un prima e un dopo: assimilata la lezione di Verlaine & co, riscopro praticabili strade musicali che consideravo troppo ardue.
Eppure Marquee Moon non è un disco estremo: da un lato eversivo e profetico (punk e post punk), dall’altro orecchiabile e rilassante (new wave, quasi pop). Forse a far la differenza sono queste due anime e l’intensità con cui vengono vissute.
0 commenti