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Yes – Close to the Edge

Scritto domenica 13 Novembre 2011

La scaletta di Close to the edge (1972)

  • Close to the Edge (The Solid Time of Change / Total Mass Retain / I Get Up I Get Down / Seasons of Man) – 18:43
  • And You and I (Cord of Life / Eclipse / The Preacher the Teacher / Apocalypse) – 10:09
  • Siberian Khatru – 8:55

Voto

8.5

La scaletta di Close to the edge (1972)

  • Close to the Edge (The Solid Time of Change / Total Mass Retain / I Get Up I Get Down / Seasons of Man) – 18:43
  • And You and I (Cord of Life / Eclipse / The Preacher the Teacher / Apocalypse) – 10:09
  • Siberian Khatru – 8:55

Close to the Edge è uno dei simboli del progressive rock. Registrato nel 1972 con gli Yes lanciati a balestra dal successo di Fragile (1971) e schierati nel miglior quintetto di sempre, ovvero Squire Howe Anderson Bruford Wakeman, l’album riesce a esprimere tutto il potenziale della band londinese in tre lunghe suite musicali.

Mi direte che il progressive è un polpettone fatto di ambizione e virtuosismo, roba per signori di mezz’età poltronificati in un salotto asettico: avete ragione, ma provate ad ascoltare I get up I get down, la terza parte del brano Close to the edge: non è forse una carezza? Una solenne e attualissima carezza di un padre che dice “andrà tutto bene”. Oggi più che mai, fra indignados e incazzados, c’è un bisogno tremendo di questa carezza (fine momento miele). Poi attacca Seasons of man e si torna a sfrecciare nel maelstrom quotidiano, preludio di un finale sublime.

Dopo i 19 minuti della title track arriva And you and I, sempre divisa in 4 parti, anche se il tempo totale si ferma a 10 minuti. Qui gli Yes raggiungono un equilibrio pazzesco: gli strumenti azzannano incessantemente la melodia, senza mancarle mai di rispetto. Sembra di attraversare il Mar Rosso in tempesta camminando sulla sabbia asciutta.

Concludono degnamente l’album i 9 minuti di Siberian Khatru, traccia che ingiustamente non ho mai amato moltissimo, forse perché preceduta da due capolavori inarrivabili. Eppure, presa da sola, col suo incedere frizzante e meno cerimonioso regala un quadro più leggero e ironico degli Yes.

Ho insistito sul minutaggio non per vanagloria, ma perché la lunghezza dei brani non è proprio un problema: tutto scorre senza noia, senza momenti morti, senza “ambient”: in progressive.

E ora beccatevi And you and I live

Il concerto è del 14 luglio 2011 ad Atlanta. Qui, oltre a Squire e Howe, suonano il figlio di Wakeman (tastiere) e Alan White alla batteria (White approdò agli Yes subito dopo Close to the edge). La voce è di Benoit David, che non sarà Jon Anderson, ma se la cava egregiamente (e gli assomiglia pure parecchio).

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