Il 2019 è stato senza dubbio l’anno più tosto della mia vita. Si sono verificate una serie di circostanze che, messe le une sulle altre, mi hanno fatto faticare parecchio. Ora che la fine (di dicembre) è vicina, mi guardo indietro chiedendomi: non poteva essere tutto più semplice? Poi, giacché il Natale è alle porte, rivolgo la domanda direttamente a Lui: “Non potevi risparmiarmi qualche fatica?”
Lui volge lo sguardo dalla croce e mi fa: “Guarda a me cosa è toccato passare.”
E io: “Gesù, hai ragione, ma è Natale, mica Pasqua”.
E Lui: “Forse hai bisogno di un ripassino di cos’è il Natale”.
E io: “Forse sì”.
D’altronde è pur sempre Gesù, saprà il fatto suo.
Butto un occhio ai vangeli e scopro che Dio ha dovuto sudare non poco per far nascere suo figlio. Vabbè che Lui conosce passato, presente e futuro, ma quando l’arcangelo Gabriele va a fare l’annuncio a Maria me Lo immagino intento a rosicchiarsi le pellicine delle unghie. Al “sì” di Maria – che sarà stato un sussurro, tanto che l’Angelo ha chiesto “scusa, puoi parlare più forte?” e Dio è intervenuto stile VAR parlando direttamente nell’orecchio di Gabriele “ha detto sì, ho sentito bene Io” – al “sì” di Maria Dio deve aver tirato un bel sospiro di sollievo.
Ecco però la prima grana: Giuseppe. Perché Giuseppe dice “no” alla venuta di Gesù: un no delicato, da dire in segreto, ma sempre di ripudiare Maria si tratta. Dio ovviamente l’ha previsto – “Vaglielo mo’ a spiegare a questo che la sua fidanzata è incinta di Me” – ma il Signore è un po’ come noi che, pur avendo già visto sette volte Rocky IV, ci emozioniamo sempre quando Rocky manda al tappeto Ivan Drago alla quindicesima ripresa. Allo stesso modo Dio deve aver provato una gran tenerezza per Giuseppe quando quell’uomo già avanti negli anni, dopo l’apparizione di un angelo in sogno, accetta la giovane fidanzata incinta.
Sul finire della gravidanza si mette di mezzo la burocrazia (rompeva le scatole allora come oggi, certe cose non cambiano): Giuseppe e Maria devono recarsi a Betlemme per il censimento indetto da Cesare Augusto. Ed è a Betlemme che Maria sente che è giunto il tempo di partorire, ma “non c’era posto per loro nell’albergo”. Lo sapete come sono fatti gli albergatori, no? Quando hanno il tutto esaurito vi dicono “mi spiace, non abbiamo camere libere” con un sorriso grande così. Dopo il no di Giuseppe, Dio deve far fronte al no del popolo, ma non si scoraggia e vara il piano B: Maria partorirà in una mangiatoia. Non granché come piano B – provate voi a partorire in una mangiatoia – ma è lì che nasce Gesù, fra le bestie, la paglia e odori che non vi raccomando.
“Perlomeno in una stalla me lo lasceranno tranquillo” si è detto Dio. Invece no, perché i Re Magi, tre personcine ricche e potenti ma dal cuore d’oro, piombano a Gerusalemme come un elefante in una cristalleria, chiedendo a chiunque “dov’è il Re dei Giudei che è nato?”. Daje e ridaje, la voce arriva a re Erode che, convocati i Magi, dice loro “quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. A quel punto Dio, che ha capito che i Magi avranno pure il cuore d’oro ma non brillano in acume, scomoda il solito angelo per avvisarli che Erode li piglia per i fondelli e col cavolo che devono tornarci con le indicazioni di Google Maps per la mangiatoia.
Erode non la prende benissimo e ordina di uccidere tutti i bimbi sotto i 2 anni dei dintorni di Betlemme, costringendo Dio a mandare un altro angelo (sgobbarono parecchio in quei giorni) ad avvisare Giuseppe di fuggire in Egitto.
Così la nascita di un bimbo riuscì a trovare l’opposizione del padre, del popolo e del potere. Gesù li aveva tutti contro ed era indifeso, accudito da un uomo non più giovane e da una ragazza non ancora donna, in una città sconosciuta prima e in un paese straniero poi: non esattamente la situazione che ci si augura di vivere.
“Ma allora Tu che sei il Figlio di Dio perché non ti sei scelto dei genitori ricchi e potenti, una bella stanza calda, le migliori ostetriche di Betlemme e, già che c’eri, nessuna persecuzione e fuga in Egitto?”
“Eh eh, caro Martino continui a guardare le circostanze, guarda alla mia famiglia.”
“Ok, ma come faccio?”
“Non serve un grande sforzo, basta guardare un presepe. Ecco, dimmi cosa vedi.”

“Ah, Gesù, cosa vedo… ci sei Tu con intorno Giuseppe e Maria, come in ogni presepe che si rispetti.”
“E come ti sembriamo? Tristi, disperati?”
“No, anzi, molto felici.”
“Bravo, hai detto bene: molto felici. E indovina un po’ perché?”
“Beh… perché ce l’avete fatta.”
“Acqua.”
“Come acqua? Gesù, ti sembra il momento di giocare ad acqua, fuocherello, fuoco?”
“Ti do un indizio: chi stanno guardando Giuseppe e Maria?”
“Stanno guardando Te…”
“E io chi sto guardando?”
“Guardi il cielo…”
“E come inizia il Padre nostro?”
“Padre nostro, che sei… nei cieli!”
“Ora capisci?”
“Un po’, ma io cosa c’entro?”
“Dove hai guardato durante tutto l’anno?”
“Io? Non so, guardavo le cose che succedevano…”
“Risposta esatta. Ma la salvezza da dove viene?”
“Uhm, è difficile rispondere…”
“Pensa ai miei genitori: da dove gli è arrivata la salvezza?”
“Da Dio!”
“Allora non fossilizzare lo sguardo sui problemi, che io ne ho avuti molti più di te, ma guarda alla fonte della salvezza e sarai felice.”
“Tu la fai facile, ma la fonte della salvezza oggi dov’è?”
“Tu la fai difficile. È Natale: guarda dove guardano Giuseppe, Maria, i pastori e i magi: guarda a me.”
“Ah, dunque è per questo che sei nato? Gesù… Gesù? Ci sei?”
È passato qualche giorno da questo dialogo col Cristo crocifisso e mi chiedo ancora se sia stato reale o solo una suggestione. Però adesso quando mi trovo di fronte al gioioso bambin Gesù del presepe, tra lo sguardo dolce di Maria e quello bonario di Giuseppe penso sempre che quei tre erano nella merda fino al collo, ma com’erano felici!
In fondo il Natale è gioia pura in mezzo ai casini della vita: se tralasciamo le difficoltà lo riduciamo a una favoletta, ma se ce ne ricordiamo allora non possiamo trattenere la domanda “Com’è possibile?”
Il Natale arriva ogni anno con l’immensa pretesa di mostrarci com’è possibile.
Auguri a tutti di buon Natale!
Una bella storia di Natale che fa sempre bene al cuore.