
Quest’anno sembrava impossibile arrivare a Natale, invece eccoci qua. Ma che Natale sarà?
Sarà un Natale con qualcosa in più: un virus imprevedibile che si diffonde silenzioso, ora anche con una variante inglese, e un vaccino appena nato che ad alcuni fa più paura del virus. Ma soprattutto sarà un Natale con tante cose in meno: niente cenoni o “pranzoni” in famiglia, aperitivi con amici, parenti che rientrano dall’estero o da fuori regione, settimana bianca e bombardini ai rifugi; manco la messa di mezzanotte sarà a mezzanotte. Dunque meno parenti, meno amici, meno divertimento, meno sorrisi, meno festa, meno regali. Insomma, meno.
Eh sì, quando siamo abituati al bello e qualcuno o qualcosa ce lo toglie, ce ne accorgiamo subito. E inizia un’escalation che porta dalla frustrazione alla rabbia. Eppure se ripenso al Natale 2019, quando si poteva fare tutto senza limiti e restrizioni, non mi pare di ricordare chissà quale idillio popolare: erano le solite cose e le facevamo come al solito, lasciandoci portare dalla corrente. Non siamo abituati a lasciarci sorprendere dalla normalità.
C’è un gioco che faccio con mio figlio di due anni mentre gli cambio il pannolino, un gioco inventato dalla nonna: io gli chiedo “dov’è Gesù?” e lui indica con un sorriso la Madonna con Bambino in ceramica appesa alla parete. Non è un gesto di fede, è solo un gioco da bimbi.
Una volta, quando gli ho fatto la solita domanda, mio figlio non ha indicato la solita ceramica, ma un punto alle sue spalle. Subito pensavo mi prendesse in giro – ama fare scherzi – poi ho visto fra le pieghe del copri-divano una bustina contenente un presepino con il bambin Gesù.
Siamo così abituati alle “solite belle cose” che le diamo per scontate, incapaci di coglierne il valore o addirittura di vederle. In questo Natale dove tutto sembra di meno del solito, dimentichiamo proprio l’essenza del Natale, la nascita di Gesù: il Dio fatto uomo è venuto in mezzo a noi, incontro alla nostra umanità lamentosa e imprecante che si strugge di desiderio per ciò che le manca (a tutti manca qualcosa!). Noi questo lo diamo per scontato – forse nemmeno ci interessa – come io davo per scontato che Gesù fosse lassù, nella ceramica appesa alla parete, e neanche mi accorgevo che era a trenta centimetri da me se mio figlio non me lo indicava.
Ci serve qualcuno che ci dica “Gesù è vicino” e ce lo indichi con il ditino, aprendoci a una prospettiva diversa, affinché questo Natale sia talmente pieno di Lui che davvero non ci mancherà nessuno dei “di meno” che tanto ci affliggono.
Buon Natale a tutti!
PS: lasciatevi ferire dalle piccole cose “normali” che potete fare. Andate a trovare un anziano (basta un saluto dal cancello e qualche parola per intravedere la voragine di desiderio che vive: di salute, di non essere solo, di essere utile…), confessatevi, fate il presepe e l’albero di Natale insieme, aiutate la mamma/nonna a fare i cappelletti… Gesù farà capolino inaspettatamente.
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