Natale 2022: dalle stelle alla stalla

21 Dic 2022 | Sul vivere | 5 commenti

la stalla del presepe: natività di gesù
immagine del sito Aspettando Natale

Il Natale sta arrivando, manca davvero poco alla festa più amata dai bambini… e da qualche adulto. Quando dico Natale, intendo proprio la nascita di Gesù: Dio che si fa uomo, anzi: neonato, una creatura piccina piccina e indifesa al pari di me (39 anni fa), te e qualunque altro neonato. C’è una tradizione, particolarmente sentita in Italia, che ricorda questo lieto evento: il presepe.

Immagino che sappiate cos’è il presepe: carta colorata per fare i prati, le rocce, il cielo e stelle; muschio essiccato per la vegetazione, una montagna innevata, un torrentello, un paese in lontananza e la stella cometa; quindi ci sono i pastori con le pecorelle, i maiali e le galline, qualche viandante, un pescatore e, un po’ più lontano, i re magi sui loro cammelli. Al centro di tutto, la natività: Maria e Giuseppe con Gesù bambino in una stalla scaldata dal fiato del bue e dell’asinello.

Vi siete mai chiesti quale personaggio del presepe siete? Io mi sono sempre sentito un pastore: semplice, umile, stupito, adorante. Per trent’anni sono rimasto saldo in questa convinzione, non ho mai ambito a essere un re magio o Giuseppe – tanto meno Maria, figurarsi Gesù. Poi quest’anno mi sono guardato allo specchio e mi son detto: “no, tu non sei mica un pastore. Ti piacerebbe esserlo, ma non ci vai neanche vicino”. Maledetto specchio, diceva il vero.

Tolti i protagonisti, tolto il popolo, chi rimane? Gli angeli (subito scartati) e gli animali: questi sì che potrei interpretarli con pieno merito, a turno o anche contemporaneamente! Ma sarebbe una boutade e nemmeno delle più originali.

La sto tirando per le lunghe, ma la mia risposta è stata immediata: io sono la stalla. Una capanna come tante, né migliore né peggiore, che ospita un bue e un asinello. Il bue è forte, è mansueto, ma soprattutto è un toro castrato: metaforicamente, un uomo incompleto (non degli attributi, eh). Quanto all’asino, nessuno mi ha mai dato dell’asino a scuola, ma nella vita di asinate ne ho fatte parecchie.

Insomma, sono questa stalla qua, un po’ malandata ma non da buttar via. Ed è in questa stalla che Dio ha scelto di far nascere suo figlio. Pensate un po’ che bello! (E che responsabilità!) Passo le giornate da bue e, ogni tanto, da asino, poi un giorno ospito Maria e Giuseppe per nientepopodimeno che la nascita di Gesù! Che roba! Allora questa stalla che, come detto, nessuno avrebbe degnato di uno sguardo, diventa il centro del mondo: arrivano i pastori, arrivano i re magi e oltre duemila anni dopo ci sono ancora tante persone che guardano a cosa è successo in quella stalla e si fanno a loro volta stalla, per accogliere Gesù oggi. Poco importa se a una stalla manca la porta, a un’altra la paglia, in una ci piove dentro, oppure manca il bue: Gesù viene lo stesso e (tutto ri)nasce.

Io proprio non capisco dove sia il dramma di passare dalle stelle a una stalla.

Buon Natale a tutti!

5 Commenti

  1. Anna Chiara Magnanini

    Stupendo , credo anch’io di essere un muro questa stalla. Grazie!

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  2. Irene

    Sento il senso del Natale grazie alle tue parole come fossi ancora bambina, imbarazzata e timida per la recita di Natale del paesello. Momento magico, ma reso ancora più magico delle parole di chi, ti ha lasciato i valori e la sua penna con abilità. Grazie

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    • Martino Savorani

      Grazie a te Irene per le belle parole! E auguri di buon Natale alla tua famiglia.

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  3. Giordana

    Hai condiviso davvero una bellissima e profonda riflessione. Auguri di buona vigilia, in attesa tutti di accogliere Gesù

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