Ho da poco terminato la lettura di Se hai bisogno, chiama di Carver. Si tratta di 5 racconti inediti pubblicati postumi dalla sua ultima moglie, la poetessa Tess Gallagher.

Ho letto quasi tutti i libri di Carver e questo è quello che m’è piaciuto di più. Forse è un fatto di maturità (mia): per gli altri ero troppo giovane. Resta il fatto che Carver rappresenta tuttora un mistero per me.
Raymond Carver è considerato uno dei massimo narratori del Novecento e il maestro del racconto breve. E io mi chiedo perché. Me lo chiedo fin dal primo libro che ho letto.
Cioè… mi sono piaciuti, sì, sono scritti bene, ma… c’è un “ma” che non riesco a togliere. Le trame sono semplici, banali perché quotidiane, così reali da fare un baffo al verismo. I personaggi sono uomini di tutti i giorni, senza niente di particolare; hanno la loro vita privata, ma ognuno ha la propria vita privata. Eppure questa spudorata normalità cela qualcosa di inespresso. Lo sento, ne sono certo: c’è. C’è perché Carver ce l’ha voluto mettere.
Forse è la sproporzione tra gli esseri umani e il loro bisogno di felicità. Lo avverto nello spietato killer per caso, nel marito adultero sull’orlo del divorzio, nell’uomo in cerca di riscatto, nella mamma al capezzale del bambino in coma, nel padre che affronta un altro genitore per risolvere una lite tra i figli. Insomma, in tutti i personaggi di Carver c’è quest’assenza di felicità; un’assenza che a volte diventa speranza, altre (più frequenti) permane come mancanza o addirittura fallimento – terribile il finale dell’ultimo racconto che dà il titolo alla raccolta: Se hai bisogno, chiama.
Certo, a questo grigio scenario umano preferirò sempre il malinconico brio esistenziale di Buzzati, ma non sono qui per fare classifiche, solo per dire che Carver è uno scrittore (e una lettura) necessaria.
Ciao. Durante una ricerca in rete di un racconto di Carver, mi sono imbattuta nel tuo blog. Effettivamente la tua riflessione è giusta, anche se non so se sei ancora della stessa idea, a distanza di questi anni. La particolarità di Carver era proprio questa: raccontare la vita così com’è. Personalmente, credo sia stato un grande maestro in questo. Riuscendo a definire e delineare il tormento umano che tutti noi, chi più chi meno, o comunque in un momento della nostra vita, abbiamo provato.
Ciao Antonella, grazie per il tuo commento! Da allora credo di non aver letto altro di Carver (avevo già letto quasi tutto), ma di certo ho sfogliato varie volte il suo Mestiere di scrivere e ho riletto il racconto Cattedrale, che considero uno dei migliori. Prima o poi tornerò su Carver, riprendendo in mano la domanda, tuttora aperta, sulla sua grandezza (che comunque c’è, è innegabile). Colgo l’occasione per chiederti qual è il tuo libro o racconto preferito di Carver e, se vuoi, suggeriscimi un libro da leggere.