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Piero Scaruffi

Piero Scaruffi è un genio? Chi lo sa, io non lo conosco.

Laureato in Fisica Teorica, è scienziato - si occupa di intelligenza artificiale, scienza cognitiva e teorie formali della mente, poeta, viaggiatore - ha visitato oltre 120 Paesi, critico musicale - autore di enciclopedie della musica popolare, jazz, dance e rock - letterario e cinematografico.
Fra le altre cose, ha svolto ricerca e/o insegnato ad Harvard, Stanford e Berkeley ed è stato direttore del Centro di Intelligenza Artificiale dell'Olivetti, a Cupertino, California.
È stato un pioniere di internet: nel 1985 distribuiva una rivista elettronica via email, nell'86 creava un database scaricabile via ftp e nel '95 lo trasformava nel suo sito www.scaruffi.com, sul quale ha rilasciato un'intervista al New York Time che è stata titolata "The Greatest Web Site of All Time".

Piero Scaruffi non ha 600 anni: è nato a Trivero, Biella, nel 1955. E di sicuro è quello che più ha influenzato i miei gusti musicali.

The History of Rock Music

Devo dire un grazie gigante a lui e al suo sito, dove ha pubblicato per intero l’enciclopedia della musica rock (oltre a miliardi di altre cose). Basta scrivere su Google il nome di un artista seguito da “scaruffi” (ad esempio: Metallica scaruffi) e potrete accedere alla critica completa di quella band o cantante.

In questa maniera ho scoperto decine e decine di gruppi, come The Cramps, Built to Spill, Liz Phair, The Holy Modal Rounders, Rocket From The Crypt, Green on Red, Catherine Wheel… ed è diventato un vero e proprio punto di riferimento per scegliere cosa ascoltare e cosa rimandare a domani.

Un esempio? Potrebbe capitarvi di partecipare a un festival rock per ascoltare, che so, gli Oasis. Subito prima (o dopo) suona un tizio – poniamo Ryan Adams – di cui ignorate l’esistenza. E vi piace un casino. Tornate a casa e andate in un negozio di dischi per comprare un cd di Ryan Adams. Peccato che il signor Adams in 8 anni (2000-2008) abbia inciso 10 album, peraltro molto diversi l’uno dall’altro. Cosa fate? Acquistate l’ultimo, Cardinology, per scoprire che è orrendo? Oppure cercate su internet “Ryan Adams Scaruffi”: potrete andare dritti su Heartbreaker, Gold e Cold roses, i migliori che ha fatto.

Ok, Piero non è stato troppo clemente col signor Adams, ma a voi che ve ne importa? Quel che conta è che non buttiate 15-20€ in Easy Tiger (soporifero) o in Demolition (una raccolta di b-sides).

Quello che colpisce dell’enciclopedia di Scaruffi – oltre alla vastità dell’opera e alla sua gratuità – è che non si tratta di semplici recensioni, ma di analisi approfondite, taglienti, con giudizi netti e motivati. Sono ormai celebri la stroncatura dei Beatles e il plauso agli Aqua (Let it be piglia 4 mentre Aquarium si fregia di un bel 7), ma leggetevi anche le recensioni commoventi di Bruce Springsteen e del mio preferito in assoluto: Lou Reed.

A volte, poi, fa anche sorridere. Prendiamo l’incipit di Elvis Presley: “Elvis Presley, “the king”, fu la prima grande truffa del rock and roll, e il modello per tutte quelle che sarebbero seguite”; o l’inquadramento artistico di David Bowie: “dire che Bowie è un musicista è come dire che Nerone era un suonatore di lira (fatto tecnicamente vero, ma fuorviante)”. Se poi volete ruzzolare giù dalla sedia, andate a leggervi la recensione di Elvis Costello: in una parola, esilarante. Specie nel finale quando parla di All This Useless Beauty (“composto da ballate pianistiche che fanno rimpiangere il peggior Elton John”) di Painted From Memory (“al cospetto di Costello, persino quel pover uomo di Bacharach sembra un gigante della musica moderna”) e di Costello & Nieve (“Costello costringe poi i critici all’umiliante ascolto di un atroce cofanetto di cinque dischi dal vivo”).

Insomma, non è scontato che esista uno così. Scopritelo sul suo sito www.scaruffi.com.

163 Commenti

  1. ron70

    Piero Scaruffi non è un genio,è il più grande bluff della storia del giornalismo ( non solo musicale ).Al di là dell’impossibilità di aver ascoltato realmente quello che afferma di aver ascoltato ( dovrebbe avere veramente 600 anni )il suo sito è puro terrorismo d’informazione.Considerare i Beatles,Elvis,Bowie e Prince i nomi più sopravvalutati e osannare Neu,Faust,Red Crayola,Schulze,Popol vuh o Royal trux(la cui musica è formata quasi esclusivamente di sperimentalismi casuali fini a se stessi ) come massimi geni della musica è solo snobismo spinto a oltranza.Inoltre le sue schede sono piene di errori oggettivi e spudorate menzogne che vanificano qualsiasi discussione critica.

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    • Jacopo

      Scaruffi è un attention-seeker snob e megalomane, ma non ha tutti i torti. Se tralasciamo le sue leziosita’, i suoi gusti eccentrici (come la sua predilezione per quello sbilenco, disastroso caso umano di Captain Beefheart) e le sue boutade chiaramente volte ad attirare l’attenzione, come l’affermazione che i Beach Boys e i Mamas & Papas hanno scritto melodie più memorabili dei Beatles, il che equivale forse a dire che Ariel Ortega e Juan Riquelme sono stati più grandi di Maradona (non lo fa nemmeno per soldi… deve avere qualche problema di autostima…), il suo sito, anche se non è “il miglior sito al mondo” (men che meno dopo la nascita di wikipedia) come dichiarato altisonantemente dal New York Times, può risultare un buono spunto per conoscere nuovi artisti.

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    • Andrea Liuzza

      AHAHAHAAHAH “fine a se stessi”…. i giudizi di Scaruffi su certi big della musica sono senz’altro discutibili, ma Scaruffi almeno di musica se ne intende. Tu evidentemente no

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      • unoacaso

        ma vien via se dà 7/10 a Sgt. Pepper’s è evidente che non se ne intende. Sgt. Pepper’s è una leggenda della musica

      • Martino Savorani

        Su Sgt. Pepper’s penso sia possibile comunque discuterne. Viene considerato una pietra miliare della musica, ma io, riascoltandolo oggi alla luce degli album che uscivano in quel periodo (mi riferisco a VU, Pink Floyd, Rolling Stones, senza tirare in ballo roba più di nicchia), faccio davvero fatica a capire perché.
        L’album contiene alcune canzoni enormi, ma la scaletta è anche piena di riempitivi: Getting better, Fixing a hole, Lovely Rita, Good morning good morning, solo per citare quelli che mi ricordo.

  2. Martino Savorani

    ron70, sono in molti a pensarla come te. Alcune sue scelte sono clamorosamente impopolari, inoltre è effettivamente impossibile che abbia ascoltato tutti quei cd. Ma io non sono qui a difenderlo o a giudicarlo, solo tengo a sottolineare quanto la sua storia del rock sia utile per ampliare gli orizzonti musicali e inserire nuovi elementi di giudizio.

    Quel che dice a proposito di molti artisti lo sottoscriverei seduta stante; il fatto che molti di essi non siano sulle prime pagine delle riviste specializzate qualche dubbio me lo fa venire.

    In ogni caso, Scaruffi ha avuto il coraggio di dire che parte della produzione di mostri sacri quali Beatles, Dylan, Pink Floyd e Bowie non è nient’altro che spazzatura. Per affermare ciò basta un pizzico d’onestà (e nessuna mazzetta dalle case discografiche).

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    • Domenico lazzaro

      Si vede che lei di musica non capisce nulla

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  3. ron70

    Il discorso dell’onestà di Scaruffi mi ha sempre fatto sorridere.Sono sempre esistiti critici indipendenti dalle case discografiche.Negli anni 80 quando furoreggiavano i duran duran e gli europe e bastava metterli in copertina per vendere riviste il Mucchio selvaggio non ha mai fatto articoli su di loro,anzi li ha sempre denigrati.Critici come Eddy Cilia,Riccardo Bertoncelli o Max Stefani non hanno MAI parlato bene di complessi che non apprezzano ( Bertoncelli ha sempre parlato male di Bowie perchè gli stà antipatico e lo ha sempre ammesso ).Le sue stroncature dei Beatles e di Bowie sono solo snobismo all’ultimo stadio ed è dimostrato dalle tante falsità che sono riportate come dati di fatto.Per es. afferma che i Beatles sono ascoltati solo dalle ragazzine isteriche mentre sono una presenza stabile nelle enciclopedie di musica classica !!!!!!Ovviamente non apprezzo tutto quello che hanno fatto quei nomi(anche nel repertorio di Beethoven o di Chopin ci sono opere minori che oggi non vengono eseguite figuriamoci se è credibile affermare che musicisti rock hanno fatto solo cose valide)ma ridimensionarli in favore di roba oggettivamente inascoltabile come Infinity Inc. dei Royal trux(solo per fare un esempio ma il 90% dei suoi dischi preferiti sono solo sperimentalismi impprovvisati in modo casuale)è solo snobismo.Lui ritiene che i rumorismi contino più della melodia,se così fosse i suoi gruppi sarebbero superiori a Mozart o Verdi la cui musica si basa esclusivamente sulla melodia.

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    • vitriol

      La penso come te, ma da quando in qua Mozart si basa “esclusivamente sulla melodia”? È la stessa banalità in cui incappa proprio Scaruffi quando cita come “composizioni di pura melodia” il Concerto n. 22 e (peggio ancora!) la Nona di Beethoven. Da segnalare anche la gaffe di dichiarare che li “consider[a] grandi capolavori”. Lui.

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      • Ron 70

        Avevo affermato di non intervenire più ma ho letto solo adesso il commento di Vitriol .La musica di Mozart si basa sulla melodia dalla prima all’ultima composizione della sua carriera, scusa ma è un dato di fatto.La nona di Beethoven si basa anche e forse soprattutto sul ritmo ma la melodia è presente in tutti e 4 i movimenti.D’accordo sul tuo commento finale, com’è possibile che qualcuno crede che Scaruffi sia un critico di musica classica ? Al di là del fatto che bisognerebbe studiare per anni in un conservatorio per raggiungere quella qualifica leggendo le sue schede è palese che Scaruffi ha la preparazione musicale di un ragazzino di non oltre 16 anni e non va oltre quei 2/3 adolescenziali stereotipi rock. Si rende semplicemente ridicolo nel dare giudizi sui concerti per piano di Mozart o sulle sinfonie di Beethoven come se ne fosse un esperto.

  4. Martino Savorani

    Non dico che non ci siano critici validi e ammetto che ne possano esistere di migliori, ma questo articolo non è una celebrazione dello Scaruffi critico musicale. Questo è un punto fondamentale, bisogna che sia chiaro.

    Io parlo di Scaruffi perché il suo sito è (1) una risorsa gratuita (2) bilingue (3) molto più completa di qualsiasi rivista musicale (4) grazie alla quale è possibile scoprire gruppi ignorati o riscoprire band dimenticate.

    Poi si può non essere d’accordo con il suo modo di fare critica musicale (copia? non ascolta i cd?) o con i suoi giudizi (volutamente impopolari? errati?), ma che male fa? Scaruffi scrive sul suo sito personale, vende libri, tiene conferenze. Lo vedo più come una bella opportunità che come un opinionista da affossare.

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  5. ron70

    Che male fa?Semplicemente rovina (musicalmente parlando) intere legioni di internauti che, essendo giovanissimi e quindi sprovveduti,prendono per buone le tante falsità che ci sono in tante schede(bada che non parlo di opinioni personali che non condivido ma di informazioni oggettivamente sbagliate).Siamo in democrazia e ognuno può pensarla a modo suo ma non mi sorprende se tanti la pensano come me riguardo Scaruffi.Comunque anch’io consulto spesso il suo sito e qualcosa riesco anche a condividere ma le incredibili castronerie che scrive nel 90% dei casi mi costringono ad accodarmi al coro di detrattori.Sei ovviamente libero di pensarla diversamente,ci mancherebbe!

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  6. Matteo

    Guarda, personalmente amo dal più profondo del cuore la musica dei Red Crayola, dei Popol Vuh e di molti altri di quei gruppi che definisci “oggettivamente inascoltabili”. E’ ridicolo definirli sperimentalismi fini a sé stessi, e con tutto il rispetto indica solo che non hai capito ciò che vogliono esprimere. Che poi… i Popol Vuh? Ma l’hai ascoltato Hosianna Mantra almeno? E’ l’album più paradisiaco e sublime che si possa immaginare, cosa avrebbe in comune con i Royal Trux?

    Il problema di Scaruffi non sta tanto nelle sue scelte musicali, ma sul modo in cui le propone, che spesso lo fa sembrare un critico altamente snob ed egocentrico. Anche io un tempo la pensavo come te, ma poi ho voluto dare una vera chance ad alcuni dei “suoi” album e me ne sono innamorato. Non si tratta di album che puoi apprezzare al primo ascolto, perché propongono tipi di bellezza completamente diversi da ciò a cui sei abituato, ma è proprio questo a renderli così interessanti. Se pensi siano scelti a caso in base alla loro stranezza, perché credi siano quasi tutti pietre miliari di OndaRock? Perché credi Trout Mask Replica sia l’album preferito di Matt Groening e migliaia di altri appassionati? (vedi http://www.youtube.com/watch?v=SF_N7cobuuU a 0:55).

    E se ti fossi mai chiesto perché non da mai un 10 ad alcun album rock, è perché li confronta ai capolavori della musica classica. La sua opera musicale preferita in generale è la Nona Sinfonia di Beethoven, e ama anche Mozart, Bach e tutti gli altri classici. Con questo voglio dire che non è che Scaruffi abbia un fetish per il rumorismo o odi la melodia. Semplicemente tratta la musica come un’arte, e non come merce di massa, ed è questo che lo differenzia dalla maggiorparte degli altri critici.

    Su Beatles e altri sono d’accordo abbia esagerato; sebbene fossero rimasti ancorati alla canzone pop e commerciabile (che è diverso da commerciale), hanno saputo innovarla più di ogni altri, in particolare in direzione psichedelica. Probabilmente Scaruffi voleva solo… bilanciare le varie critiche troppo positive con una troppo negativa, cosa che comunque non condivido. In ogni caso per quanto rispetti i Beatles credo ci sia un abisso tra loro e Beethoven, o tra loro e i King Crimson se si vuole rimanere in ambito rock.

    Spero davvero di non sembrare “snob” o cose simili, perché non è assolutamente mia intenzione. Odio anzi intervenire in questo modo, ma mi sono sentito in dovere leggendo questi commenti. Voglio solo far capire che dietro quegli album c’è molto più di quanto potrebbe sembrare, e che c’è un folto gruppo di persone che li ama sinceramente.

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    • Giovanni Natoli

      Ciao; scusami ma c’è un errore di fondo nel paragone di Scaruffi rock/musica classica. Ed è il paragone stesso. Perchè non mettere un 10 a un album rock perchè lo si paragona alla classica? Son due linguaggi diversissimi. Mi sembra assurdo. Io lo consulto e molte volte, oltre a fornire nomi di band che son completamente ignote ma spesso interessanti, trovo che sui Beatles in molte cose le azzecchi. Teniamo conto che non nega la loro capacità di scrivere canzoni ma fa una comparazione con altri artisti contemporanei e sinceramente i Beatles sono degli eterni “secondi”

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      • Ron 70

        Avevo detto che mi sarei allontanato dalla discussione ma dopo aver letto l’intervento di Giovanni Natoli vorrei far capire il perchè Scaruffi raccoglie consensi presso i neofiti chiaramente impreparati in campo musicale. Riguardo l’assurdità degli eterni secondi dovrebbe essere noto a chi ha un minimo di competenza sugli elementi della musica di ogni epoca che TUTTI i musicisti della storia ( inclusi i più grandi della Classica dei secoli andati) per fare la loro musica traggono ispirazione dalla musica di chi li ha preceduti,nessuno inventa niente dal nulla! Gruppi come Pink floyd,Velvet underground , Doors , Cream( o qualunque altro) hanno rielaborato la musica e gli schemi di chi li ha preceduti. Tutti vengono per secondi,terzi o centesimi. Ad ogni modo ho riletto dopo anni i vari interventi su questa pagina e nessuno ha risposto al punto che ho sollevato: Scaruffi sostiene che si fa un disservizio al rock se si afferma ad un critico di musica classica che i Beatles fanno grande musica quando da decenni i Beatles sono apprezzati da critici di musica classica anche con accostamenti tra canzoni dei Beatles e composizioni di musica classica del ‘700 e ‘800. In decine di risposte al mio intervento nessuno ha risposto al tema che ho introdotto nella discussione,nessuno sembra essere interessato a verificare le informazione riportate da Scaruffi nella scheda sui Beatles… ed è sconcertante!

      • Martino Savorani

        Caro Ron, non so rispondere al tuo quesito in maniera autorevole. Posso solo dire che un mio amico, affermato pianista di musica classica, è un grande fan dei Coldplay: questo fatto, ai miei occhi, lo rende totalmente incompetente sulla musica leggera

      • Ron70

        Ho letto solo adesso la risposta a quasi un anno.Non so chi sia il tuo amico fan dei Coldplay ma i critici di cui parlavo sono grandi esperti di musica leggera, alcuni di loro da tempo si battono per dimostrare la superiorità della parte migliore della musica pop rispetto a tanta musica classica.

  7. ron70

    La musica classica è la musica che ho ascoltato di più( ho anche una radio su internet che trasmette musica dal ‘500 al ‘900 ).Il confronto tra Beethoven e i Beatles (o qualunque altro gruppo rock)non ha senso.Proprio perchè conosco la classica ,essendo abituato ad analizzare la struttura musicale del brano che ascolto,ritengo che la maggior parte dei dischi che secondo Scaruffi sarebbero i massimi capolavori del rock mancano di melodia ( che è la cosa su cui si basa l’opera omnia di Beethoven,Mozart e tutti gli altri grandi compositori di musica classica),mancano di una struttura musicale,sono il risultato di un esperimento che non necessita talento.Hosianna mantra mi sembra un buon disco( un pò monotono ma suggestivo)ma è l’unico disco dei Popol vuh che riesco ad ascoltare per intero.Trout Mask Replica l’ho imparato a memoria ma è un guazzabuglio di suoni senza una logica.Non mi sorprende se piace a tanti:lo snobismo regna incontrastato e molte persone,anche intelligenti,pensano di essere superiori alla massa se ascoltano roba inascoltabile.Se ti piacciono sei ovviamente libero di apprezzarli ma vorrei sentire da qualche fan le motivazione sul perchè li apprezzano.La cosa che più di tutto mi ha irritato di Scaruffi sono le menzogne che ha scritto sui Beatles per screditarli,tipo affermare che se un critico di musica classica li ascoltasse riderebbe delle loro canzoni quando sono l’UNICO gruppo rock ad essere presente con largo spazio nelle enciclopedie di musica classica,osannati proprio per le loro doti melodiche.Un conto sono le opinioni personali,un conto sono i dati di fatto.

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    • blueberry

      Mi spiace se arrivo tardissimo.. ma sono capitato qui per caso e non riesco a trattenermi. Perché a me, fan di pere ubu e Capitan cuordibue, piace sta roba zozza? Semplice: perché è rock!! Fonde due cose per me eccezionali (perché spesso ascolto un gruppo in quanto viscerale, istintivo, ed altri perché un po’ troppo “ragionati” e impegnati) il primitivismo e l’impegno intellettuale. Con una semplicità unica. Quindi il risultato è che ballo sfrenandomi sul rock e contemporaneamente godo nel pensare ai quadri che hanno dipinto e alle storie che raccontano con i loro suoni. Lo fanno fottendosene della gloria. Lo fanno perché è così. E già solo questo, per me, li posiziona esattamente ai primi posti di quello che cagano in testa ad obla di obla da.

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  8. Matteo

    Probabilmente il motivo della discrepanza è proprio il tuo background strettamente classico. La musica è l’arte del suono, non l’arte delle note suonate da strumenti tradizionali, o nemmeno l’arte della melodia. Ogni tipo di suono può far parte di una composizione musicale, a patto che il risultato sia atto ad esprimere un qualche tipo di bellezza.

    Le strutture di note melodiche sono uno dei modi maestri di esprimere bellezza, e Beethoven, Mozart, Bach, Dvorak, Brahms,… sono i maestri di questo tipo di arte del suono.
    Limitarsi solo alla melodia finisce però per essere riduttivo, e sono stati proprio i compositori classici ad accorgersene, a partire da Satie, Schoenberg e Stravinsky. Loro iniziarono a proporre nuovi modi di comporre musica, che esprimevano una nuova bellezza. Il vero passo in avanti fu però fatto da Edgard Varése e John Cage tra gli anni ’20 e gli anni ’50, che mostrarono che non era nemmeno necessario usare note per comporre musica: ogni suono poteva essere usato, se esprimeva qualcosa. A partire da Cage la musica conobbe un’infinità di nuovi tipi di espressione, tra cui la classica-elettronica di Stockhausen, il minimalismo di LaMonte Young e Terry Riley, la musica atmosferica di Gyorgi Ligeti e così via.

    Tutto questo excursus per dire che la musica è molto più che semplice melodia, un po’ come l’arte visuale è molto più che una semplice rappresentazione della realtà. Gli stessi Beatles hanno preso ispirazione da Cage e Stockhausen, non a caso Stockhausen stesso è tra i personaggi che compaiono nella copertina di “Sgt. Pepper” xD. Una canzone come “Tomorrow Never Knows” mica si basa solo sulla melodia no? Si basa in grossissima parte sull’atmosfera generata dal tipo di suoni utilizzati, e le note finiscono anzi in secondo piano.

    Venendo a noi: quegli album che giudichi inascoltabili cercano di esprimere un tipo di bellezza diverso da quello melodico. Infatti non era mai stata intenzione di tali artisti proporre melodie, loro volevano proporre nuovi tipi di bellezza musicale, ed è proprio per questo che sono degni di nota. Se vuoi mi metto ad esplicitarli uno a uno, ma è ovviamente un lavoraccio, per cui mi concentro brevemente sul più complicato di tutti, Trout Mask Replica.

    Prima osservazione da fare per capirlo: tutto ciò che ascolti nell’album è perfettamente intenzionale e programmato. Beefheart fece vari mesi di prove estenuanti con la sua “Magic Band”, per insegnarle a suonare quella musica esattamente in quel modo, e per far calare la band nell’atmosfera dell’album. Bisogna allora capire perché Beefheart organizzò la sua musica proprio in quel modo, cosa voleva esprimere? La musica di Trout Mask distrugge in pratica ogni possibile regola formale che era stata imposta nella musica rock, ma a partire dai brandelli ricostruisce tanti quadretti che espongono nuovi tipi di rock, estremamente surreali ed evocativi. Non serve essere intellettualoidi o critici per apprezzarli, si tratta soltanto di lasciarsi “trasportare” dallo stranissimo sound creato in questo modo, dimenticandosi delle tipiche costruzioni a cui si era abituati. Prova ad esempio Bills Corpse, che è una delle mie preferite. Certo, alcune canzoni sono semplicemente fatte della sua voce che canta in modo ridicolo testi altrettanto ridicoli, ma hanno anch’esse un senso all’interno dell’album, in quanto contribuiscono a rendere più surreale l’atmosfera.

    Chiudo qui che sennò scrivo un libro, ma ci tengo a ribadire che il mio apprezzamento per questo e altri album è più che sincero, e così è per gran parte dei suoi fan. In fondo l’unico motivo per cui sono sceso “in campo” è proprio per difendere la musica, non ho alcun interesse in una mia ipotetica auto-esaltazione snob e sono anzi con te nell’odiare quel tipo di persone, Scaruffi compreso in alcuni casi.

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  9. ron70

    I tuoi ragionamenti sono logici e lineari anche se ne condivido solo una minima parte.Ovviamente il mio intervento iniziale era sommario.Non tutto quello che appartiene alla cosidetta avanguardia considero inascoltabile.Dischi interessanti ce ne sono ( non si può stroncare in toto un genere musicale )ma mi sembra ridicolo scegliere i capolavori del rock ESCLUSIVAMENTE in quel settore:è come se un critico di musica classica considerasse capolavori solo roba appartenente al minimalismo,all’atonalità o alla dodecafonia considerando banale il repertorio di Schuman,Schubert,Mendelsshon o Chopin perchè più orecchiabile.Sei ovviamente libero di apprezzare quello che vuoi,io intendevo giudicare Scaruffi per quello che é.

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  10. Matteo

    Chiaro che tra il comprendere il senso della musica “d’avanguardia” e l’iniziare effettivamente ad apprezzarla ce ne passa. Metto le virgolette perché in fondo tutta la musica, o anzi tutta l’arte degna di questo nome dovrebbe cercare di estendere i tipi di bellezza conosciuti e apportarne di nuovi, ma si tende ad affibiare il termine “avanguardia” solo alle opere difficili da comprendere al pubblico medio. Edgard Varése non a caso diceva: “Un artista non è mai all’avanguardia rispetto al proprio tempo, è semmai il pubblico ad esserne indietro.”

    Commento brevemente sul resto per concludere:
    Scaruffi (giustamente per quanto mi riguarda) vede la musica rock come parte della Storia della musica in generale, e da questo punto di vista sorge una grossa differenza tra la gran parte degli album rock “standard” e le opere della classica e del jazz: laddove queste ultime sono esclusivamente volte ad esprimere bellezza pura, come ogni forma d’arte dovrebbe fare, gran parte delle canzoni rock cerca anche (se non solo) di esaltare il pubblico con un’immagine graffiante e testi in cui immedesimarsi. Anche trascurando questo, gli album rock che propongono semplicemente bellezza melodica non sono in grado di raggiungere il livello delle opere classiche, in particolare per i pochi strumenti in gioco, la presenza costante di un singer e la necessaria orecchiabilità. Per questi motivi un album rock per essere artisticamente rilevante (a livello di storia della musica) deve riuscire a trascendere i dettami del rock tradizionale e diventare quindi “d’avanguardia”. Che poi non significa che debba diventare di difficile ascolto, e anzi artisti “semplici” come Doors, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Nick Cave, Van Morrison, Built to spill,… hanno tutti voti altissimi sul sito di Scaruffi. Lui magari ne sottovaluta alcuni come Beatles e David Bowie, ma quello è un altro discorso.
    Ciò che criticherei di lui è semmai il suo modo striminzito e spesso “snob” di esporre i suoi pareri. Il suo libro sulla storia del rock in particolare non è altro che un copia-incolla delle schede sul suo sito, organizzate per generi e con una breve introduzione per ciascuno. E con questo chiudo, sì >.<

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  11. ron70

    Anche la classica e il jazz ( che non riesco a mettere nella stessa categoria )erano generi fatti per esaltare il pubblico.Mozart,Beethoven,Haydn,Verdi etc.componevano per esaltare il pubblico dei concerti e tante delle loro opere sono orecchiabilissime ( non le cito perchè sono troppe ).Ogni genere ha le sue regole:quando il rock ha tentato di essere colto si è rotto l’osso del collo a parte qualche rara eccezione(Frank Zappa e King crimson in testa ma non molti altri).Inoltre devi considerare che tanta musica colta moderna è derisa e sbeffeggiata da tanti critici di musica classica.Il critico e compositore italiano Luca Francesconi ha addirittura affermato che i Beatles sono gli ultimi grandi inventori delle note musicali e che nessun compositore moderno ha fatto di meglio.La parte migliore della musica classica è indiscutibilmente la miglior musica mai prodotta ma tanta musica classica è oggi dimenticata e non vale la parte migliore della musica popolare.Comunque dischi come quelli dei vari Faust,Neu etc.in nessuno modo sono paragonabili alla classica.Dietro una sinfonia o una sonata c’è un lavoro e una preparazione che non esiste in dischi sperimentali dove manca totalmente una base musicale,anche se sei ovviamente libero di apprezzarli.

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  12. Martino Savorani

    Be’, innanzitutto vi ringrazio per il dibattito. Probabilmente siete molto più ferrati di me sull’argomento.

    Quando si discute di musica è difficile trovarsi d’accordo su tutta la linea. Il problema è anche culturale ed economico: il 99% dello spazio mediatico è riservato alla musica per le masse. Questo limita fortemente l’approccio a sonorità diverse dallo standard.
    Poi ci sono tutti quei gruppi e cantanti che, perché indipendenti, vengono presentati come veri musicisti quando magari sono solo stati scartati (spesso a ragione) dalle major.

    Scaruffi – lo sapete meglio di me – va oltre questi problemi: è una finestra sul mondo economicamente e mediaticamente sommerso, e lo fa senza dimenticare Mariah Carey e Duran Duran.

    Se la sua enciclopedia contiene errori, nessuno ci impedisce di segnalarglieli.
    Personalmente ho tradotto alcuni brani dall’inglese all’italiano: un piccolo aiuto in segno di ringraziamento per ciò che lui mette a disposizione senza chiedere nulla in cambio.

    Rispondi
  13. Matteo

    @ron70: Complessivamente la classica e’ su un altro livello, sono d’accordo, ma comunque anche il jazz ha i suoi capolavori, uno su tutti The Black Saint and the Sinner Lady di Charles Mingus.
    E… per quanto sia vero che anche i compositori classici si rivolgessero direttamente al pubblico con le loro opere, non c’era quel culto dell’immagine che caratterizza la musica rock (in senso lato) a partire da Elvis. Da questo punto di vista non c’e’ molta differenza tra un metallaro, un fan di Lady Gaga e qualcuno che ascolta musica solo per apprezzare la tecnica strumentale di gente come Steve Vai: in tutti i casi non sta ascoltando musica per la bellezza che essa esprime, ma piuttosto per l’immagine che quella musica rappresenta. Nel caso dei Beatles questo aspetto convive con un’effettiva ricercatezza musicale, ma si tratta di casi relativamente rari. Quanto al commento di Francesconi mi pare palesemente un’esagerazione, e soffre dello stesso problema che denunciavo prima: il fatto che molti critici di classica sono legati al concetto di musica come insieme di note organizzate con regole tradizionali, che trovo parecchio riduttivo, se non irrazionale. E questo mi ricollega al paragone con Faust, Neu e simili: le regole sono utili nel momento in cui servono ad esprimere qualcosa di rilevante, ma non e’ certo la quantita’ di lavoro che sta dietro un’opera a renderla un capolavoro. La genialita’ di un’artista sta piu’ nella concezione delle idee alla base di un’opera, che nella sua effettiva costruzione. Facendo un paragone con l’arte visuale, sarebbe come dire che l’impressionismo non sara’ mai al livello dell’arte tradizionale perche’ disegnare un quadro impressionista e’ tecnicamente molto piu’ facile. Cio’ che conta e’ solo la bellezza che l’opera esprime.

    @Martino: Figurati 😉

    La visibilita’ della musica, ma anche dell’arte e della cultura in generale, e’ un grosso problema della societa’ attuale, in cui l’informazione e’ soggetta alle leggi di mercato. Credo pero’ che internet stia avendo un effetto positivissimo in questo senso, grazie alla sua liberta’ e indipendenza assolute. Scaruffi, nonostante i suoi difetti, lo stimo proprio per il suo diffondere musica che altrimenti non avrebbe trovato spazio altrove, ed e’ tuttora il critico che seguo maggiormente.

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  14. ron70

    Uno dei tanti effetti negativi che Scaruffi ha avuto verso le nuove generazioni è stato il convincerle che la popolarità di massa è necessariamente indice di scarsa qualità.Beethoven fu il più famoso musicista dei primi dell’800,Mozart fu una star sin da bambino,Paganini e Listz attirarono ai loro concerti folle immense,Verdi fu il personaggio(non solo musicale)più famoso in Italia nel corso dell’800 e potrei continuare per ore.Ascolto da circa 20 anni le canzoni di Elvis,Beatles,Bowie e Prince senza essermi mai stancato e il fatto che furono delle star non vedo in che modo sminuisca la validità dei loro dischi.Di star che hanno raggiunto il successo commerciale ce ne sono state migliaia, i pochi nomi dotati di talento(poche decine)non mi sembra il caso di ridimensionarli solo per snobismo.Vogliamo considerare gli esordi dei Red crayola o dei neu o dei Faust superiori a opere popolarissime come la Traviata o quinta di Beethoven solo perchè meno orecchiabili?Spero di no!”L’immagine che rappresenta”?Scusa ma non capisco.Se apprezzo una canzone è solo perchè mi piace.Scaruffi vi ha convinti che i miti sono costruiti a tavolino ma questo non spiega il perchè alcuni nomi restano miti a decenni di distanza mentre tanti altri che arrivano al successo con le medesime modalità(apparizioni televisive,pubblicità,passaggi radiofonici,videoclip,scandali)vengono invece dimenticati pochi anni dopo il loro(effimero)successo.Ripeto:ognuno è libero di scegliersi le fonti che prediligie ma la considerazione che molti hanno per Scaruffi mi lascia inorridito.Per fortuna ha anche tantissimi detrattori.

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  15. Martino Savorani

    Scusa ron70, ma manchi sempre il punto decisivo. Scaruffi non è la Bibbia, come c’è lui esistono MTV, Rumore, Rockstar, Rolling Stone, Top of the pops… C’è chi apprezza una cosa, chi un’altra. Ognuno tiene una linea. Qual è la differenza? Che Scaruffi è un uomo (uno solo) e ci mette la faccia in tutto e per tutto.

    Perché tanto accanimento verso di lui? Non è un sobillatore delle folle, non dice “bruciate i Beatles”, non ci costringe ad ascoltare Red Crayola. Consiglia, dà opinioni, racconta fatti (che potrebbero non essere veri: fagli causa o mandagli una mail con le correzioni).

    Sul perché alcuni diventano mito e altri no, è semplice: un mito si basa su una serie di qualità distintive. La musica (bravura, originalità, innovazione…), la visibilità sui mass media (scandali, pubblicità, tv… come hai detto bene tu) e anche capacità di cavalcare e legarsi (o slegarsi!) a un momento storico. Ci sono moltissimi altri fattori, ma quel che volevo dire è che i Beatles sono dei miti, d’accordo, ma magari il loro merito è legato alla musica per un 20%. Mentre, che so, i Velvet Underground devono lo status di miti al fattore musicale per un 60%.

    Questo non vuol dire che i Beatles facevano musica mediocre o peggiore dei VU.

    Se Scaruffi ha sbagliato… ha sbagliato. Senza star qui a tifargli contro. Tanto, voglio dire: i Beatles hanno già la fama che meritano. I Dream Syndicate no.

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    • Ade

      Normalmente, chi e’ appassionato di Psichedelia sixties (come me) conosce benissimo sia i Beatles sia Velvet Underground, e non certo per questioni di marketing. Una cosa su cui molti critici sorvolano e’ che in realta’ i Beatles erano piu’ psichedelici dei Velvet Underground. Non a caso il gruppo musicalmente piu’ simile ai Beatles del’67 erano i Pink Floyd di Barrett (mentre i Mirage sono quelli che ricordano maggiormente i Beatles del’66, ma all’epoca molti dei loro pezzi migliori rimasero inediti). La grandezza dei Beatles (e dei Velvet) e’ comunque ascrivibile a meriti esclusivamente musicali. Detto cio’, tanti altri gruppi dell’epoca fantastici (citati in gran parte nel bellissimo libro “All’ombra di Sgt Peppers” di Federico Ferrari e negli ottime enciclopedie dedicate alla Psichedelia di Rizzi/Sorge) avrebbero meritato riconoscimenti infinitamente maggiori.

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      • Ade

        Infinitamente maggiori rispetto a quelli che hanno avuto, non rispetto ai Beatles e ai Velvet naturalmente.

  16. Matteo

    @ron70: Quando mai ho detto che popolarità = mediocrità? O quando mai l’ha detto Scaruffi? Ho anzi esplicitamente fatto notare che Scaruffi valuta benissimo artisti estremamente famosi come i Doors, Springsteen, i Pink Floyd e naturalmente i compositori classici. Ho anche detto che io stesso stimo molto i Beatles e David Bowie =/
    La cultura nata recentemente che scarta in partenza gli artisti “mainstream” si chiama “hipster”, e con Scaruffi non ha proprio nulla a che fare, te l’assicuro.
    Ho poi scritto messaggi chilometrici per spiegare che nè Scaruffi nè alcuna persona di buon senso penserebbe che un’opera sia superiore ad un’altra solo perché “avant-garde”, ma onestamente mi passa la voglia se mi si risponde come se non ne avessi mai parlato.

    Quando parlo di culto dell’immagine non parlo del tuo modo di fruire la musica, ma di quello della massa, degli ascoltatori occasionali. Pensa a Justin Bieber ai giorni nostri, credi abbia così tanto successo per un ipotetico talento? Le ragazzine ne vanno matte perché dietro la musica vedono la sua immagine e pensano “che carino!”. Anche con Elvis e Beatles c’era un fenomeno simile, ma la differenza è che lì c’era ANCHE un effettivo talento dietro, ed erano dunque apprezzati anche da persone interessate puramente alla musica come noi.

    “Scaruffi vi ha convinti…” Scusami ma qui mi sento un po’ preso in giro. Siamo qui per allargare la nostra conoscenza tramite una discussione costruttiva o per mostrare la “superiorità” del proprio punto di vista forzando le frasi degli interlocutori nel proprio modello dopo averle opportunamente storpiate? Io non ho mai neanche lontanamente paragonato i Beatles a fenomeni puramente mediatici come ad esempio il già citato Justin Bieber. Ho solo spiegato perché spesso i musicisti pop/rock non arrivano alla popolarità solo per meriti artistici, a differenza che nella musica classica.

    Quanto alla tua ultima frase, capisco se non sopporti chi segue alla lettera Scaruffi per sentirsi una persona “dai gusti superiori”, ma credo di averti dato motivi abbondanti e razionali per mostrare che il problema sta nella mentalità di certa gente e non negli album che Scaruffi propone. Se qualcosa non ti convince e ti interessa capirlo o farmi capire il tuo punto di vista sono lieto di continuare, ma se devo ripetermi avrei anche modi migliori di usare il mio tempo, con tutto il rispetto.

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  17. ron70

    Con “vi ha convinti”non mi riferivo a voi 2 ma agli internauti in generale,rileggendo il mio ultimo intervento è chiaro che mi sono espresso male.Leggendo i vari siti musicali su internet molti sono basati sull’imitazione pedissequa del sito di Scaruffi,non è il vostro caso.Comunque Scaruffi ha più volte affermato che l’arte e la commercialità non vanno d’accordo(sono parole sue)ed è per questo che non posso che schierarmi contro di lui.In un’intervista ha affermato che “nel rock contano solo le vendite”.Riguardo i Beatles sul suo sito su decine di schede li attacca anche quando non c’entrano niente.Persino sulla scheda di Britney Spears ha trovato il modo di paragonarla ai Beatles!Scaruffi è ossessionato dai Beatles.Leggendo la sua classifica dei migliori dischi mi sembra che per il 99%siano”avanguardia”.Tolti Doors,Dylan e Springsteen quanti altri fra i suoi dischi preferiti non rientrano in qualla categoria?Ben pochi mi sembra.Come ho specificato in precedenza siete liberi di apprezzarlo se volete,non mi sembra di aver peccato di intolleranza.Ho dato solo una mia opinione(motivata)su di lui dato che Scaruffi è l’argomento di discussione del post.Mi scuso se ho offeso qualcuno.

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  18. Matteo

    Mi scuso allora io il fraintendimento e per aver alzato il tono >.<

    Senza dubbio a Scaruffi è molto cara la questione Beatles, probabilmente perché li vede (insieme ad Elvis) come gli iniziatori di quel "culto dell'immagine" di cui parlavo e per questo li penalizza più di quanto dovrebbe. Tuttavia se dice che l'arte e la commercialità non vanno d'accordo penso intenda che sono due intenti completamente diversi; difficilmente un disco il cui motivo di esistere sta nella commercialità sarà anche interessante artisticamente, mentre è raro (ma possibile) che un album creato per fini puramente artistici abbia anche successo commerciale. Spesso questi due fini si sovrappongono, ma di per sé sarebbero strade ben diverse e finiscono per intralciarsi a vicenda. In fondo per me i Beatles erano grandi proprio per questo, per il loro riuscire a conciliare perfettamente popolarità e ricercatezza.

    Quanto agli album più quotati da Scaruffi dipende da cosa intendi per avanguardia: se intendi album votati ad estendere le possibilità finora esplorate dall'arte musicale, allora lo sono tutti, Doors compresi (e in questo senso come avevo già fatto notare tutta l'arte degna di nota sarebbe "d'avanguardia"). Se però intendi album che traggono parte della loro espressività dal contrasto con la musica "tradizionale", allora io vedo solo Trout Mask Replica, Faust, Twin infinitives (Royal Trux), Parable of Arable Land (Red Crayola), Not Available (Residents), Suicide (Suicide) e Y (Pop Group), che sono sì e no il 15% degli album a cui da 9 o più (puoi vederli qui, anche se la lista non è aggiornata). Poi ce ne sono altri a mezza via come quelli di Diamanda Galas e Meredith Monk, ma mi pare assurdo considerare "avanguardisti" album come Velvet Underground & Nico, Loveless, Good o Yerself is Steam, per non parlare dei godibilissimi album punk/hardcore di Husker Du, Fugazi, Gun Club e Minutemen, o del "semplice" cantautorato di Nick Cave, Van Morrison, Lisa Germano e Red House Painters. Almeno il 60% sono album assolutamente immediati per chi è sensibile al tipo di bellezza che esprimono.

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  19. ron70

    Per avanguardia intendo in senso generico tutto ciò che è sperimentale.La (quasi)totale assenza di dischi di canzoni in senso tradizionale mi rende difficile considerare la sua classifica valida.Ritengo che la bistrattata (da lui)forma-canzone (strofa-ritornello)sia la più importante forma espressiva della storia del rock.Se dovessi selezionare le suite o jam sessions che considero ottime le potrei contare sulle dita,la stragrande maggioranza di esse si limitano o alla tecnica strumentale fine a se stessa senza una struttura musicale o agli sperimentalismi fini a se stessi.Se dovessi scegliere le canzoni che mi piacciono molto non saprei da dove cominciare.Lui le canzoni le definisce canzonette ignorando che è l’unica forma musicale che è rimasta invariata nel corso del xx sec.,l’unica che è sopravvissuta a tutte le mode e tendenze.Se vedi la sua classifica sulle migliori songs vedrai che ha scelto solo forme alternative.Comunque il discorso Scaruffi credo sia esaurito,ognuno rimarrà della sua idea.Chiudo con una domanda:ho ascoltato alcuni mesi fa il secondo disco dei Popol vuh e i primi 2 dischi di Klause Skulze a cui Scaruffi ha dato voti altissimi fra l’8 e il 9.Io dopo alcuni ascolti li ho giudicati quasi inascoltabili,sono praticamente formati di brani di una nota ripetuta per oltre venti minuti!!!Tu come li giudichi?

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  20. Matteo

    Ma veramente un buon 30-40% dei dischi a cui da 9 o più usano il formato canzone, come ad esempio quelli cantautoriali/punk che ho menzionato prima. Uno su tutti, Down Colorful Hill dei Red House Painters che adoro: http://www.youtube.com/watch?v=f_K4yp4rB6k. Tuttavia ricorda che se il formato canzone è usato in ogni canzone pop dagli anni ’50 ai giorni nostri non è tanto per le sue capacità espressive, ma piuttosto per la sua semplicità d’ascolto e per la sua efficacia nel creare “tormentoni”. In generale una canzone senza regole strutturali così limitanti può essere molto più espressiva. Pensa se la Nona Sinfonia di Beethoven fosse ridotta al formato canzone, tenendo l’inno alla Gioia corale come ritornello: magari avrebbe più successo di pubblico, ma sarebbe infinitamente meno espressiva. Per questo motivo i compositori classici, jazz, elettronici, ambient,… non hanno (pressoché) mai usato quel formato, mentre tra i compositori rock di spicco c’è chi rimane al suo interno e chi ne va fuori.

    In Der Garten Pharaos (dei Popol Vuh) è un album che ho rivalutato col tempo, e ora lo considero davvero bellissimo, anche se non quanto Hosianna Mantra. Il motivo è l’immensa atmosfera, trascendente, che porta l’ascoltatore in universi lontanissimi. E’ un tipo di bellezza che non usa note, e infatti è un “misto” tra Ambient e World Music, entrambi generi non basati sulle note e che peraltro sarebbero nati solo cinque anni dopo. Se vuoi qualcosa di più orecchiabile dei Vuh comunque prova Aguirre, colonna sonora del bellissimo film omonimo: http://www.youtube.com/watch?v=3oh8yDDCrWQ . Per me Scaruffi sottovaluta molto quest’album e questa canzone in particolare.

    Anche Irrlicht di Schulze mi piace molto, anche se magari non quanto al nostro Piero. Qui le note ci sono eccome, infatti in genere lo presento ad amici vari come una “sinfonia elettronica”. Il punto è capire perché mai una sinfonia potrebbe essere migliore se “suonata” elettronicamente. Il motivo è anche qui l’atmosfera, creata da quei drone elettronici che continuano a salire e scendere, quasi assorbendo al proprio interno le note “sinfoniche”. Complessivamente è il capolavoro della cosidetta Kosmiche Musik, e uno dei capolavori della musica elettronica in generale. Anche se Scaruffi non ne parla credo si ispiri molto a Rainbow in Curved Air di Terry Riley, del 1968, che è una delle mie opere preferite in generale: http://www.youtube.com/watch?v=t3JDNRmisnQ .

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  21. ron70

    Mi riferivo alla classifica delle canzoni e non degli album.Non credo che la forma canzone sia rimasta solo per la semplicità e per creare tormentoni e non credo sia limitativa.Tanta musica alternativa a quella forma(come i dischi In der garten o Irrlight) mi sembra priva di vincoli e quindi trovo imbarazzante giudicarla in quanto non vedo quale sia il talento richiesto per fare brani d’atmosfera senza melodia(le poche note di cui sono composte,spesso una sola nota,non sono sufficenti per parlare di melodia).Se io e te provassimo a fare musica elettronica cosa ci impedirebbe di fare un brano come quelli di Schulze?Inoltre il confronto con la nona di Beethoven mi sembra infelice.Mi sembra difficile immaginare un successo maggiore se si pensa che l’inno alla gioia è il più celebre brano musicale della storia!Chi non l’ha mai canticchiata?é presente in film,spot pubblicitari,suonerie di cellulari e manifestazioni sportive.Inoltre è strutturata a forma di ritornello con il tema di base riproposto a intervalli regolari nel corso dei circa 23 minuti di cui è composta.La musica sinfonica e da camera del 700 e 800 è basata quasi tutta sulla forma sonata,ossia ABAAB ossia un primo tema,un secondo tema e la ripetizione con variazioni e intrecci dei 2 temi.Se ci pensi non esula dallo schema strofa-ritornello.Non voglio paragonare una sinfonia o un quartetto per archi con una canzone ma lo schema di base è lo stesso.L’ho appreso 20 anni fa da uno speciale televisivo di Leonard Bernstein!Mentre la suite o la jam session sono rimaste in auge pochi anni(fine 60 primi 70)prima che il punk le spazzasse via la forma canzone mi sembra che non sia mai stata allontanata nei vari periodi storici o sbaglio?Certo,di canzoni scadenti ce ne sono miliardi ma ce ne sono anche tante valide.Le suite raramente sono andate oltre lo sperimentalismo o la tecnica priva di base musicale.Ce ne sono di valide,anche qualche capolavoro(per es. Starless dei King crimson)ma mi sembra l’eccezione non la regola.

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  22. Matteo

    Non dico che non abbia i suoi pregi come formato, ma semplicemente se è usata da chiunque compone musica commerciale è perché è anche il formato più adatto a tale scopo. Non ho scelto a caso l’Inno alla gioia come ritornello per la mia “versione ridotta” della Nona sinfonia. La maggiorparte della gente conosce solo quello, che è solo una parte del quarto movimento; per tali persone la versione ridotta sarebbe esattamente equivalente a quella completa, se non migliore perché salta le parti per loro noiose xD.
    Poi è chiaro che in musica classica moltissime composizioni hanno dei temi ripetuti, ma la struttura è comunque molto più libera e complicata.
    Quanto all’ipotetico nostro poter comporre album come Irrlicht e In Der Garten Pharaos, prima di tutto ti faccio notare che ciò non ha nulla a che fare con il valore dell’opera. Il suo valore è dato esclusivammente dalla bellezza che esprime, non certo dalla sua difficoltà tecnica. E’ naturale che io possa creare una riproduzione perfetta delle opere di Mondrian (http://www.lanevatile.com/wp-content/uploads/2010/02/mondrian.jpg ) senza problemi, ma ciò mica sminuisce il suo valore e la sua bellezza; se poi non ti piace l’arte astratta pensa all’impressionismo. L’abilità dell’artista non sta nel costruire materialmente l’opera, ma nel concepire l’idea che sta alla sua base. Se ci fossimo trovati al posto dei Popol Vuh nel 1971 non credo proprio avremmo avuto la genialità di concepire una musica così bella e incredibilmente originale per il proprio tempo. Anche oggi poi è difficilissimo raggiungere quel livello di espressività senza copiarli spudoratamente.
    Ricorda comunque che la melodia ha ben poco a che vedere con quel tipo di musica, e se forzata al suo interno finirebbe anzi per rovinarne l’atmosfera, che è ciò che quel tipo di arte vuole esprimere.
    Io di suite o jam memorabili ne ricordo molte, anche dopo l’avvento del punk, ma comunque qui si tratta di opinioni personali. Starless è senza dubbio bellissima, ma ad esempio adoro anche Interstellar Overdrive dei Pink Floyd e Plague of Lighthouse Keepers dei Van Der Graaf Generator.

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  23. ron70

    Sicuramente la forma canzone viene usata soprattutto da musicisti mediocri per raggiungere il successo ma anche la forma-sonata nel campo della musica classica fu usata da innumerevoli compositori mediocri oggi dimenticati.Inevitabilmente una forma espressiva viene sfruttata da chiunque si cimenti in un genere,alla lunga il tempo opera una selezione e rimangono solo le opere valide,nella classica come nella popolare.La suite e la jam session(nel rock si sono affermate fra il 65 e il 66 con Dylan e i Cream)hanno proposto un’alternativa alla forma canzone ma a parte alcune eccezioni(ce ne sono senz’altro)sono quasi tutte puro esercizio di stile senza una struttura musicale necessaria perchè si possa parlare di ottimi brani e per questo sono state dimenticate quasi tutte.Prova a leggere un qualsiasi referendum indetto da critici per eleggere i migliori dischi rock di sempre.I dischi di suite sono quasi tutti esclusi.Non dico che quei referendum siano attendibili ma è un dato di fatto su come la pensa la critica.Nell’800 c’erano tantissimi virtuosi del violino e del pianoforte che infiammavano le folle con lunghissime improvvisazioni virtuosistiche.A parte pochissimi casi (Paganini,Listz) sono stati completamente dimenticati in favore di musicisti la cui musica seguiva sempre una melodia (Rossini,Bellini,Verdi,Schumann etc.).Le varie suite di Jefferson airplaine,Grateful dead,Incredible string band,Fairport convention,Cream etc. non mi sembra abbiano lasciato segni particolari nella storia del rock e il livello medio delle suite dei 70(Kraut rock e soprattutto progressive)mi sembra anche più basso.Per non generalizzare dico che considero capolavori Voodoo chile di Hendrix,A saucerful of secrets dei Pink floyd,In memory of Elizabeth Reed della Allman brothers,Calvary dei Quicksilver e anche altri brani dello stesso genere ma ritengo siano eccezioni.Il 99% mancando di una linea melodica non riesco spesso neanche a finirle di scoltare.Se ritieni che la melodia non sia necessaria abbiamo semplicemente 2 punti di vista differenti.

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  24. Matteo

    Per me sopravvaluti l’abilità di giudizio della gente comune. Spero di non sembrare snob nel dire cose simili, ma la maggiorparte delle persone ascolta la prima cosa orecchiabile sotto tiro, spesso seguendo l’immagine con cui viene presentata. Con questo voglio dire che capolavori come quelli dei Popol Vuh non diverranno mai popolari, perché richiedono un ascolto molto approfondito per essere compresi. Resteranno invece ad appannaggio degli appassionati di musica e dei critici, e in questi ambiti sono già altamente acclamati. D’altra parte, musicisti non così disumanamente eccezionali come Michael Jackson verranno ricordati come semidei dal popolo per ancora molto tempo.

    Quanto alle liste, tieni presente che gran parte dei “critici” rock che scrivono sulle riviste non tratta davvero la suddetta musica come un’arte (ovvero come un mezzo per esprimere bellezza pura e distaccata), al punto che c’è chi si offenderebbe sentendola accostare a quel termine. Senza contare che spesso per poter pubblicare articoli su riviste non indipendenti bisogna per forza parlare di musicisti popolari. Se infatti ti limiti a guardare la critica indipendente su internet, vedrai che la situazione è ben diversa. Vedi ad esempio la lista degli album fondamentali del rock di Ondarock: http://www.ondarock.it/pietremiliari_lista.php
    O la lista degli album meglio votati da utenti/critici italiani su rate your music.

    Che la melodia non sia l’unico mezzo espressivo in musica è cosa risaputa da più di un secolo. Negarlo è equivalente a dire che l’arte visuale non può fare a meno del realismo (sì, la smetto con questo paragone xD). Peraltro se si considera esclusivamente la melodia si può comprendere sì e no il 10% dei capolavori della musica dagli anni ’40 ad oggi; perché limitarsi ad essa allora? Chiaramente la scelta è tua, ma almeno evita di criticare opere musicali volutamente non melodiche per il loro non esserlo; sarebbe come criticare un quadro di Kandinskij per il suo non essere abbastanza realistico, o una tragedia per il suo non essere abbastanza comica.

    Naturalmente so che se critichi certi album è perché li consideri una truffa che prende ingiustamente crediti togliendo spazio ai musicisti onesti, e si tratta di un intento encomiabile, ma hai la mia parola che nella maggiorparte degli album “scaruffiani” non è così.

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  25. ron70

    Guarda che non mi riferivo alla gente comune,che inevitabilmente apprezza solo cose orecchiabilissime,ma a critici preparatissimi e non snob che pur apprezzando certe opere alternative non le mettono davanti a dischi formati di belle canzoni.Per fare belle canzoni che si possono riascoltare a distanza di decenni occorre talento(compositivo o interpretativo),per fare brani basati eslusivamente su suoni più che autentica musica non vedo quale talento richieda.Non ho mai capito come si selezionano le opere valide da quelle mediocri nel campo alternativo.Vedo voti da 9 a 6 per dischi identici!Tu consideri i dischi dei Popol vuh dei capolavori e ovviamente rispetto l’opinione(criticare i gusti altrui è il massimo dell’intolleranza)ma non riesco ad essere d’accordo.Soprattutto dopo numerosi ascolti è evidente l’inesistenza di un’organizzazione musicale:è tutto casuale ed improvvisato.Come detto apprezzo con molte riserve Hosianna per il resto non riesco a dare quasi nessuna sufficenza.Non sono un fan di M.Jackson ma neanche di tanta musica alternativa.Riguardo Ondarock non ritengo attendibile la loro lista dato che parlano bene di tutto!!!Avranno dato voti da 8 a 9 a centinaia di dischi screditando il valore dei voti.L’altra lista è più selettiva ma palesemente snob.Come si fa a mettere Spiderland nelle prime posizioni?é solo rumore!Cosa pensi di Spiderland?

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  26. Matteo

    Ma su questa storia del talento potrei benissimo rigirarti la questione così: ci vuole più talento a creare (bella) musica usando come guida un formato arcinoto e arciutilizzato come la canzone o partendo da zero e cercando di creare qualcosa di completamente nuovo (e bello)? Il talento di un artista per me sta nella sua abilità di vedere tipi di bellezza che i loro contemporanei non sono in grado di percepire, per poi condividere tale bellezza col resto del mondo creando un’opera che ne sia espressione.
    Se quindi io ora creassi una canzone che suona esattamente come quelle dei Beatles ma usando note parzialmente diverse, non sarei certo un grande artista, al massimo potrei essere un buon emule. E’ per questo che Varese diceva “Un musicista non è mai d’avanguardia rispetto al proprio tempo, è il suo pubblico ad esserne indietro”; è il compito stesso del musicista proporre nuovi tipi di musica. Lo si può fare rimanendo all’interno del formato canzone, come ha fatto ad esempio gran parte dei musicisti New Wave (oltre naturalmente a Beatles&co), ma non si tratta di un vincolo, esattamente come non lo è la melodia. Come ho già detto in passato la musica è in generale l’arte del suono, l’arte di esprimere bellezza tramite il suono. Senza altri vincoli.
    Se ora dischi non basati sulle note ti sembrano “casuali” o “tutti uguali” è perché secondo te l’unico modo per organizzare suoni ottenendo musica è l’uso di strutture di note (melodiche). Cerchi quindi di riconoscere una struttura di quel tipo nelle opere, e non trovandola pensi che l’opera in questione non abbia alcuna struttura e che i suoni che la compongono siano casuali. La struttura però (almeno nel caso dei Popol Vuh e degli altri di cui parlo) c’è, ed è stata creata dai musicisti per comunicare la bellezza che volevano esprimere. In altre parole è questa bellezza, questo fine estetico, a determinare la forma della musica.
    Per apprezzare musica strutturata diversamente da ciò a cui sei abituato devi quindi prima di tutto approciarla senza forzare su di lei strutture che non la riguardano, come se fosse la prima volta che ascolti musica. Quando poi dopo vari ascolti si inizia a comprendere il linguaggio con cui l’artista si sta esprimendo si inizia automaticamente ad apprezzarla. Certo, non è garantito funzioni, anche perché ognuno di noi è più o meno sensibile a diversi tipi di bellezza (e sono questi i gusti veri e propri), ma quantomeno bisogna prima capire che bellezza l’opera stia esprimendo.

    Ciò che dici su Ondarock è vero, e naturalmente è il risultato dell’avere cinquanta redattori diversi. Comunque la loro lista delle pietre miliari è per me un’ottima idea, proprio perché cerca di contenere al proprio interno i capolavori di ogni genere musicale derivato dal rock.
    Quella di rateyourmusic ti ricordo che è ottenuta mediando i voti di tutti gli utenti italiani del sito (me compreso), e si tratta di centinaia di recensioni per ciascun album, per cui mi pare un po’ azzardato considerare snob tutti gli utenti di un sito ad iscrizione completamente libera e gratuita. In fondo l’avevo mostrata proprio per quello.

    Spiderland è uno dei massimi capolavori della musica degli anni ’90, ma non ha proprio nulla di rumorista, forse ti confondi con qualcos’altro? E’ un album che prende gli elementi musicali del rock e dell’hardcore per riassemblarli creando uno stile dal fine estetico completamente diverso da quello di partenza, quasi opposto. Si tratta di una musica decadente e malinconica piuttosto che esaltante; anche nei punti più intensi ha un suono particolarmente drammatico, quasi postapocalittico. Il genere di musica nato con quest’album si chiama Post Rock, ed ha avuto un seguito incredibilmente folto, arrivando a diventare uno dei generi più popolari in assoluto dei giorni nostri grazie a gruppi come Mogwai e Godspeed You!Black Emperor. Tornando all’album, prova ad esempio la languida Washer (http://www.youtube.com/watch?v=6yEgcb167k4) per l’aspetto più malinconico del loro sound, o l’epica Good Morning Captain (http://www.youtube.com/watch?v=xoH5MPIgM7c)per quello più drammatico. Non crederai davvero che tutti i 590 utenti di youtube che hanno votato pollice in su in quel video siano snob, e magari che i soli 15 che hanno votato pollice in giù siano esperti di musica. Personalmente negli anni ’90 lo considero inferiore solo a Loveless dei My Bloody Valentine; album che tra l’altro è allo stesso tempo estremamente più popolare di Spiderland e ancora più lontano dalle pure strutture melodiche.

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  27. ron70

    Gli utenti votanti non sono un test attendibile per giudicare qualsiasi cosa,è ovvio che i fans di quel pezzo lo votano positivamente e solo pochi detrattori si interessano al dibattito.Comunque come detto più volte non voglio discutere gusti personali o imporre i miei,semplicemente da circa 5 anni tento di farmi piacere questo tipo di musica senza riuscirci:la totale mancanza di vincoli mi rende difficile fissarmi un criterio di giudizio.Senza vincoli anche dei sassi sbattuti su un pianoforte possono essere considerati musica.Chiudo l’intervento dicendo che anche tanta musica colta moderna è derisa da molti critici di musica classica proprio per la mancanza di una logica ad unire le note.

    Rispondi
  28. Matteo

    Ma infatti non ho parlato dei voti di Youtube come critica di alto livello, ci mancherebbe, ma semplicemente per farti capire che non ha senso considerare “palesemente snob” qualcuno che vota positivamente Spiderland, in quanto quell’album ha tantissimi sinceri appassionati e ben pochi detrattori, oltre che un’enorme importanza storica sulle spalle.

    Se i sassi sbattuti su un pianoforte producessero un suono bello e magari diverso da ciò che si è sentito finora, allora sì, si tratterebbe di musica. Dovrebbe essere ovvio. Le strutture e le convenzioni sono utili a comporre musica, ma non sono la musica stessa. Un appassionato di musica la ascolta per trovare bellezza in lei, non per riconoscere al suo interno strutture a lui care. E’ questa la lezione che John Cage ci ha insegnato, e grazie a lui la musica ha oggi un’immensa varietà di stili, ciascuno con i propri capolavori. Un critico ha il dovere di separare le grandi opere dalle composizioni presuntuose e autoreferenziali, ma deve farlo sulla base della pura bellezza espressa dall’opera, non sul tipo di strutture che utilizza. Altrimenti la musica stessa perderebbe di senso, e il critico diverrebbe a sua volta presuntuoso e autoreferenziale. Le posizioni di certi critici classici sono quindi irrazionali ai miei occhi, oltre che cieche nei confronti dell’enorme ed estremamente varia bellezza contenuta nella musica contemporannea.
    E sì, mi sa che ormai siamo stanchi entrambi di continuare >.<

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  29. ron70

    Ultime precisazioni:non nego che in ogni settore dell’arte vi sia del buono.Solo se si è prevenuti si può parlare male di tutto ciò che appartiene ad un genere,infatti ho specificato che alcuni dischi li apprezzo.Dato che la discussione è senz’altro esaurita volevo suggerirti di ascoltare,quando hai tempo,la mia radio di musica classica su internet totalmente gratuita.L’indirizzo è radiosymphony.com.Ciao.

    Rispondi
  30. Matteo

    Prima ci ho ascoltato la quinta di Shostackovich, bellissima 🙂 Grazie del link, ciao.

    Rispondi
  31. Alessandro

    ron70, non sempre è questione di snobismo. Ciò che piace a te può anche non piacere a me e viceversa. La musica non è scienza. A me, ad esempio, i Beatles, salvo qualche eccezione, annoiano da morire. Al contrario, trovo molto più interessante l’offerta musicale dei Popol Vuh (che tanto piacciono al signor Scaruffi). E tuttavia non amo la musica proposta da altri artisti che (come e più dei popol Vuh) vengono “esaltati” da Scaruffi (penso ai Velvet Underground o a Captain Beefheart). Quindi, pur non apprezzando i Beatles e pur amando i Popol Vuh,non per questo mi si può tacciare di snobismo né per questo sono automaticamente fan o discepolo del signor Scaruffi. Ascolto la musica che mi piace ed evito la musica che mi annoia (ovviamente, solo dopo averla ascoltata). P.s. A conferma dell’estrema soggettività dei gusti musicali ti dirò che “Hosianna Mantra” dei Popol Vuh mi annoia abbastanza mentre, dei medesimi, vado matto per “In den garten Pharaos”. Adoro Bach ma Mozart mi annoia. Non esiste, in ambito musicale, una scala di valori oggettiva ed universale. Questo è quanto.

    Rispondi
  32. Martino Savorani

    “Non esiste, in ambito musicale, una scala di valori oggettiva ed universale.”

    Scaruffi cerca e propone elementi oggettivi di valutazione. Puoi non condividere la sua impostazione, ma è proprio questo l’aspetto interessante: avere un criterio di giudizio che va oltre il banale mi piace/non mi piace o mi annoia/mi interessa.

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  33. Tore1960

    In sostanza di Scaruffi si parla, quindi esiste. E esiste (sulla rete) per qualche motivo. Che i giudizi su di lui siano positivi o negativi, non cambia di una virgola la questione. Evidentemente vi è un qualcosa nel sito di Scaruffi che non vi è da nessun’altra parte. Sito, attenzione, perché scendere sul piano personale mi sembra a dir poco scorretto. Per quel che mi riguarda, il problema (o presunto tale) non è in Scaruffi ma in chi va a criticare le sue critiche solo in base ai propri gusti musicali e non cercando di capire il suo, come l’altrui in generale, punto di vista. Si cerca troppo spesso invece conforto dei propri gusti nei giudizi altrui e non trovandolo, si cerca di sminuire tale giudizio. Quasi mai portando argomentazioni basate sul merito dell’analisi. Mi sembra un modo di fare un po’ infantile. Per quel che mi riguarda mi sono trovato d’accordo con Scaruffi su qualcosa, su altre cose non sono d’accordo ma capisco il suo punto di vista, su altre ancora sono completamente in disaccordo, e così via. Insomma, quel che succede nel mondo reale con tutte le persone.

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  34. Luciano

    “Non provo simpatia per nessun musicista rock, e non provo simpatia per la musica rock in generale. […] . Proprio non nutro nessun affetto per la musica rock. Non ci sono cresciuto e non mi ci riconosco.” by Piero Scaruffi
    http://www.scaruffi.com/music/letters.html#liv
    Direi che lui la dice giá tutta. Chi si affida alle sue schede rock per apprezzare il rock é logicamente masochista.

    Al contrario, per lo stesso motivo, Scaruffi é una risorsa per provocare un discorso sui limiti del rock (majors, album, specializzazione e frammentazione):
    http://www.scaruffi.com/music/letter3.html#l19
    http://www.scaruffi.com/music/letters.html#l29
    http://www.scaruffi.com/music/letters.html#l1

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  35. Martino Savorani

    Luciano, non sono le schede di Scaruffi che posso far appassionare qualcuno al rock, semmai il rock stesso che si può scoprire leggendo le schede di Scaruffi.

    Per quanto mi riguarda Scaruffi può anche detestare il rock, intanto ha fatto un dizionario della musica rock disponibile gratuitamente online dove parla di tanti musicisti sconosciuti ai più.

    Magari Blow sarebbe la rivista che fa per me – e molti giudizi di Blow sono affini a quelli di Scaruffi – ma Scaruffi e il suo essere personaggio me lo fanno preferire (simpatia personale).

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  36. Innocenzo Alfano

    Salve, mi chiamo Innocenzo Alfano. Sull’argomento “Piero Scaruffi” ho già scritto anch’io, e in più di una occasione, in passato. La cosa che più mi sorprende, ogni volta che mi ricapita, è notare la passione e il coinvolgimento con cui vengono affrontate le sue teorie e commentate le sue schede sui gruppi rock e sulla musica in generale, ben sapendo che Scaruffi, nella migliore delle ipotesi, ha potuto ascoltare con attenzione soltanto una piccolissima parte (direi al massimo il 5%) della produzione discografica alla quale dà un giudizio. Tutto il resto non può che essere finzione, o tutt’al più pensieri altrui riportati nei suoi libri e nelle sue schede. Quindi, pur essendo tutti consapevoli che egli parla e scrive di cose che, in generale, non conosce, commentiamo ugualmente i suoi giudizi. E quando parla e scrive di cose che dice di conoscere, per esempio dei Beatles, i giudizi di Scaruffi non sono quasi mai giudizi musicali bensì attacchi personali a fenomeni che, evidentemente, non gli piacciono. Inoltre Piero Scaruffi è uno che, per sua stessa ammissione, non conosce la musica e non ha mai suonato alcuno strumento musicale, pur avendo egli pubblicato diversi volumi dedicati alla musica (ma quest’ultimo, in ogni caso, è un difetto che riguarda quasi tutta la saggistica legata al rock, soprattutto italiana). Da qui ne discendono, in moltissimi casi, analisi strampalate e prive di senso. E non potrebbe essere altrimenti.
    Ho letto invece con interesse il dialogo tra “ron70” e Matteo, che mi è parso vero, genuino, stimolante e basato – a differenza di Scaruffi – su esperienze reali e su riflessioni autentiche.

    Cordiali saluti.

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    • Martino Savorani

      Grazie per il tuo contributo! Ribadisco solo che Scaruffi, per me, è prima di tutto una risorsa unica, perché vastissima e gratuita. Inoltre, con la sua classifica dei migliori album, impone un metro di giudizio, un termine di paragone severo e originale. Che abbia ascoltato tutti i dischi non mi importa (avrà avuto dei collaboratori, almeno un paio sono citati). Giudico il risultato e il taglio editoriale.

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      • Innocenzo Alfano

        Ciao Martino, i “metri di giudizio” e i “termini di paragone” di Scaruffi sono però viziati dai gravi difetti che, in breve, ho cercato di mettere in evidenza. E non sono cose da poco.

        Cordiali saluti.

  37. Martino Savorani

    Io non sto sostenendo l’onniscenza di Scaruffi; dico solo che, fra tutti i siti-database sulla musica rock che ho visitato – da Ondarock a Debaser- Scaruffi è di gran lunga il mio preferito.

    Ti invito a suggerirmi un’alternativa a Scaruffi, la testerò e magari ne parlerò sul mio sito.

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  38. astroganga

    Ho conosciuto la storia della musica di Scaruffi, prima di molti di voi, ma semplicemente per questioni anagrafiche. Negli anni 90 infatti apparvero in libreria tre o quattro volumi (non ricordo più bene) della Storia del Rock. Ne acquistai due. Fui folgorato da varie cose:
    1) il numero elevato di gruppi/artisti mai sentiti prima
    2) il tono sicuro e argomentato con cui l’autore diceva:”ascoltate questo che ne vale la pena/ lasciate perdere”
    3) una terminologia e un lessico molto molto personali

    Al di là dei giudizi sui vari artisti Scaruffi affascina per il un motivo molto semplice: il suo linguaggio. Ha la capacità di descrivere la musica con parole mai banali, è sintetico ma molto preciso ed evocativo. In una scheda c’è un mondo e quindi ti invoglia all’ascolto. Prendiamo l’inizio del profilo di Tom Waits:

    “Le vignette agrodolci di questi album formano l’equivalente dela “comedie humaine” di Balzac trasportate alle umili vite dell’America urbana.
    Waits sposava un idioma molto personale,fatto di associazioni libere nello stile della poesia beat con un’ecclettica idea di cosa un canzone e’,derivante,cioe’,da diverse tradizioni di musica popolare bianca e nera (swing, blues, gospel, lounge-music, vaudeville, Broadway show-tunes, bebop, religious hymns, marching bands, operetta, western soundtracks). Cio’ che teneva ben unito il tutto e’ la voce di Waits,che era anche il piu’ inverosimile elemento di coesione, essendo l’equivalente musicale del fetore di una moffetta.Ma la sua voce era piu’ di un mero veicolo alle cantate dei suoi testi.La sua voce velocemente divenne il “sound” della sua musica.
    Waits vantava,infatti, una delle piu’ flessibili,espressive e toccanti voci della storia della musica popolare.Specialmente quando aggangio’ con gli arrangiamenti “graziosi” dei generi stereotipati,quella voce divenne lo strumento perfetto per raffigurare l’anima,la bruttezza anarchica dell’individuo dentro la bellezza organizzata della societa’.”

    Questo non è un pezzo sciatto, ma è un brano con una notevole personalità lessicale e espositiva. E questo tipo di prosa è costante in tutta l’opera di Scaruffi. Non avrà sentito forse tutti quei brani che dice di recensire, ma lui scrive così.
    Fra l’altro quando leggevo il brano mi si aprivano molte altre porte (vaudeville? che cos`è?); all’epoca internet non c’era e io, adolescente, non sapevo proprio a chi chiedere il significato di molte di queste etichette. Scaruffi poi non lo conosceva nessuno, non si diceva nulla di lui e i miei amici ignoravano completamente l’esistenza di quel testo, anche perché per un adolescente non era così economico da comprare. ad alcuni amici ho mostrato il sito 15 anni dopo e mi hanno detto stupiti: “tu leggevi questa roba al liceo?”

    Il gusto di Scaruffi dopo un po’ lo si capisce. A lui piacciono le cose strumentali, minimaliste e sperimentali. Anche a me piacciono e quindi andiamo d’accordo. Però a me piacciono anche molte cose melodiche che lui disprezza apertamente. Non è un problema. Rimane il fatto che le sue critiche anche se non condivise da me, sono ben argomentate, ben scritte, argute, informate.

    In conclusione Scaruffi è molto piacevole da leggere e se si è vicini ai suoi gusti è utile per allargare i proprio orizzonti musicali. Tante volte non so che cosa ascoltare o ho voglia di roba nuova e apro il sito per vedere album che partono da 7 in su. E spesso escono bellissime sorprese.

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    • Martino Savorani

      Grazie per il tuo contributo, sintetizzi bene cose che condivido pienamente!

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    • Innocenzo Alfano

      Mi permetto di ribadire che le analisi di Scaruffi non sono, e non potrebbero mai essere, “ben argomentate, ben scritte, argute ed informate” per il semplice fatto che egli non sa nulla di musica. Inoltre mi sembra altresì chiaro che egli può aver materialmente ascoltato, e con attenzione, solo una piccolissima parte delle migliaia tra brani ed album citati e “analizzati” nei suoi libri e nei suoi siti internet.

      Rispondi
  39. Ron 70

    Dopo molti anni dai miei interventi vedo che la discussione è andata avanti . Tra tutti i commenti letti quelli più sensati mi sono sembrati quelli di Innocenzo , nonostante sia chiaro a tutti che il pierino non può aver ascoltato che una piccolissima percentuale di quello che recensisce ( e da questo deriva l’insensatezza di quasi tutte le sue schede ) e nonostante sia chiaro che Scaruffi non sa niente di musica ( chi ha un minimo di preparazione lo capisce facilmente ) molti adottano le sue tesi come fossero dogmi.Ho dato un’occhiata al tuo blog : la scheda sui Beatles è chiaramente ricalcata sulla scheda di Scaruffi , hai definito i Velvet il gruppo più importatnte della storia come ogni scaruffiano DOC , hai definito David Bowie un modaiolo ( giudizio chiaramente copiato da Scaruffi ),hai deriso Rolling stone come ogni seguace del pierino. Per curiosità : cosa pensi di Elvis Presley ? Scommetto che per te è una truffa e il vero rocknroll è Chuck Berry.

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    • Martino Savorani

      Che brutto commento Ron 70! Dopo molti anni dai tuoi primi interventi, non sentivo davvero la necessità di un altro. Come al solito scrivi con l’arroganza di chi non accetta opinioni diverse dalle sue, ben protetto dal pensiero unico musicale. Ma la massa non è uguale alla verità. Se pensi che Scaruffi sia stato il primo o addirittura l’unico a definire modaiolo Bowie, beh, non so in che mondo vivi. Sui Velvet Underground temo ci siano altri sostenitori in giro oltre agli scaruffiani, ma per vederli dovresti aprire gli occhi. La mia scheda dei Beatles è chiaramente stata influenzata da Scaruffi, ma se l’ho scritta così è perché oggi penso questo dei Beatles. Tu la pensi diversamente, come miliardi di altre persone, ma per questo non ti vengo a cercare per criticarti/deriderti. Elvis Presley per me è un eroe tragico, di cui so poco pur avendo ascoltato molto. Non sono un fan né di Elvis, né di Chuck Berry, perché il rock ‘n’ roll degli esordi non è proprio la mia corrente musicale preferita (credo si noti dall’assenza di album di quel genere nella sezione Musica). Tuttavia credo che Berry abbia scritto il pezzo che vale una carriera: parlo di Johnny B. Goode, diventato la base di milioni di brani rock and roll. Non è poco. Ma tu puoi tranquillamente andare a lanciare le mutandine a Elvis, non ti condannerò per questo.

      Rispondi
  40. Ron 70

    Ma non ho mai affermato che la massa è uguale alla verità dato che sono in grado di pensare con il mio cervello! Ho occhi perfettamente aperti e non lancio mutandine di nessuno.Detto questo ti assicuro che non lascerò più alcun commento sul tuo blog.

    Rispondi
    • Innocenzo Alfano

      Dispiace che “Ron 70”, grazie al quale il livello della discussione è rimasto costantemente alto, abbia deciso di non lasciare più commenti, anche se, in effetti, le cose da dire sull’argomento “Scaruffi” penso siano state, qui, abbondantemente dette. E tutto questo grazie anche all’idea avuta dal titolare del blog. Tra l’altro mi pare che ci siano più tesi, analisi e concetti interessanti in questa cinquantina di post, che in tutti i libri di musica pubblicati da Piero Scaruffi…

      Rispondi
  41. Ron 70

    Grazie per il ” costantemente alto”. Se mi sono allontanato subito dal dibattito è perchè nonostante il mio intervento fosse palesemente ironico la risposta arrogante e persino offensiva in alcuni punti mi ha fatto capire che non sono graditi commenti che evidenziano le influenze scaruffiane nei giudizi del titolare del blog.Ad ogni modo il tuo giudizio è il più lucido che abbia mai sentito su Scaruffi.

    Rispondi
  42. Martino Savorani

    Caro Ron, l’arrogante e offensivo titolare del blog è lo stesso che ti consente ancora di dire la tua opinione qui, nonostante tu l’abbia accusato di “ricalcare” e “copiare” contenuti da altri siti. “Evidenziare le influenze” è una cosa diversa di “ricalcare” e “copiare”. Rileggi il tuo commento: forse volevi essere ironico, sei stato sarcastico (sarcastico non è sinonimo di ironico). Le parole hanno un peso, specie quando si scrive. Ti consiglio di fare più attenzione.

    Rispondi
  43. Ron 70

    Farò senz’altro più attenzione in futuro.

    Rispondi
  44. Gabriele A. Bellizzi

    Salve, ho letto il topic, sono stati toccati argomenti cardine della filosofia sul giudizio musicale in modo anche molto intelligente e vorrei dire una mia, tralasciando la persona Scaruffi e dando solo la mia opinione personale. Io mi diletto a comporre musica, ho fatto batteria jazz al conservatorio e suono pianoforte e chitarra da 12 anni e posso assicurare (è anzi un’ovvietà) che è molto più facile fare un brano non convenzionale (più di 5 minuti) che sia, come si dice “ascoltabile” e con melodie orecchiabili che non comporne uno in cui esprimi davvero qualcosa di concreto o come si dice “inascoltabile”, perché nel primo caso sarai sempre “aiutato” dai canoni che volente o nolente hai (tramite l’esperienza) avuto in testa nella tua vita, nel secondo caso quindi, riuscire a superarli creando qualcosa di veramente personale diventa una cosa molto più ardua (poi vabbè ci sono i casi in cui si fa rumore fine a se stesso ma quella è un’altra cosa). L’impresa vera e propria poi è riuscire a far coesistere le due cose, cosa che personalmente ho sentito in casi davvero isolati: Rock Bottom di Rober Wyatt su tutti (probabilmente l’unico caso se consideriamo la vera avanguardia). È stato menzionato Starless come esempio; grandissimo album (personalmente quello che prediligo dei King Crimson) ma non si può considerare di avanguardia se si prende in analisi la musica rock in generale, perché comunque ha ancora tutti gli stereotipi del caso. Per quanto riguarda l’impronta lasciata nel tempo da un artista, va considerato come fattore principale l’influenza esercitata da questo su altri, perché è questa che permette il procedere della musica, di conseguenza è il fattore più importante, ancora più importante del parere dell’ascoltatore a mio avviso (qualsiasi competenza musicale egli abbia). Personalmente se dovessi dire chi mi ha influenzato di più musicalmente di sicuro non direi i Beatles (certo se mi fossi limitato ad ascoltare i Bealtes sicuramente non avrei potuto che prendere loro come riferimento) ma tralasciando me (faccio poco testo), se prendessimo un qualsiasi musicista (ne conosco molti: colleghi e maestri del conservatorio, tutto l’ambiente musicale della zona) non ce n’è uno che metterebbe i Beatles nella lista. Ma anche documentandosi su artisti in generale, ne avessi letto uno che metteva i Beatles come fonte di ispirazione. Ma a buona ragione secondo me, se ascolti tutta la musica dagli anni sessanta in poi ti rendi conto che i Beatles non hanno molto da dire in quanto originalità che qualcun’altro non possa fare, magari con anche più capacità, non sono ispiranti.

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    • Martino Savorani

      Grazie Gabriele per aver espresso il tuo parere, un punto di vista interessante che in gran parte condivido. Io, gran fan degli Oasis, ho sentito spesso i fratelli Gallagher citare i Beatles come fonte d’ispirazione (e si sente anche, specie negli ultimi album), così come altre band pop-rock britanniche li nominano di frequente. Ecco, di certo non li citano gente come Nick Cave o Joanna Newsom, ma quelli che hanno fatto musica sul loro solco sì (perlopiù artisti ignorati o demoliti da Scaruffi).

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  45. Gabriele A. Bellizzi

    Grazie a te per la discussione. Sì, ovviamente non escludo il fatto che esistano gruppi che si siano ispirati ai Beatles, voglio dire che secondo me (ovviamente non ho ascoltato tutto, quindi posso solo fare una supposizione) considerando quello che ho ascoltato e le mie conoscenze teoriche, i Beatles grosso modo hanno avuto scarsa influenza sulla musica rock, magari sono stati un modello più per gruppi pop (che io non conosco), quello sì. Non riesco a immaginare un gruppo rock che si ispiri ai Beatles, perché semplicemente i Beatles non sono un gruppo Rock, e se lo sono, in minima parte. I loro primi cinque-sei album sono una cosa abbastanza imbarazzante (e loro erano già un fenomeno, questo dimostra che il “fenomeno Beatles” non è poi tanto legato alla musica), e quelli che negano che avessero principalmente un pubblico di ragazzine andassero a vedere su YT qualche loro live. Il tanto citato Revolver perché “stroncato ingiustamente da Scaruffi”, che ho riascoltato recentemente, ha qualcosa in più rispetto ai primi ma è ancora zeppo di canzonette frivole che rievocano quegli obbrobri. I loro lavori considerevoli sono arrivati dopo, con l’avvento della psichedelia, i vari “Sgt. Pepper”, “White Album”, “Abbey Road”… ma è sembrato più un loro adattarsi ai tempi che altro.
    Non dico che alcuni dei loro album non siano belli (in particolare ho un debole per “”Rubber Soul”) e altre loro canzoni (“Strawberry Fields” è una gemma), ma ammetto che non hanno “inventato” nulla che non esistesse già. Questo è il punto, Scaruffi non dà il suo giudizio in base a quanto sia bello o fatto bene un album, o almeno, non solo, ma in base a quanto un album sia stato importante per l’evoluzione della musica rock. Quanti dischi belli esistono senza però essere dei capostipiti? “Blood on the Tracks” è un gioiello, ma non sposta nulla negli equilibri del panorama rock. Se si vorrà vedere musica nuova ci dovrà essere qualcuno che a un certo punto rompa qualche schema e dia mazzate assestate ai modelli che abbiamo fissati in testa creandone dei nuovi, è sempre stato così.

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  46. Romano

    Interventi come quest’ultimo indicano solo una eccessiva esposizione al blog di Scaruffi e una totale impreparazione sull’annoso argomento-Beatles.Per cominciare hai detto che non conosci nessuno che sia stato influenzato dai Beatles in ambito Rock, evidentemente la sua cultura a tal proposito si basa su quello che scrive Scaruffi e sulle opinioni dei tuoi amici del conservatorio ( ho un amico che studia da anni chitarra al conservatorio ma la sua preparazione musicale si limita all’Heavy metal )! Migliaia di musicisti rock affermano di veder nei Beatles la loro principale influenza in assoluto anche in settori estremi come il progressive e l’heavy metal: sia Robert Fripp che Roger waters che Peter Gabriel che Jon Anderson hanno individuati nei Beatles la loro più importante fonte di ispirazione per le loro suite prog. Anche musicisti di stampo hard come Lemmy,Ozzy Osbourne,Joe Perry o Gene Simmons hanno sempre affermati aver attinto dai Beatles quello che hanno fatto. Dire che i Beatles non hanno avuto influenza sul Rock significa non sapere niente dell’argomento.Poi definisci imbarazzanti i primi dischi del gruppo ignorando l’entusiasmo ( spesso persino eccessivo ) con cui vennero accolti da quasi tutti i futuri protagonisti della rock anni ’60 , basta documentarsi. Persino Leonard Bernstein ( forse il massimo direttore d’orchestra del xx secolo ) dopo aver ascoltato “I want to hold your hand” e gli altri singoli distribuiti in America nel ’64 sentenziò addirittura che ” Lennon e McCartney adottano procedimenti che ricordano Schubert” ! Lo stesso Bernstein face un’analisi strutturale di ogni singolo brano di Revolver, mettendolo tra i massimi capolavori del secolo, che secondo te contiene obbrobri. C’erano tante ragazzine ai loro shows( come per tutti i gruppi dell’epoca !) ma non certo solo ragazzine.Nel ’67 il compositore Ned Rorem paragonò i suoi dischi preferiti dei Beatles ( Rubber soul,Revolver e Pepper ) a composizioni di Schumann e Monteverdi e definì i gruppi rock contemporanei dei Beatles “spazzatura”. Riguardo il discorso del capostipite solo chi non sa nulla di musica può pensare che qualcuno possa inventare un genere dal nulla: tutti i gruppi citati da Scaruffi come “innovatori” hanno rielaborato schemi già esistenti e , come è stato segnalato da qualcuno , molti di loro sono incapaci di dare una costruzione sensata ai loro brani e possono venir scambiati per avanguardia solo da chi non ha i mezzi per rendersi conto di cosa stia ascoltando.

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    • Gabriele A. Bellizzi

      Romano, probabilmente parlo dal punto di vista di chi non non ama particolarmente la musica dei Beatles, infatti ben prima di imbattermi nel sito di Scaruffi ritenevo i Beatles piuttosto banali. Quante volte a scuola mi ripetevano “ascolta i Beatles”, li ho ascoltati ma non mi hanno mai detto niente (escludendo qualcosa), d’altra parte artisti, anche a loro coevi, mi hanno più volte fatto scattare la scintilla e qualche volta mi hanno letteralmente illuminato. Non dico che i Beatles non abbiano fatto anche buona musica, anzi, però penso che il fatto di aver creato buona musica insieme a quello di essersi costruiti un’immagine che li ha resi idoli abbia parecchio gonfiato i giudizi su di loro. Voglio raccontare un aneddoto che potrebbe spiegare qualcosa: quando avevo 14 anni ascoltavo musica italiana, pop-punk e poco altro, mio padre mi fece ascoltare “Selling England by the Pound” e questo, ovviamente, sconvolse completamente la mia concezione di musica: “arrangiamenti barocchi, tempi irregolari, cosa?”, se avessi fatto un album allora, avrei attinto a piene mani da quell’illuminazione dei Genesis e li avrei apostrofati come ispirazione suprema, come il gruppo migliore al mondo, tanto che nei mesi avvenire ascoltavo solo prog rock. Ma più ampliavo la mia visione più capivo che la questione era molto più complessa. I Genesis mi rimarranno sempre impressi anche perché è grazie a loro, che mi hanno insegnato che la musica non è solo 4/4, che ho capito il concetto che non c’è un limite, non ci sono generi nella musica come forma d’arte (nel senso che si cerca di eluderli); però ora so che non sono che uno dei tanti gruppi prog rock dei 70, anche se per me rimarranno sempre IL gruppo. Ma forse sono andato un po’ fuori tema…
      Non voglio dilungarmi sull’argomento influenze perché ognuno conosce qualcosa che l’altro non sa, io intendevo dire, generalizzando un po’, che tra tutti gli artisti che ho ascoltato si sentono moltissime influenze di altri e quasi nessuna dei Beatles, anche tra alcuni che hai nominato sopra. Robert Fripp (uno dei massimi innovatori della chitarra, per non parlare del rock in generale) potrà anche essere stato influenzato dai Beatles ma nella sua musica non se ne rinviene traccia. Sulla questione del capostipite ho dato per scontato il fatto che nessuno ha mai inventato nulla (è ovvio questo), quando ho detto “inventato” l’ho messo anche tra virgolette, appunto per rendere tutto relativo. Nessuno inventa (nel senso lato) niente, sì, ma ci sarà sempre qualcuno che avrà più genio di un altro, ogni essere umano è di per se “genio” in quanto individuo unico, differente da tutti gli altri, questa è la concezione diciamo basica di genio, bisogna poi andare a vedere chi si riesce a distinguere maggiormente.
      Per quanto riguarda i pareri certamente eminenti di compositori e critici di musica classica ho la sensazione che questi siano esperti di musica classica e che probabilmente di rock non abbiano ascoltato molto, esprimendo quindi giudizi sul gruppo più famoso, di cui molti gli avranno chiesto parere. Comunque il fatto che si è detto che i Beatles ricordino Shubert non dice nulla sulla loro validità in ambito rock… magari ora mi si vorrà far credere che siano tra i più grandi esponenti della classica…
      Infine sul fatto che molti brani vengano spacciati per avanguardia solo perché strutturati magari in modo “strano” o “casuale”: esistono effettivamente un sacco di fenomeni che si credono di fare avanguardia, su questo poi a volte mi scontro con alcune opinioni di Scaruffi, ma la maggior parte delle cose che voi chiamate “rumore” semplicemente non le capite. E’ come aver letto sempre libri di Fabio Volo per poi imbattersi nella lettura di un Nietzsche o un Kafka, non si capirà nulla, molti dopo un po’ ce la fanno e continuano nella lettura, molti altri lasciano stare.

      Rispondi
      • Romano

        Andiamo con ordine: a te i Beatles piacciono poco e non ho nulla in contrario ma dovevo mettere in evidenza tante inesattezze che hai scritto nel primo intervento, soprattutto quando dici che non hanno avuto alcuna influenza sul rock quando quasi tutti i protagonisti della sena rock degli anni 60/70 li annoverano tra le principali influenze e in moltissimi casi la principale influenza in assoluto. Essere influenti non vuol dire che chi viene influenzato debba copiarti pedissequamente ( altrimenti non avrebbe alcun valore essere influenti ),significa ispirare la musica di altri. Hai citato Fripp , direi uno dei miei 3 musicisti rock preferiti di sempre nonostante sono tutt’altro che un fan del progressive, affermando che non si sente nessuna influenza dei Beatles; in realtà soprattutto all’inizio l’influenza è palese: I talk to the wind è palesemente ispirata da The Fool on the hill , Epitaph è ispirata da i am the walras ( soprattutto nel crescendo ),Cat food è un remake di Come together ma soprattutto il brano più influente per i King crimson e per tutto il prog è A day in the life. Fu il brano che dopo averlo ascoltato alla radio fece decidere Fripp di passare dalla classica del 900 ( adorava Bartok ) al rock ed è innegabilmente il brano da cui tutti i leader dei gruppi prog , per loro stessa ammissione incondizionata , trassero ispirazione per il loro tentativo di avvicinarsi alla musica classica …seppur con risultati disastrosi a parte i Crimson e pochissimi altri ma questo è un’altro discorso.Anche Tomorrow never knows e il lato b di Abbey road sono stati indicati come principali influenze da tutti i gruppi psichedelici e prog di cui abbia letto interviste.Riguardo i pareri di centinaia di critici di musica classica che hanno paragonato i Beatles ai grandi compositori di musica classica , e mi sembra sia stato fatto notare anche da qualcuno su questo blog, devi sapere che conoscono bene la musica rock ma , inevitabilmente , sono rimasti affascinati solo da quei gruppi che hanno basato il loro rock sulla melodia: chitarre elettriche,cantanti che urlano,base ritmica rumorosa sono tutti elementi estranei alla musica classica mentre una melodia se è valida può destare l’interesse di chi ha studiato per tutta la vita musica basata principalmente sulla melodia. Riguardo il tuo , palesemente ironico , “magari mi si vorrà far credere che sono stati tra i principali esponenti della musica classica” devo proprio dirti che è così per tanti esperti dagli anni 60 ad oggi soprattutto negli ultimi 20 anni. Fare un elenco di tutti i critici che sono giunti a questa conclusione richiederebbe troppo spazio in questo blog ma voglio citare almeno le parole del critico e compositore Howard Goodall nel 2004 in una trasmissione sulla storia della musica per la TV inglese :” le canzoni dei Beatles sono una sorprendente serie di melodie pareggiate forse solo da Mozart nella storia della musica”, lo stesso Goodall rincarò la dose nel recente film sui Beatles di Ron Howard affermando che ” dopo la morte di Mozart solo Lennon/Mccartney hanno saputo fare un numero così elevato di valide melodie in così poco tempo”, fece anche un confronto con l’altro genio iperprolifico emerso dopo Mozart ossia Schubert affermando che ha realizzato nella sua breve vita 800 melodie di cui 100 straordinarie e 700 in media discrete mentre la media delle melodie valide dei Beatles la riteneva molto più alta.

  47. Martino Savorani

    Ciao Romano e grazie per questo commento che arricchisce la discussione e controbatte precedenti opinioni che, lo ammetto, mi trovano più d’accordo. Io posso dirti la mia esperienza di semplice appassionato di musica rock: quando ho letto per la prima volta la scheda di Scaruffi, non mi sono trovato per niente d’accordo. Ero un grande fan dei 4 di Liverpool e non potevo accettare che li sbeffeggiasse in quel modo. Poi ho cominciato ad ascoltare gli artisti suggeriti da Scaruffi e quando, dopo 3/4 anni di ascolti “scaruffiani”, sono tornato ai Beatles, beh… non mi piacevano più come prima. Non che ora sia completamente d’accordo con Scaruffi (alzerei di almeno 1 punto tutti i voti agli album dei Beatles), però li ho ridimensionati nella mia scala di valori.

    Ad esempio, hai citato “Revolver”. So che viene da più parti definito come un album fondamentale, ma faccio molta fatica a capacitarmene. Contiene molti brani non memorabili (Taxman / For no one / She said, she said / I want to tell you, ecc.) e l’imbarazzante Love you to (penso sia difficile definirla altrimenti), inoltre se si pensa al 1966, con Dylan che faceva uscire “Blonde on blonde” – ma basterebbe “Pet sounds” dei Beach Boys – il dubbio diventa solo più grande.

    Rispondi
  48. Romano

    Sul fatto che Scaruffi abbia influenzato il giudizio di tanti giovani su internet riguardi i Beatles è palese soprattutto perchè non c’è un contraddittorio che possa dare una visione alternativa al lettore sull’argomento. Riguardo Revolver negli ultimi 10 anni è sempre salito nella mia considerazione e direi che oggi lo considero il miglior disco rock di sempre dopo Electric ladyland di Hendrix. Lo preferisco anche a Blonde on blonde che pure è l’unico tra i dischi che Scaruffi inserisce nella sua top 20 che anch’io inserirei in una mia top 20. Rispetto la tua opinione ma molti brani che reputi non memorabili mi sembrano degni di composizioni di Chopin o Schumann, For no one per es è strutturata a forma di fuga ed è straordinaria nelle dissonanze tra la melodia cantata e la ritmica del piano in contrasto: un capolavoro del genere va molto oltre i limiti della musica rock. Anche She said è straordinaria nella struttura che fonde e sovrappone in modo fantasmagorico i 2 temi che la compongono .Love you to colpì chiunque la ascoltò all’epoca per la fusione tra rock e oriente, tutt’oggi mi sembra mantenere lo stesso fascino seppur più per l’atmosfera orientaleggiante che per la composizione di per sè ma quasi ogni brano mi sembra almeno ottimo e degno di analisi approfondita.

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    • Martino Savorani

      Ciao Romano, devo ammettere che faccio fatica a capire i continui paragoni tra Beatles musica classica, non colgo il nesso e se anche ci fosse, beh, sarebbe più evidente nel prog rock. Quello che dici sui singoli brani è interessante, mi chiedo però cosa potrebbe saltare fuori analizzando così qualsiasi brano, ad esempio quelli dei mitici Holy Modal Rounders (i primi definiti psichedelici!)

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      • Romano

        Ciao , mi ha fatto piacere sentir nominare gli Holy Modal dato che non li sentivo da tempo ma comunque spero la tua fosse una battuta: i brani del gruppo sono quasi tutti improvvisati in modo casuale senza una struttura da analizzare. Non dico siano brutti brani ma possono essere considerati al massimo dei discreti esperimenti da apprezzare più per la bizzarria dei suoni che per i brani di per sè che sono clowneschi e dilettanteschi, senza una linea melodica o un’organizzazione di fondo.Come del resto il 99% della psichedelia dell’epoca.

  49. Gabriele A. Bellizzi

    Forse non riesco a spiegarmi… il fatto che i Beatles facciano melodie belle non è un buon motivo per porli tra i migliori del rock, perché le melodie belle sono sempre state fatte… a maggior ragione se dal 700. Scusami ma non considero neanche le dichiarazioni dei classicisti che hai citato, che hanno del grottesco, mi pare siano state fatte un bel po’ di sinfonie di tutto rispetto nel 900 con melodie che svariano per tutto lo spettro emotivo desiderabile, mi vanno a prendere come esempio le canzoni dei Beatles da 2 minuti con ritornello? Ma dai… o parlavano per iperboli o non so che intendevano… a sto punto davvero se voglio qualcosa di melodicamente superiore viro sul prog inglese. L’influenza che possono aver avuto i Beatles su altri artisti può essere quella melodica dei ritornelli orecchiabili, ma in tal senso non aggiunge nulla al panorama musicale dunque è trascurabile da questo punto di vista. Difatti i King Crimson, seppur mantendendo la melodia hanno attinto dalla psichedelia emersa nei 60, questa di certo non merito dei Beatles (come detto, anche loro hanno avuto la loro psichedelia, ma era decisamente indietro rispetto a quella dei gruppi a loro coevi, era ancora molto “annacquata” dalla struttura di canzone, mentre gli altri si erano riusciti a calare totalmente nella parte), creando uno stile nuovo, che è quello che li ha resi unici, non è il fattore melodico la chiave della loro originalità, altrimenti davvero saremmo tutti originalissimi.
    Anche Robert Wyatt e Bob Dylan (facendo due esempi), o i Doors altro esempio importante, sono a loro modo melodici, ma escono dalla forma di canzone andando poi a creare uno stile completamente personale.
    In realtà vedendo l’andazzo della musica negli anni 60’ i Beatles non hanno spostato niente, non hanno fanno nulla che non avessero già fatto o stessero facendo altri gruppi, per di più in misura maggiore. Quindi traendo le conclusioni o con o senza Beatles probabilmente la musica non sarebbe andata tanto diversamente da come è effettivamente andata.

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    • Romano

      Prima di rispondere al tuo commento voglio farti notare che la tua opinione sui Beatles coincide in toto con la scheda di Scaruffi…come tristemente nella media su internet.

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  50. Gabriele

    Guarda, se ne fai una questione personale contro Scaruffi non ha più senso la discussione, questo ti scredita abbastanza. Ma tralasciando…
    Si dovrebbero considerare i diversi punti di vista, perché qua ci sono punti vista più che opinioni: forse bisognerebbe parlare del tipo di metodo di valutazione di Scaruffi. A parte il fatto che da quanto ho potuto capire tu non digerisci proprio musica che non sia melodica, a differenza mia che invece la ascolto tanto quanto quella melodica (ho pure detto che alcuni dischi dei Beatles mi piacciono). E da questo punto di vista sei abbastanza in difetto, in quanto Trout Mask Replica, e come questo anche molti altri dischi ritenuti “inascoltabili”, è recensito a pieni voti non solo da Scaruffi ma praticamente da tutti, anche da quelli che danno 5/5 ai primi album dei Beatles. Ecco, questa cosa non quadra secondo la logica di Scaruffi che considera la storia del rock nella sua totalità, come un tutt’uno, può andar bene se si giudica un album solo in base alla sua validità intrinseca. Esempio iperbolico: Blood on the Tracks preso a sè è un disco da 10, ma messo in una competizione in cui il disco migliore è quello più innovativo (sito di Scaruffi) certamente calerà di voto. Punti di vista tutti legittimi, sta a te poi decidere in quale ti rispecchi, non ci sono “opinioni giuste“, ci sono diversi criteri di valutazione altrettanto logici. Poi puoi pensare che i Beatles abbiano fatto gli album più innovativi della musica, puoi pensare magari che con la loro abilità nel far convivere pop e rock psichedelico abbiano creato qualcosa di nuovo, beh questo può essere vero e secondo me lo è nei loro ultimi 4-5 album, ma hanno avuto la sfortuna di aver vissuto con chi ha fatto ben più di loro. È come se prendessi 9 al tema di italiano, poi la prof legge un altro tema, che è al limite del nobel, la scala dei valori non può superare i 10/10, quindi il mio 9 è costretto a diventare un 6 o un 7 a beneficio dell’altro tema. Ovviamente a scuola non accade perché in ogni annata o quinquennio si riparte da zero e comunque i valori saranno bene o male sempre quelli, ma scaruffi considera tutta la “storyline” quindi si capisce che di 9 ce ne potranno essere pochi e che andranno “razionalizzati”.
    Vorrei aggiungere una cosa sulla tua risposta che mi dipinge come una specie di copia di Scaruffi, soltanto perché sono in accordo col suo pensiero sui Beatles, dei quali tra l’altro, come detto, avevo già scarsa considerazione: molti album che Scaruffi elogia non li capisco, anzi, non li sopporto proprio, come quelli dei Foetus ad esempio, o dei Pere Ubu ecc, così come ascolto amabilmente molti album che stronca, non mi frega più di tanto che stronchi album che mi piacciono, ma dal momento che la maggior parte dei suoi consigliati mi ha, al contrario, sbalordito, folgorato, emozionato come niente prima di allora, nonostante capisco che sia roba ostica per l’ascoltatore casuale, non posso che constatare una grande verità in quelle classifiche.

    Rispondi
  51. Gabriele A. Bellizzi

    Guarda, se ne fai una questione personale contro Scaruffi non ha più senso la discussione, questo ti scredita abbastanza. Ma tralasciando…
    Si dovrebbero considerare i diversi punti di vista, perché forse ci sono punti vista più che opinioni: forse bisognerebbe parlare del tipo di metodo di valutazione di Scaruffi. A parte il fatto che da quanto ho potuto capire tu non digerisci proprio musica che non sia melodica, a differenza mia che invece la ascolto tanto quanto quella melodica (ho pure detto che alcuni dischi dei Beatles mi piacciono). E da questo punto di vista sei abbastanza in difetto, in quanto Trout Mask Replica, e come questo anche molti altri dischi ritenuti “inascoltabili”, è recensito a pieni voti non solo da Scaruffi ma praticamente da tutti, anche da quelli che danno 5/5 ai primi album dei Beatles. Ecco, questa cosa non quadra secondo la logica di Scaruffi che considera la storia del rock nella sua totalità, come un tutt’uno, può andar bene se si giudica un album solo in base alla sua validità intrinseca. Esempio iperbolico: Blood on the Tracks preso a sé è un disco da 10, ma messo in una competizione in cui il disco migliore è quello più innovativo (sito di Scaruffi) certamente calerà di voto. Punti di vista tutti legittimi, sta a te poi decidere in quale ti rispecchi, non ci sono “opinioni giuste“, ci sono diversi criteri di valutazione altrettanto logici. Poi puoi pensare che i Beatles abbiano fatto gli album più innovativi della musica, puoi pensare magari che con la loro abilità nel far convivere pop e rock psichedelico abbiano creato qualcosa di nuovo, beh questo può essere vero e secondo me lo è nei loro ultimi 4-5 album, ma hanno avuto la sfortuna di aver vissuto con chi ha fatto ben più di loro. È come se prendessi 9 al tema di italiano, poi la prof legga un altro tema, che sia al limite del nobel, la scala dei valori non può superare i 10/10, quindi il mio 9 sarà costretto a diventare un 6 o un 7 a beneficio dell’altro tema. Ovviamente a scuola non accade perché in ogni annata o quinquennio si riparte da zero e comunque i valori saranno bene o male sempre quelli, ma scaruffi considera tutta la “storyline” quindi si capisce che di 9 ce ne potranno essere pochi e che andranno “razionalizzati”.
    Vorrei aggiungere una cosa sulla tua risposta che mi dipinge come una specie di copia di Scaruffi, soltanto perché sono in accordo col suo pensiero sui Beatles, dei quali tra l’altro, come detto, avevo già scarsa considerazione: molti album che Scaruffi elogia non li capisco, anzi, non li sopporto proprio, come quelli dei Foetus ad esempio, o dei Pere Ubu ecc, così come ascolto amabilmente molti album che stronca, non mi frega più di tanto che stronchi album che mi piacciono, ma dal momento che la maggior parte dei suoi consigliati mi ha, al contrario, sbalordito, folgorato, emozionato come niente prima di allora, nonostante capisco che sia roba ostica per l’ascoltatore casuale, non posso che constatare una grande verità in quelle classifiche.

    Rispondi
  52. Romano

    Ma non ne ho fatto minimamente una questione personale contro Scaruffi , basta leggere quello che ho scritto per constatare che mi riferivo alla totale somiglianza tra il suo giudizio e il tuo.Inoltre lasciami dire che giudicare i dischi in base all’innovazione ( o presunta tale ) è insensato: Mozart viene considerato dal 90% della critica di musica classica il più grande di sempre ( anche se queste graduatorie non hanno molto senso ) senza che sia mai stato un innovatore. Deve la sua fama alla bellezza dei suoi brani , il suo contemporaneo Muzio Clementi invece fu un innovatore dato che inaugurò un modo di suonare il pianoforte distaccato dal clavicembalo. Se leggi una qualunque enciclopedia di musica classica vedrai che a Clementi dedica solo un trafiletto.I dischi vengono giudicati dalla critica preparata , in qualsiasi campo , in basse alla qualità della musica proposta che sia fatta da canzoni , da suite o jam sessions.In particolare se parliamo di rock l’innovazione è davvero pretenzioso volercela trovare. Un disco come il primo dei Doors ( tra i pochissimi dischi preferiti da Scaruffi che considero un capolavoro anche perchè è formato da 10 brani su 11 di canzoni ) non è stato innovativo in nessun modo. Un disco come l’esordio dei King crimson lo apprezzo per la qualità della musica ma non è stato innovativo.Non ho mai detto che i dischi dei Beatles sono stati i più innovativi perchè mi sembra un criterio ridicolo .Inoltre è vero che tanti dischi preferiti di Scaruffi sono quotati 5/5 da tanti critici ma questi critici danno 5/5 a migliaia di dischi. la moderna critica parla bene di tutti gruppi che recensisce, basta vedere certe recenti enciclopedie rock che selezionano 1000 dischi fondamentali ! 1000 in circa 60 anni di storia del rock ? Ma questi critici lo sanno che la musica classica ha partorito poche decine di grandi musicisti per ogni secolo? Ripeto : SECOLO .E comunque non ho mai affermato che apprezzo solo canzoni basate sulla melodia , anche se mi sembra la forma più versatile del xx secolo. Alcuni tra i miei più amati sono basati su jam sessioni o suite ( gran parte dei King crimson , At Filmore east della Allman brothers band, Happy trails dei Quicksilver e anche altri ma non moltissimi per i motivi che ho indicato prima ).Un’altra cosa da precisare per chi si è interessato al rock solo da pochi anni e basa le sue opinioni sulle schede di Scaruffi è che i dischi che il Piero spaccia per sue scoperte erano in realtà stati portati alla luce 15/20 anni prima da altri critici.

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    • Martino Savorani

      Mah, Romano, a parte le diatribe sui singoli dischi e il giudizio sommario con cui liquidi gli Holy Modal Rounders, band unica nel suo genere (mentre con i Beatles c’erano gli Stones, i Kinks, in certo modo gli Who, e via così) e ora mi salti fuori con i Doors, band che ha creato un sound unico nella storia della musica (almeno per come la vedo io), mi salti fuori con Scaruffi che spaccia dischi come sue scoperte. Io, in 10 anni di letture di Scaruffi, non l’ho mai sentito esprimersi in questo modo. Per critica musicale, che dirti: io seguo Scaruffi proprio perché è uno dei pochi (l’unico?) a scremare così tanto. Ondarock è più mainstream, anche se la sua selezione di Pietre miliari è notevole. Rumore dà giudizi generosi a molte band “alternative”, quando a Rolling Stone & co, sono rotocalchi non migliori di Tv Sorrisi e canzoni

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  53. Romano

    Non capisco com’è che hai tirato in ballo i Doors dato che sono uno dei pochi gruppi tra i preferiti di Scaruffi che sono anche tra i miei preferiti come ho specificato

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    • Martino Savorani

      Li ho tirati in ballo perché hai detto che non hanno fatto niente di nuovo… Negli esempi che ti ho fatto sottolineavo come i Beatles avevano altre band che facevano musica simile, al contrario dei Doors (e degli Holy). Poi bisogna vedere cosa intendi per musica innovativa: che porta innovazioni tecniche o creative? Il sunto di svariati generi rappresentato dalla musica dei Doors, insieme ai testi e al canto di Morrison, a mio parere erano innovativi, cioè diversi da quanto si faceva intorno (e da quanto si sarebbe fatto dopo).

      Rispondi
  54. Romano

    Musica simile ? Beatles , Stones o Who facevano musica molto diversa tra loro e i Doors avevano le stesse radici : R & B e Pop e non mi sembra abbiano portato nulla di nuovo,hanno fatto tante ottime canzoni e credo che questo conta più che portare qualcosa di nuovo. Fermo restando che nessun gruppo rock ha mai portato qualcosa di nuovo come ho specificato prima, men che meno gruppi psichedelici/sperimentali di natura dilettantesca.

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    • Martino Savorani

      Ruby Tuesday potrebbe essere una hit dei Beatles, e non è l’unico caso dei primi album degli Stones. Pure gli Who, nei primi album, sfoderano coretti e melodie non proprio così estranee al panorama britannico. Sui Doors, la novità è il mix di generi, come dicevo, oltre alle tematiche delle canzoni. Nessun gruppo rock ha mai portato qualcosa di nuovo è – perdonami – una frase indifendibile e senza senso. Quindi il rock stesso non è una novità? Mah. Va beh, la pensiamo diversamente.

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  55. Gabriele A. Bellizzi

    Avrò capito male, ho pensato volessi svilire il mio commento nel dire che fosse simile alla scheda di Scaruffi, anche perché poi hai affermato come sia una cosa triste che molti la pensino come lui, mi è sembrato abbastanza ad hominem sia verso di me che verso Scaruffi, comunque… lo so bene che molta della critica odierna dà 5 stelle a cani e porci, volevo solo dire che se quasi tutti, Scaruffi e non, valutano egregiamente album “rumoristici” come White Light/White Heat, Parable of Arable Land, Trout Mask Replica, Faust, Meet The Residents, Suicide e ancora e ancora, è la dimostrazione che non è Scaruffi che è pazzo. Questa semplicemente come premessa verso coloro che criticano l’esistenza stessa di certi album… è un loro problema personale e soggettivo, un loro deficit direi. Non conosco approfondiramente la musica classica quindi non posso esprimermi su Mozart ma posso dire che dal momento che senza un’avanguardia e senza artisti che vadano incontro a tecniche e sonorità nuove la musica stagnerebbe, secondo me è un fattore parecchio importante giudicarli in base al loro lascito artistico o comunque alla loro originalità, non mi sembra tanto “insensato” come dici tu considerare un merito di tale importanza, inoltre non ti sei spiegato quando hai detto che è pretenzioso voler trovare l’innovazione nel rock, se non ti spieghi io davvero questa affermazione non riesco a comprenderla. Che poi uno voglia tralasciare questo fattore, è legittimo (anche se non mi trova d’accordo), si parla sempre di differenti criteri di valutazione.
    Però bisogna capire che un artista non crea per far piacere al fruitore, non sarebbe più arte quella, piuttosto direi un prodotto (che quindi deve soddisfare il cliente). Un artista esprime la sua persona attraverso un mezzo (musica, pittura, scrittura, architettura ecc…) .
    Analogamente se per caso dovessimo considerare i dipinti solo in base all’armonia e alla bellezza allora un Picasso non varrebbe niente. Non ci si può limitare a questo.

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  56. Romano

    Entrambi siete rimasti scandalizzati dalla mia affermazione ” il rock non è mai stato innovativo” ma questo dimostra solo scarsa preparazione , con tutto il rispetto ovviamente.Il rock intendendolo in senso lato deve la sua validità ( almeno nella parte migliore ) alla sintesi di generi diversi tra di loro ( blues,r&b,country,gospel,folk) con allargamento nei 60 con influenze jazz e avanguardia.Non ha MAI portato qualcosa di nuovo se non nell’amalgama di generi esistenti da decenni, amalgama cominciata sin dai 50 con Elvis e Ray Charles.I gruppi più validi sono quelli che propongono musica migliore e non certi quelli innovativi…o presunti tali. Gli unici nomi che possono essere classificati innovatori sono Hendrix e Keith Emerson, quest’ultimo però ha fatto musica orrenda e quindi pur essendo uno dei pochissimi innovatori del rock non ha nessun valore nella storia di questo genere. I dischi sperimentali sopra indicati sono , a parte pochissime eccezioni , sperimentalismi improvvisati in modo dilettantesco e senza una logica struttura ad unire le note.Solo un perfetto sprovveduto può scambiare quella roba per arte o innovazione.Tanti critici , anzi tutti i critici , danno voti altissimi a quei dischi ma come detto danno voti altissimi ad altre centinaia di dischi perdendo ogni credibilità.Inoltre come dovrebbe essere chiaro conosco abbastanza la musica la musica classica ( la studio dall’età di 22 anni e adesso ne ho 47 ) e quindi i critici rock , anche quelli che ritengo più preparati nell’ambito , mi sembrano dei perfetti analfabeti musicali sperando di non sembrare radical chic ma come altro posso definire critici che considerano capolavori il primo disco dei Faust o un guazzabuglio senza capo nè coda come Trout mask replica ? il prog inglese a parte pochissime eccezioni non è l’equivalente rock della musica classica ma ne è l’antitesi. Per fare un esempio Leonard Bernstein stroncò persino Atom heart mother mentre adorava i Beatles, Elvis e i Beach boys.

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    • Martino Savorani

      Romano, non credo di avere altro da ribattere alle tue sparate: più scrivi e meno mi convinci. Mi dispiace solo una cosa: hai un tuo pensiero sul rock, ed è normale, ma consideri sbagliate se non folli tutte le opinioni divergenti, e questo è un modo di (s)ragionare che ritengo sbagliato, in ogni campo della vita.

      Ti lascio con un articolo di Ondarock che spiega nel dettaglio l’importanza dell’ultimo grande album che hai oltraggiato, Trout Mask Replica: http://www.ondarock.it/pietremiliari/captainbeefheart_trout.htm

      PS: lo sanno tutti che il rock nasce da blues, country, gospel, folk e via andare, ma con questo? L’automobile discende dalle carrozze, eppure nessuno osa dire che non sia stata un’innovazione.

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  57. Gabriele A. Bellizzi

    Per quanto riguarda i Doors, avevano ogni membro del gruppo influenzato da un diverso genere, il che ha creato, grazie alla loro abilità compositiva, un’amalgama che ha portato eccome qualcosa di diverso rispetto al resto, perché assolutamente personale. Ascolta i Doors, se mi riesci a dire che non sono un gruppo differente da tutti gli altri hai problemi di udito… porca miseria, se dovessi affiancare a qualcuno il termine “unico” il primo gruppo che mi verrebbe in mente sarebbero i Doors. Sono estremamente distinguibili ma nello stesso tempo è difficile imitarli, hanno un sound che per me è abbastanza indecifrabile. Ma non hanno di certo creato un “genere” nuovo, non si può pretendere questo, dovresti sapere (ne abbiamo pure parlato prima) che non esiste qualcuno che compare e crea così dal nulla un nuovo genere (ci si arriva col tempo attraverso più passaggi), ma nessuno quì ha detto che avessero fatto questo.
    Non so che intendi per gruppi dilettanteschi, se ti riferisci alle competenze tecniche in molti di quegli album c’è una certosinità nella produzione, negli arrangiamenti, nella resa sonora finale che i gruppi pop dell’epoca non concepivano nemmeno, spesso poi viene curato più un album “artigianale” che uno destinato al grande pubblico, insomma non stiamo certo parlando di gruppi di natura dilettantesca (fermo restando che la produzione e la tecnica sono solo una parte del tutto)… non so che intendevi dire. In ogni caso da come parli di album sperimentali come Faust e Trota è chiaro che tu abbia un problema con questo genere in quanto non lo comprendi, punto. Il che ti rende poco credibile nella discussione dato che di fatto parti già con un “pregiudizio” e a quanto vedo resisti irragionevolmente a voler capire che la musica non è limitata. Cosa posso dirti, continua a vivere nel tuo mondo ideale se lo preferisci.
    Lo so, uno che sente Trout Mask Replica non può che pensare: “questi stanno suonando a casaccio”, pure io l’ho pensato, perché siamo sempre stati abituati a un certo standard di musica, ma questa è una considerazione che si può fare ai primi ascolti per il forte impatto che si riceve, poi basta, uno dovrebbe capire che c’è molto di più, che è tutto voluto esattamente com’è. La chiave per capirlo secondo me è scrollarsi di dosso l’aspettativa di una struttura con le solite regole e canoni che sempre si è ascoltati e considerare il tutto nell’insieme: non bisogna pensare ”ma quello non va a tempo, quell’altro ha stonato” altrimenti non se ne esce mai, bisogna allontanarsi dalla tela e vedere il quadro comporsi nel suo insieme, da lontano.
    Il problema è sempre la struttura, intesa come insieme di canoni accumulati nel tempo per rendere la musica più ordinata, quindi più piacevole. Da un punto di vista esistenziale le persone da sempre tendono a trovare un ordine alle cose, l’uomo è fatto così, ma è solo una nostra “fissazione”, non dico che sia sbagliato, dico solo che bisogna considerare anche l’esistenza di altre possibilità… a parte che questa non è effettivamente la realtà delle cose: la meccanica di Newton cercava di affibbiare una struttura ordinata all’Universo ma poi si è iniziato a capire, con la meccanica quantistica e la relatività, che non è esattamente così, è tutto un caos perpetuo in continuo movimento, un creare e distruggersi continuo, microscopicamente è tutto indefinibile (come l’elettrone secondo il principio di Heisenberg), e questo a mio parere è molto più affascinante di una realtà imbrigliata da regole predefinite e “rigide”. Per carità, io ascolto i miei Who, Bowie, De André eccc.. perché mi piacciono e fanno ottima musica, ma bisogna cercare di capire anche il rovescio della medaglia, perché una volta capito, molti altri inizieranno ad apparirci quasi noiosi.

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  58. Romano

    Preciso che non cerco di convincere nessuno anche perchè so che è inutile: siete talmente condizionati da Scaruffi ( ed è inutile negarlo ) che escludete qualunque altro punto di vista. Poi è curioso che continuate a difendere i Doors dato che ho più volte specificato che sono uno dei gruppi che preferisco anche se per motivi diversi dai vostri.Infine tutti questi paralleli con l’arte e scienza che cercate con i dischi preferiti da Scaruffi sono spassosissimi perchè non c’entrano niente. Sono intervenuto perchè mi sono irritato sul giudizio iniziale di Gabriele che , seguendo tutti gli stereotipi di Scaruffi ,ha rilasciato una raffica di assurdità e falsità a cui ho risposto con dati oggettivi. Frasi come non conosco nessuno che ascolta i Beatles,nessun gruppo rock è stato influenzato dai Beatles etc sono più che ridicole.

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    • Gabriele A. Bellizzi

      Allora lo vedi che sei ossessionato da Scaruffi? Lo tiri sempre in ballo per cercare di difenderti, continui a ripeterlo, guarda che non gira tutto intorno a lui. Lascia stare Scaruffi e considera i ragionamenti fatti, credo di aver detto abbastanza cose per poter, non dico farti cambiare idea, ma ragionarci su… sono tutte argomentazioni personali, influenzate da pareri che mi trovano d’accordo e che non si limitano certamente a Scaruffi. Poi, escluderei qualunque punto di vista? Caspita, ho perso il conto delle volte che ho ripetuto “punto di vista” nei miei commenti, mentre tu è la prima volta che ne accenni. Io capisco il tuo punto di vista, l’ho già spiegato, sei tu che non capisci il mio. Mi sembri più tu chiuso nelle tue certezze. Addirittura mi vieni a dire che “solo un perfetto sprovveduto può scambiare quella roba per innovazione” (violenza argomentativa), mentre l’unanimità degli esperti del settore (musicisti e critici) li inneggia a geni, e nonostante oggettivamente abbiano fatto cose impensabili per l’epoca, nel panorama rock ALMENO.
      Oppure che “nessun gruppo rock ha mai portato qualcosa di nuovo” (mi verrebbe da dire: ascoltando i Beatles il pensiero è effettivamente quello), questo mi indica che non sai nemmeno di cosa stai parlando, e se è come penso tu intenda allora nessuno in nessun campo ha mai portato qualcosa di nuovo. Dici che i gruppi più validi sono quelli che propongono musica migliore… cos’è questa “musica migliore”? Quella che decidi tu? Sta cosa non significa niente. Io avrò anche detto inesattezze, ma tu ne spari di amenità.
      Poi vedi, non è affatto vero che è inutile provare a far cambiare idea, anzi, mi sono stupito quando ho sentito che i King Crimson sono stati influenzati dai Beatles, ho controllato e non so quanto sia attendibile come fatto, ma pensadoci, da un punto di vista melodico può benissimo essere. Poi che vuol dire che arte e scienza non c’entrano niente con la musica? Quella scientifica è una mia considerazione personale che comunque ritengo molto pregnante, con cui puoi anche non essere d’accordo, ma la musica è arte, e quindi si comporta come tale, non puoi fare certe limitazioni che la sviliscono soltanto.

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  59. Romano

    Scusa ma non sono certo io ad essere ossessionato da Scaruffi, lo sono coloro che basano le “loro” opinioni su quelle del Piero.Ho già specificato cosa penso del portare qualcosa di nuovo in musica e non serve ripetermi ma devo per forza sottolineare che gran parte dei gruppi che secondo voi avrebbe portato qualcosa di nuovo hanno affermato di aver ripreso tutto dai Beatles , basta informarsi senza fermarsi ai dogmi di Scaruffi. Per fare un es. Robert Wyatt ( il cui Rock Bottom è solitamente uno dei 3 dischi preferiti da ogni scaruffiano che si rispetti ) ha affermato che ” i Beatles sono stati più sperimentali di tutti noi gruppi proressive tranne i Pink Floyd”.

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    • Martino Savorani

      Vedi, Romano, il problema è che non hai capito un punto tanto semplice quanto fondamentale: io – ma credo di parlare anche a nome degli altri che apprezzano Scaruffi – non baso le mie opinioni su quelle di Piero Scaruffi, io uso l’enciclopedia di Scaruffi per scoprire nuovi artisti: li cerco, li ascolto e poi giudico se Scaruffi mi ha “consigliato” bene oppure no. Perché ho scelto Scaruffi e non un altro critico/rivista? Questo l’ho spiegato nell’articolo, ma posso riassumerlo sinteticamente in 3 punti:
      1) fa molta più selezione degli altri critici che ho letto;
      2) la sua enciclopedia è disponibile gratuitamente in rete;
      3) mi piace il suo stile.
      In sostanza esprimo una semplice preferenza per Scaruffi, non ci trovo nulla di scandaloso. E non è che se leggo Scaruffi la penso come Scaruffi: che modo di ragionare è?

      ps: secondo me tutti quei virgolettati che metti in bocca a Bernstein, Wyatt ecc. te li inventi.

      Rispondi
      • Bruma86

        X Martino:

        Robert Wyatt nel 1975 stiló la sua lista dei 10 album preferiti, e al settimo mise “The Magical Mistery Tour” dei Beatles.

        Nella descrizione nella parte finale scrive:

        “P.S. I though the Beatles much more daring and inventive than most of us ‘progressive’ groups of the late sixties (apart from the Pink Floyd)”

        http://www.disco-robertwyatt.com/images/Robert/interviews/Let_It_Rock_january_1975/index.htm

      • Ade

        Ad esempio Julian Cope (uno che di grande musica alternativa penso proprio se intenda, visto che l’ha fatta) ha scritto: “Syd Barrett e’ stato il primo autore a forte impatto psichico della musica pop a competere con John Lennon”.

  60. Romano

    Faccio quest’ultimo intervento per chiudere dato che è inutile far notare che Scaruffi riporta innumerevoli informazione sbagliate se non siete interessati a sapere se sono vere o inventate di sana pianta.Quel P.S. lo dimostra inequivocabilmente : per vedere se sono vere o meno basta fare una ricerca ( ed è gratis! ) su internet digitando quei nomi associati alla parola Beatles e con qualche minuto di ricerca è facile constatare che è tutto vero. E se dici le stesse cose che dice Scaruffi è difficile non dire che la pensi come lui.Ma è inutile continuare a perdere tempo,buona giornata.

    Rispondi
    • Bruma86

      Certo che hai una pazienza Romano 😀

      Sto seguendo questa discussione e trovo sconcertante su come un inadeguato critico amatoriale come Scaruffi abbia propagato le proprie convinzioni musicali a chi cerca un approccio critico alla musica rock (ma pure in generale). Ma io dico: come fa ad essere credibile uno che per sua stessa ammissione non ha mai preso in mano uno strumento musicale?
      Non è un caso se i critici di professione lo considerino un ciarlatano.
      Io sono convinto che la critica si suddivida in due filoni: la critica “estetica” e la critica “tecnica”. Il lato estetico è accessibile a chiunque: ognuno ascolta ed esprime ciò che quel brano gli suscita, è puramente personale.
      Poi c’è il lato tecnico, e quello è accessibile solo a chi la musica la fa, la suona e la studia.
      Scaruffi è ottimo sotto il lato estetico, ma completamente impreparato sul lato tecnico.
      Il problema è che quando si vuole parlare di “influenze” e “innovazioni”, o conosci la teoria musicale, il pentagramma, i modi, tempi e le scale, oppure è meglio che stai zitto perché rischi di fare solo figuracce.
      Scaruffi è riuscito a propagandare le proprie convinzioni musicali perché è molto abile a livello estetico-descrittivo, e questo ammalia l’ascoltatore inesperto, ma rischia anche di deviare i giudizi rendendoti succube della sua visione univoca. Ad esempio quando descrive ciò che gli piace, gli dedica papiri interi con descrizioni volte e appassionate mentre ciò che ritiene di poco interesse lo liquida con una semplice descrizione sul genere.
      Ad esempio su “The End” dei Doors ci dedica una pagina intera descrivendone le sensazioni che suscita, mentre ad esempio su “Tomorrow Never Knows” lo inquadra semplicemente come “un altro brano psichedelico” (oibó, ce n’erano altri prima?)
      Così è ovvio che i Beatles appariranno piatti mentre i Doors saranno santificati.
      Ma la descrizione che ne fa è puramente estetica, da un punto musicale non ti dice nulla.
      Sono capace anche io a fare una descrizione esaltante usando un linguaggio poetico sui Beatles e stroncare magari i Doors (che AMO ALLA FOLLIA) liquidando i brani in due parole limitandomi semplicemente al genere a cui appartengono.

      Rispondi
  61. Gabriele A. Bellizzi

    La pazienza è reciproca*.
    1: Sono convinto anch’io che Scaruffi abbia un deficit nel non saper suonare uno strumento, e soprattutto che non abbia le conoscenze per valutare dal punto di vista prettamente tecnico (comunque non posso dire che non abbia una cultura musicale teorica, e credo neanche tu lo possa fare), ma in ogni caso non è questo il punto in una valutazione della storia del rock. E non c’è da stupirsi, dato che la maggior parte dei critici d’arte non è anche artista (e non necessariamente). Infatti pochi critici, e solo quelli che magari hanno studiato musica, descrivono anche da un punto di vista tecnico-armonico i brani. La maggior parte descrive, come fa Scaruffi, il punto di vista estetico-artistico che ne scaturisce, che ne viene fuori. E, da musicista, non ci vedo nulla di male, anzi, questa per me è la cosa più importante, e non trovo in questo un motivo per delegittimare Scaruffi. Si può dire che magari è superficiale dal punto di vista dell’analisi puramente tecnica, ma non vedo come questo lo renda un ciarlatano. Il fatto è che non frega niente se uno per esprimere un qualcosa utilizza una successione di accordi mai vista prima, è lo stile che ne scaturisce quello che conta (tra l’altro un concetto che espresse anche Miles Davis). Voglio dire, tu puoi fare la successione di accordi più banale a questo mondo e nonostante ciò creare uno stile completamente innovativo. Allora che dovresti dire nella recensione tecnico-tattica? “Grazie a questa successione geniale di 3 accordi è stato creato uno stile unico nel panorama mondiale!”? No, perché non è stato necessario innovare tecnicamente per creare qualcosa di nuovo. Per questo dico che non è tanto importante e degno di considerazione il comparto tecnico, almeno in una materia come quella di Scaruffi (ovvero storia del rock) (lo può essere in una lezione di armonia), quanto importanti siano (in misura molto maggiore) le innovazioni stilistiche.
    2: non è vero che Scaruffi liquida i gruppi che non gli piacciono scrivendo poco (sui Beatles ha scritto tutto quello che doveva dire senza di sicuro omettersi, come su Bowie e su tutti gli altri, soprattutto per quelli più famosi, forse proprio perché hanno molti fan, quindi per “accontentare” la massa), allo stesso tempo su moltissimi gruppi che valuta positivamente spesso spende poche parole o nessuna per la descrizione di ogni brano (per esempio per i Flipper, i Germs ecc.).

    PS.: molti gruppi che Scaruffi recensisce positivamente sono molto validi tecnicamente (attenzione, la tecnica serve per potersi esprimere, e ben venga) come i Mothers e tutti i turnisti di Zappa, che erano l’élite di quei tempi, i turnisti di Wyatt, i Soft Machine, i Doors, Fahery, Buckley ecc (ho citato solo quelli tra i primi posti), ma pure i Dream Theater, Joanna Newsom ecc… dall’altra parte prendi Bob Dylan, era scarso tecnicamente, ma che gli vuoi dire?
    Poi non capisco come, con le tue esternazioni, possa trovarti d’accordo con Romano, dato che i Beatles erano oggettivamente scarsini tecnicamente.

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  62. Romano

    Effettivamente ci vuole pazienza con tutti questi cloni di Scaruffi che si improvvisano esperti senza sapere niente di musica e senza neanche verificare le informazioni contenute nelle schede del loro punto di riferimento. Basta leggere il primo intervento di Gabriele o l’ultimo del titolare del blog. Ad ogni modo che Scaruffi sia un ciarlatano è un’opinione condivisa dal 99% della critica italiana e chiunque sa qualcosa di musica capisce che Scaruffi non ne sa niente,lo si capisce da ogni sua scheda.Bada che non è necessario conoscere il pentagramma o gli strumenti per fare il critico ma è indispensabile conoscere gli elementi su cui si basa la musica per scrivere qualcosa di sensato. Melodia , armonia, ritmo , dissonanza , struttura musicale di un brano, interpretazione , equilibrio : se non si conoscono queste nozioni si rimediano solo gaffe.Scaruffi irride la melodia ( ossia l’elemento più importante della storia della musica ),irride i ritornelli ignorando evidentemente che la forma bipartita , ossia alternare 2 temi diversi (strofa/ritornello in sintesi) , è la più diffusa della storia della musica sia classica che rock.Infine hai chiaramente frainteso l’intervento di Bruma dato che non ha mai parlato di abilità tecnica nel suonare gli strumenti, per tecnica si riferiva ad un’analisi strutturale dei brani e alla totale incapacità di Scaruffi di farne una credibile.

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    • Martino Savorani

      Romano sei fantastico! Tu non hai opinioni, ma verità assolute condite da virgolettati (che non ho trovato sul web, a parte Bernstein) e statistiche inoppugnabili – “che Scaruffi sia un ciarlatano è un’opinione condivisa dal 99% della critica italiana”. Insomma, sei onniscente e tranchant esattamente come Scaruffi, peccato che tu sia molto meno simpatico del Piero nazionale. Un caro saluto!

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      • Bruma86

        X Martino: per trovare le parole di Wyatt sui Beatles basta andare sul suo sito. È estrapolato da un intervista del 1975 sui suoi 10 dischi preferiti, e al settimo posto mette il Magical Mistery Tour, e a fine commento dice che il Beatles sono stato il gruppo più creativo e sperimentale di ogni gruppo prog ad eccezione dei Pink Floyd.

        X Gabriele: io non sto dicendo che Scaruffi non possa dire la sua, o che si debba per forza suonare per fare recensioni, ma sto dicendo che Scaruffi ha pretese di voler entrare in discorsi quali le influenze o le innovazioni, e per poterne parlare bisogna essere educati e preparati alla teoria musicale, aver studiato anni e possibilmente aver pure suonato (non a caso a mio parere il miglior critico musicale italiano è Paolo Fabbri, un musicologo di fama internazionale nonché musicista), perché le influenze non sempre possono essere colte da un semplice ascolto amatoriale. Ad esempio, i Beatles son stati tra i primissimi ad introdurre nel pop e nel rock l’uso delle scale modali mutuate dal Jazz degli anni ‘50 (ascoltare Norwegian Wood in misolido, cosa che poi riprenderanno più o meno una miriade di gruppi a venire). Son tutte cose che chi ha suonato sa, e ne ha preso a piene mani. Ma potrei farti un’altra miriade di esempi: per dire, Scaruffi liquida “We Can Work It Out” come una canzone soffice in retroguardia rispetto alle coeve “Satisfaction” e “You Really Got Me”, ma chi fa musica, SA che la canzone dei FabFour fu di fatto una rivoluzione copernicana per il suo cambio di ritmo improvviso tra la strofa e il ritornello, un’eresia in ambito pop all’epoca! E questo non lo dico io, ma il presidente dell’Accademia Lizard.

      • Romano

        Martino quando hai tempo leggi la pagina di wikipedia su Eleonor Rigby per verificare altri miei virgolettati.

    • Martino Savorani

      Comunque Romano, visto che continui a definirmi un clone di Scaruffi – definizione odiosa perché sottoindente che non abbia un pensiero mio e/o abbia una psiche così debole da esser stata sottomessa dalle parole di un semplice sito web come quello di Scaruffi – mi chiedo se tu abbiamo letto le mie classifiche di musica, queste sì che potrebbero far inorridire il 100% dei critici italiani, a partire da Scaruffi. In particolare, però, ti consiglio la lettura del paragrafo “I migliori artisti rock”, forse addolcirà il giudizio negativo su di me.

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      • Romano

        Sostituirò la parola clone con la parole seguace, forse meno offensiva e leggerò appena posso le tue classifiche.

    • Gabriele A. Bellizzi

      Rileggi bene la mia prima parte, ho fatto riferimento ai giri armonici e ho detto perché non è necessario per un critico analizzare in modo tecnico un brano, poi ho parlato anche della tecnica sullo strumento, per non tralasciare eventualità.
      Continui a dire che sono un clone di Scaruffi e che non capisco nulla di musica nonostante abbia detto che ho studiato, conosco bene scale, pentagramma, giri armonici, strutture dei brani (analisi di brani di Mingus, Monk e co. – non certo i primi Beatles di turno – ripetute fino allo sfinimento in conservatorio), suono più di 3 strumenti. Mo, a questo punto non voglio sapere se tu sei competente oppure no, do per scontato che sei un professorone, vorrei che dica allora cosa significa capire di musica, dato che continui a ripetere che non ci capiamo niente. Capire di musica è accettare i ritornelli e la melodia come massima espressione artistica di questo periodo? Mi dispiace ma non mi trovi accordo, per gli svariati motivi di cui ho parlato abbondantemente. Storicamente la canzone/sonata/opera col ritornello è la più usata, ma nel 900 è stata soppiantata da altro che ritengo più interessante (o comunque si è tentato, contro tutte le forze commerciali), ma Scaruffi lo dice chiaramente che secondo lui ritornello e melodia non sono fondamentali (attenzione, dice che non sono fondamentali, non che non ci devono essere, quindi non irride proprio niente mi sembra), tutti lo capiscono, non lo nasconde, se non sei d’accordo non lo consideri e leggi altro (anche se ti perdi parecchie cose belle secondo me), non capisco tutto questo accanimento contro un’opinione (legittima).

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      • Gabriele A. Bellizzi

        (Rispondo a Romano, poi leggo l’altra)

  63. Romano

    Ho notato che , nonostante l’eroico intervento di Bruma in mio soccorso , nessuno ha commentato i virgolettati che qualcuno ha definito mie invenzioni. Eppure sono state fornite numerosi fonti per documentarsi.

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    • Martino Savorani

      Non è questione di virgolettati… è che se si cita qualcuno, è preferibile mettere anche la fonte (non puoi pretendere che perda mezz’ora per trovare le tue citazioni in rete). Per me Wyatt, Bernstein & co possono dire quello che vogliono, proprio come lo dicono Scaruffi, John Vignola e altri critici musicali. Ognuno poi è libero di seguire l’opinione che ritiene più vicina al proprio sentire. La differenza è che se nel mondo il 99% delle persone dicono che i Beatles sono stati i più grandi, nessuno li contesta; se l’1% osa muovere una critica ai Fab Four, apriti cielo! Nei commenti a questa pagina c’è un sostanziale equilibrio solo perché la pagina è dedicata (positivamente) a Scaruffi, si chiamasse “Scaruffi è matto a bocciare i Beatles” ci sarebbero molti meno interventi “contro” i 4 di Liverpool. Tutto qui.

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      • Bruma86

        Il punto Martino non è porre gusti o riflessioni personali sulla musica. Il punto è che la narrazione di Scaruffi ha creato degli epigoni che distorcono letteralmente la realtà e la storia.
        Citare Wyatt (come se me potrebbero citare a decine, se non centinaia) serve semplicemente a smentire quelle post-verità di matrice scarruffiana sul fatto che i Beatles siano stati poco influenti, mentre la loro influenza è stata oggettivamente un macigno inamovibile per lo sviluppo della musica rock e pop del ‘900. Sempre lo stesso Wyatt dirà che è sempre grazie ai Beatles che la musica inglese è diventata famosa nel mondo, e che storicamente gli inglesi sul lato musicale abbiano sfornato poca cosa nei secoli (così come nella pittura e nella scultura).
        Citare i santini di Scaruffi serve semplicemente a destrutturarne la narrazione. Ma mica è l’unico.
        Se poi qualcuno mi dice che a lui i Beatles non dicono niente legittimo, per carità, i gusti sono gusti.

  64. Romano

    Martino continui a fraintendere il discorso : nessuno dice che i Beatles debbano piacere per forza, stiamo mettendo in evidenza le tante falsità che Scaruffi riporta nella scheda e che , inspiegabilmente , vengono prese per buone da tanti neofiti che non si preoccupano minimamente di verificare le informazioni contenute e l’intervento di Gabriele ne è la prova.Rileggendo la lunga serie di interventi ( 100 !) ho visto che molti prima di me e Bruma hanno messo in evidenza questo dato di fatto.

    Rispondi
  65. Romano

    Martino ho letto le tue classifiche e devo correggere il mio giudizio troppo sommario. Non è la solita clonazione di Scaruffi e ci sono alcune piacevoli sorprese , soprattutto Incredible ! dei Kaleidoscope che considero il disco più sottovalutato degli anni 60.

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    • Martino Savorani

      Vedi che alla fine su qualcosa ci troviamo d’accordo… e poi Scaruffi mi darebbe fuoco per aver messo gli 883 in classifica 😀

      Rispondi
  66. Bruma86

    Sulla scheda della recensione ad Abbey Road ho letto di quelle cose racapriccianti.

    Difficile non vedere un emulo di Scaruffi in Martino, usa gli stessi (falsi) argomenti.

    Pensare che i Beatles non abbiano anticipato Il progressive rock è semplicemente falso, e non è un’opinione.

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    • Martino Savorani

      Ebbene sì, mi hai beccato: lo ammetto, sono Piero Scaruffi. Avevo creato questo sito per potermi esprimere liberamente, senza i vincoli di una celebrità ingombrante; evidentemente non è bastato.

      Che i Beatles abbiano anticipato il progressive rock è così vero che su Wikipedia leggo “In America emergono gruppi come Jefferson Airplane, Grateful Dead, The Doors e Velvet Underground che, anche tramite l’uso di sostanze allucinogene, sperimentano nuove sonorità, nuovi colori prima di allora inesplorati. FURONO QUESTI ARTISTI AD ISPIRARE I BEATLES: infatti questi ultimi avevano già tracciato colori e suoni psichedelici nel 1966 con Revolver, ma è nel giugno del 1967 che esce il secondo concept album (il primo fu Freak Out! di Frank Zappa) della storia della musica rock: Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. IL DISCO È LA RISPOSTA BRITANNICA A PET SOUNDS DEI BEACH BOYS E SVILUPPA INTUIZIONI GIÀ AVUTE DA DONOVAN, THE YARDBIRDS, THE ANIMALS, THE WHO”.

      Ora mi dirai che Wikipedia è controllata dalla potente lobby scaruffiana, e io ti risponderò “che barba che noia, che barba che noia”. Ciao!

      Rispondi
  67. Romano

    Non dovrei insistere dato che l’argomento è sviscerato a sufficienza ma interventi come quest’ultimo richiedono doverose puntualizzazioni . Innanzitutto wikipedia è attendibile come i commenti che si fanno al bar dello sport la domenica sera al termine delle partite dato che chiunque può scrivere quello che gli pare senza avere alcuna credenziale,inoltre molti dei giudizi che si leggono su wikipedia sono chiaramente copiati da Scaruffi dato che il suo blog è molto in vista e tanti internauti che non hanno mai letto un’enciclopedia scritta da chi conosce la storia del rock considerano dogmi i teoremi del pierino considerato che non hanno i mezzi per avere una propria opinione ma soprattutto non capisco che diavolo c’entra negare l’influenza che i Beatles hanno avuto sul Prog ( come detto in precedenza sia Robert Fripp che Roger waters che Peter Babriel che Jon Anderson indicano i Beatles come principale influenza in assoluto per le loro suite ) affermando che a loro volta sono stati influenzati da altri ! TUTTI i musicisti sono influenzati da musicisti che li hanno preceduti: Bach ha avuto un’enorme influenza sulla musica e a sua volta fu influenzato da tanti musicisti suoi contemporanei. Per scrivere di musica bisognerebbe avere un minimo di preparazione almeno sugli elementi basilari.

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    • Martino Savorani

      Romano, fammi capire: se tutti i musicisti sono stati influenzati (l’influenza tra l’altro è una malattia) da chi li ha preceduti, l’importanza di questa influenza è bassa, non credi? Comunque ascoltando chi hai citato, non mi vengono in mente i Beatles. A te
      sì? Che poi influenzare vuol dire tutto e niente. Ad esempio può voler dire che gli ha fatto venir voglia di fare musica diversa. Comunque ti assicuro che appena andrò a nell’aldilà (spero il più tardi possibile) la prima domanda sarà sull’importanza dei Beatles nella storia del rock

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  68. Gabriele A. Bellizzi

    Esattamente Martino, questi prendono la parola “influenza” e la interpretano a loro piacimento, la verità è che c’è influenza e influenza, i Beatles hanno avuto una grande influenza in ambito POP, che voi probabilmente (anzi, senza probabilmente) confondete e tendete a mischiare con il rock.
    Ma dato che vedo che la discussione è ancora in piedi vorrei tramortirla concludendo il mio pensiero e rispondendo ad alcuni punti precedenti di Bruma.
    Prendiamo un musicista che crea qualcosa di nuovo solo ed esclusivamente dopo uno studio e una ricerca che lo hanno portato alla formulazione di nuovi modi di interpretare una scala (per esempio), questo qualcosa è da considerarsi parto della sua mente e del suo genio, o è solo il risultato a seguito di una ricerca di studio? Molti innovano in questo senso (direi tecnico) (spesso un’innovazione fine a se stessa che non ha nulla da dire contenutisticamente), altri innovano da un punto di vista marcatamente stilistico (che non è sempre accompagnato da innovazioni tecnico-armoniche ma che sempre possiede un significato, un messaggio) (il quale rivedo nelle preferenze di Scaruffi). Quest’ultimo “lato” dell’innovazione musicale è, inoppugnabilmente, maggiormente “artistico”, anche perché, banalmente, tutti hanno in teoria la possibilità di creare qualcosa di nuovo attraverso una ricerca teorica, ma non tutti hanno il genio che produca uno stile completamente personale, quindi quello che secondo me conta, e ne sono fermamente convinto, è il risultato, non lo sforzo, perché spesso le cose geniali escono più naturali di tutte. Se una persona qualunque volesse fare una melodia memorabile e complessa ci potrebbe mettere anche tutto il tempo del mondo, ma alla fine qualcosa di tutto rispetto ne uscirebbe; se invece avesse in passato voluto fare qualcosa di originale come Negativland, Sea Song, Spiderland ecc. avrebbe potuto sbattere la testa per tutta la vita, anzi, per più vite, ma non le sarebbe mai uscito quel sound lì, mai al mondo, perché solo loro potevano fare rispettivamente quello che hanno fatto, solo loro potevano soltanto pensarlo. Questo è il genio. I Beatles si fecero influenzare spudoratamente dagli stili esistenti allora, seguendo la corrente e seguendola male, questo risulta lampante vedendo le diverse “fasi” del loro sound: dal brit-pop dei primi anni 60 all’annacquamento psichedelico di quel pop nella seconda metà dei 60, la loro indole era quella del gruppo pop, possono anche aver innovato in qualche ambito ma in quel caso non si parlerebbe più del lato rock, mi verrebbe da dire che i Beatles (’66-’70) sono il gruppo psichedelico “per bambini”, è ovvio poi che i Beatles abbiano fatto scuola per chi voglia dalla musica un rientro economico, ma per i grandi artisti questo è l’ultimo dei problemi. Quindi, secondo me, parlando in base alla mia esperienza musicale soprattutto di compositore e in base a ciò che penso, che ho in parte testé espresso, dal punto di vista artistico il livello di “innovazione” di strofa-ritornello nella citata “We Can Work It Out” dei Beatles non è nulla rispetto al livello di innovazione stilistica che hanno apportato diversi gruppi a loro coevi, qualsiasi innovazione tecnico-armonica non dico che non sia degna di considerazione, ma che passa nettamente in secondo piano (Scaruffi spesso non le prende nemmeno in considerazione, su questo ve ne do atto, ma i gruppi che ha bollato come capolavori tali rimangono e i gruppi che ha bollato come mediocri per la maggiore non si salvano comunque)… vogliamo mettere a paragone le canzonette-tipo compresse dei Beatles con quel tripudio e trionfo di phatos e di SIGNIFICATO radicale e totale dei Doors, di Bob Dylan, dei Red Crayola, di Zappa, dei Kaleidoscope, di Sandy Bull, dei Pink Floyd, di Beefheart, dei Velvet Underground, di Cohen, di Hendrix, di Robbie Basho ecc.? Mi viene da fare un paragone: mettiamo che due persone vogliano farti capire cos’è un pugno in faccia… la prima ti spiega tutto a parole, le sensazioni che provi, il dolore ecc., la seconda invece ti rifila direttamente il gancio senza dire nulla. Sicuramente capirai di più dalla seconda persona cosa sia un pugno in senso lato; ecco, semplificando, dal punto di vista del significato mi viene da accostare i Beatles alla prima persona, gli altri alla seconda.
    Quindi, se uno fa la musica che si faceva già dieci anni prima aggiungendo SOLO innovazioni metriche e/o armoniche non ha fatto niente, nulla dal punto di vista artistico, come è ovvio che sia. Ma se uno fa musica personale con un suo stile e sound, ha sì dopo tutta la libertà anche di creare innovazioni tecniche e “capisaldi” armonici, per quanto non ce ne sia bisogno per creare un’opera superiore alle altre. E il punto è qui: se hai stile puoi anche non avere la tecnica per valere qualcosa in ambito artistico, contrariamente, se hai tecnica ma non hai stile non vali granché. (E ovviamente con tecnica intendo sempre capacità e conoscenze sia teoriche sia pratiche che si mettono in gioco nella composizione, e con stile intendo una personalità che sia il più possibile unica e distinguibile).
    Il mio principale obiettivo ad ogni modo non era quello di discutere se i Beatles valgano 5 o 9, gli sono totalmente indifferente, ma quello di esporre la mia visione, dalla quale ho notato il sito di Scaruffi sia in gran parte permeato. Se poi i Beatles non si rispecchiano positivamente in questa mia visione li valuto di conseguenza, ripeto, un paio di album si salvano, ma che siano dei grandi inventori è dire il falso.
    Per quanto riguarda le influenze (a parte il fatto che S. non ha stilato neanche una classifica sui gruppi più influenti, quindi non mi sembra abbia tutte queste “pretese”, ha giusto nominato i Velvet Underground come gruppo più influente, ma niente che assomigli a una gara tra qualcuno e qualcun’altro, da quello che ho letto, anzi, molti artisti che valuta positivamente sono influenzatissimi da altri e lo dice, come i Faust, i quali però hanno scombussolato tutto), metterei sulla bilancia quelle stilistiche e quelle “tecniche”; chi fa musica tende, anche inconsciamente, a seguire e a farsi influenzare sempre più dall’aspetto stilistico-emotivo che da quello tecnico-armonico, per quanto vadano comunque di pari passo, chi si fa influnzare e si concentra principalmente sull’aspetto tecnico-armonico è ovvio che non avrà molto da dire… questo aspetto risulta artisticamente meno interessante e influente. Nel Jazz per esempio questo è dimostrato abbondantemente, basti vedere il motivo stesso per cui è nato e si è diffuso, che è lo stesso per il quale i vari sottogeneri rock nascono e si diffondono (uno stato d’animo, di conseguenza un bisogno), poi in caso le evoluzioni armoniche nascono in funzione dello stato d’animo, non il contrario. Anch’io prendo spunto e uso a piene mani le innovazioni armoniche di chicchessia, ma cio’ non significa che sia influenzato dalla sua vena artistica, ma neanche per sogno, quella è altra roba.
    Perciò, Scaruffi ha indubbiamente una carenza nell’analizzare strutturalmente da un punto di vista tecnico i brani, ma carenza su cui, per le cose dette, sorvolo. Nel caso mi servisse un’analisi armonica mi reco tranquillamente presso altri lidi.

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    • Martino Savorani

      Gabriele, in realtà Scaruffi ha fatto una classifica dei 10 musicisti più influenti: si tratto proprio solo di un trafiletto che trovi nella sua pagina dei Best Rock Albums of all Time, lo riporto qui per completezza (dall’1 al 10): Chuck Berry, Velvet Underground, Rolling Stones, Neil Young, Ramones, Bob Dylan, Captain Beefheart, Can, Pere Ubu, Bruce Springsteen, Pink Floyd, Byrds.

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      • Gabriele A. Bellizzi

        Ah ok, grazie, non l’avevo mai notato… comunque il discorso rimane quello.

  69. Romano

    Ma nessuno interpreta niente a proprio piacimento , ci limitiamo a segnalare quello che pensano molti dei musicisti preferiti dai detrattori dei Beatles. E poi queste distinzioni tra rock e pop sono infantili, la qualità della musica non dipende dal genere di appartenenza e i pochi consensi che ha avuto la musica moderna presso critici di musica classica ( sempre iper critici verso il Rock ) appartengono quasi tutti alla canzone Pop. Inoltre Gabriele il tuo giudizio è un copia/incolla dalle schede di Scaruffi ed è inutile che neghi l’evidenza, i gruppi che hai citato sono i gruppi preferiti da Scaruffi per quel periodo e affermazioni tipo “canzonette” o “psichedelia per bambini” sono chiaramente figlie di un adottamento delle teorie del pierino e non vedo perchè offendersi se qualcuno te lo fa notare.

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  70. Gabriele A. Bellizzi

    Ok, allora ho capito… l’80% delle argomentazioni degli anti-Scaruffi ad antitesi di quelli d’accordo con lui: “quello che dici è copiato e/o figlio della lettura del sito di Pierino”.
    Il 20%: “ma il famoso *nome di critico di musica classica* ha detto che “…””.
    Argomentare normalmente per smontare la tesi altrui: tendente allo 0%.
    Non è certamente sufficiente dire che un’idea sia simile a quello che pensa Scaruffi per confutarla, devi impegnarti di più.

    PS.: non è che la qualità della musica dipende dal genere di appartenenza, semmai è il genere che dipende dal tipo di musica, che è ben diverso. Il genere non è “passivo” alla musica che deve essere etichettata e mossa a seconda del genere, è la musica ad essere “passiva” e il genere “attivo” ad etichettarla, il che possiede un’accezione filosofica sensibilmente diversa.
    Basta ascoltare una canzone per dire se tende al pop o al rock, non è difficile. Laddove la musica tende a essere confezionata il più possibile per il piacere delle masse (cosa senza senso nell’arte, in quanto l’artista che crea appositamente per avere riscontro favorevole del pubblico non è nemmeno un artista) si è più vicini al pop. Ho sentito gente dire che la musica deve essere prodotta appositamente per piacere al pubblico, niente di più sbagliato. Questo non vuol dire che una canzone che piace alla massa sia automaticamente di basso valore artistico, ma che spesso è proprio così, ovviamente.
    Altra cosa, chi produce musica non appositamente ma inconsapevolmente adatta a soddisfare l’ABITUDINE di ascolto del grande pubblico naturalmente è artisticamente peggiore, perché fa musica di basso livello senza neanche saperlo, magari pensando pure di fare capolavori.

    Rispondi
  71. Romano

    Ho argomentato a lungo in precedenti interventi, ti stai arrampicando sugli specchi. E quel lungo discorso sul pop e sul rock è senza senso, il rock è fatto per assecondare i gusti della massa alle stesso modo del pop, queste distinzioni ( il rock è arte il pop è commercialità)sono ridicole e infantili. Devi sapere che Mozart e Beethoven hanno composto tutta la vita per piacere al pubblico, scrivevano e presentavano la composizione al pubblico,se piaceva proseguivano su quella strada altrimenti passavano ad altro.

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  72. Gabriele A. Bellizzi

    Pensala come vuoi, ci mancherebbe, io penso che non abbia molto senso questa visione degradata della musica che tu hai, perché quella che hai descritto non è tanto musica, quanto, non so, compravendita, marketing, insomma cercare di creare un prodotto che soddisfi al meglio l’acquirente, anche abbastanza grottesca come visione. Poi usi la frase “non ha senso” in modo inappropriato e buttata lì senza spiegazione, perché mai non avrebbe senso il mio discorso?
    Quando un musicista inizia a comporre preoccupandosi di cosa possa piacere al pubblico, in quello stesso momento smette di fare musica… l’ho buttata giù un po’ esasperata ma il succo è questo.
    L’unico che si arrampica sugli specchi sei tu quando, non sapendo che dire, ricorri ai cari vecchi cloni di Scaruffi, io sto continuando a spiegare perché mi sembra che non recepisca quello che voglio dire: non ho assolutamente detto che pop=commercialità e che rock=arte, rileggi, non ho neanche dato una definizione di pop, ho solo descritto l’evidenza di una delle sfaccettature (quella che riguarda principalmente il mercato) di ciò che si può chiamare pop, e ci sono studiosi che non sono di certo tanto moderati nelle descrizioni come lo sono stato io, il ricercatore Lucio Spaziante non ci va tanto per il sottile: “il pop è mainstream di facile ascolto dipendente dall’industria discografica”.
    “Il rock è fatto per assecondare i gusti della massa”, non so che intendi con “è fatto”, sicuramente è nato dando un’alternativa più “ballabile” e fruibile al jazz, e per questo si è anche fatto una cattiva nomea negli ambienti più “acculturati” come tutti sappiamo (io non lo chiamerei neanche rock quello dei primi anni, il rock’n roll era paradossalmente più vicino al pop che al rock), ma nel tempo è evoluto molto artisticamente. Il pop (come oggi lo intendiamo) invece è “nato” dal rock come lato squisitamente più commerciale ed effimero, non è un segreto questo.
    Certo che argomenti poco, ma quando lo fai escono certe sparate sbilenche e ambigue.

    Rispondi
  73. Romano

    Ho argomentato tutto nei precedenti interventi e cui non hai avuto alcun argomento per ribattere , continui con “ragionamenti” insensati sul rock e il pop che non c’entrano nulla con la discussione e sono solo ridicoli oltre che adolescenziali. Quell'”analisi” sul piacere alle masse come fosse una cosa ignobile ( TUTTI gli artisti della storia hanno avuto come primo fine piacere alle masse ed infatti ho fatto l’esempio di Mozart e Beethoven a cui non hai avuto argomenti per ribattere ed hai glissato ) è la tipica conclusione a cui si giunge quando non si hanno più argomenti per criticare i Beatles. Ricordo che sono intervenuto la prima volta al tuo commento perchè fu il più incredibile susseguirsi di falsità che abbia mai letto su internet :” i Beatles non li ascolta nessuno, non hanno influenzato nessun gruppo rock etc”. Inoltre continui a citare giudizi da parte di chi non sa niente di musica e ignori le opinioni di chi invece ha le conoscenze per farlo tra cui gran parte dei tuoi musicisti preferiti.

    Rispondi
    • Martino Savorani

      Romano e Gabriele, vi va di fare la vostra Top 5 o Top 10? Così, per curiosità…

      Rispondi
  74. Gabriele A. Bellizzi

    Ho risposto come ho potuto (molto più del dovuto) alle tue argomentazioni campate un po’ in aria e con poche spiegazioni, più che altro basate su pareri altrui anche di dubbia valenza (critici di musica classica), (una costante di chi osanna i Beatles è quella di parlare per opinioni altrui, buttando lì la sentenza senza entrare nel merito del ragionamento, semplicemete parlando per interposta persona e accusando poi gli altri di copiare le frasi di Scaruffi, mah), tralasciando il fatto che ti sbeffeggi da solo dicendo che un brano debba avere una linea melodica, un’”organizzazione di fondo”, da poter analizzare e solite menate… questi sono paletti, non da adolescenti, da asilo nido. Dalla discussione ne esce che io potrò anche aver detto inesattezze sui Beatles, sicuramente, non mi dispiace averli trattati un po’ con sufficienza (infatti mi hai risposto per correggermi su questo, che però era solo una piccola parte del mio discorso iniziale), però tu hai dimostrato di avere una concezione della musica a dir poco limitata e imbarazzante che denota ignoranza, il che è un problema che sta a monte e dovrebbe bastare per esularti dalla conversazione, che, evidentemente, richiede la considerazione anche e soprattutto di musica “non meldica”.
    Personalmente la chiudo qui.
    (L’unica antitesi veramente interessante l’aveva lanciata Bruma quando ha detto che la storia dei migliori artisti musicali la può scrivere solo chi ha studiato musica ed è addentro ai concetti teorici armonici per poter distinguere al meglio le varie influenze, antitesi alla quale ho risposto con una lunga riflessione).

    PS.: perché dovrei ribattere al fatto che Mozart faceva musica in base a quello che gli dicevano gli ascoltatori? Si ribatte da solo.

    Marino, la mia top 10 (questi sono gli album che mi hanno colpito di più da quando ascolto musica, non i “migliori”, non voglio stilare una classifica oggettiva dei “migliori” perché non sono un critico e comunque non avendo ascoltato tutto sarebbe pretenzioso come minimo. Considererò più i miei gusti):

    1. Faust
    2. White Light/White Heat
    3. Highway 61 Revisited
    4. Spiderland
    5. Neu!
    6. Loveless
    7. Blonde on Blonde
    8. Canaxis 5
    9. Suicide
    10. Red

    Rispondi
    • Bruma86

      @Gabriele

      1) Ah, vedo che ti piace Neu! Lo sai che “Hallogallo” è ispirata ad “I’m Only Sleeping” contenuta in Revolver?
      La backward guitar che senti intrecciata nei ripetitivi pattern sonori del brano è stata introdotta dai Beatles. Vedi la genialità dei fab four?
      Giocare coi nastri magnetici ha aperto un mondo alla musica a venire, krautrock compreso.

      2) Vedo inoltre Canexis5 in ottava posizione, del grande Holger Czukay.
      Lo sai che Czukay decide di fondare i Can dopo aver sentito “I Am The Walrus”. Ne fu letteralmente sconvolto!

      3) In “Came in Alone” c’è l‘influenza della psichedelia Beatlesiana, pure Scaruffi è costretto a riportarlo nella sua scheda.

      C’è poco da fare: i Beatles sono stati molto influenti per gruppi coevi e artisti successivi, basterebbe interpellare pure i diretti interessati per capire come fosse apprezzata l’arte Beatlesiana.

      Rispondi
      • Romano

        Il problema è che tanti internauti non sono interessati a sapere come stanno realmente le cose ma condividono a occhi chiusi quello che scrive Scaruffi senza neanche provare a farsi una propria idea o , quantomeno , verificare le informazioni. Questo è un vero è proprio lavaggio del cervello.

      • Martino Savorani

        L’influenza dei Beatles non è in questione: erano per tutte le radio e le tv, ci credo che fossero influenti! Ma non voglio riaprire il dibattito, è già stato detto troppo. Trovo invece sensazionale il commento di Romano, che ribadisce per l’ennesima volta lo stesso concetto. Caro Romano, se vuoi puoi continuare a ribadire la tua idea all’infinito, ma dovresti imparare a rispettare gli “internauti” (termine desueto come pochi) che la pensano diversamente da te. Noi del popolino non possiamo pretendere di elevarci al tuo livello, dovresti quindi mostrare un minimo di pietà e non additarci come ignoranti, disinformati, plagiati… da un sito web! Perché se anche fosse vero che “condividiamo a occhi chiusi quello che scrive Scaruffi”, tu condividi a occhi chiusi quello che dice il resto del mondo. E se il plagiato fossi tu? Perché sappi che tutto il mondo è pro Beatles, quindi forse sei tu che hai accettato il pensiero comune senza vagliarlo a dovere. Ma non perderci la testa su questo pensiero, fatti una risata ogni tanto.

      • Gabriele A. Bellizzi

        Bruma, non volevo rispondere perché mi rendo conto che a questo punto non posso che ripetermi, già ho espresso il concetto, mi sembra, proprio nella risposta a un tuo commento: uno che inventa uno “strumento” e non un “linguaggio” è drasticamente inferiore dal punto di vista “intellettuale”.
        Tra l’altro ho detto che ho quantomeno generalizzato dicendo che i Beatles non abbiano influenzato nessuno, semplicemente perché ci sono vari livelli di influenza, quindi il punto non è tanto questo perché chiunque può in teoria influnzare chiunque (specialmente se si è sotto l’occhio di tutti), l’importanza dell’influenza dipende dalle idee concettuali più che da quelle tecniche, ora non dico che i Beatles non abbiano influenzato anche concettualmente, ma, è un’immagine che non posso vedere senza sorridere un po’… tornando a me, il riprendere un tipo di tecnica o effetto nuovo introdotto da un altro non c’entra niente con l’influenza (che intendo io almeno – quella concettuale e filosofica, non le inezie tecniche – ma voi credete pure a quello che volete).
        Tra parentesi, a me non importa niente eh, ma non capisco tutta questa idolatria per un gruppo che non faceva neanche gran parte del lavoro che ascoltate, dato che Martin arrangiava, e tutte ste trovate eccentriche che menzionate forse alla fine sono proprio sue (che, per l’ennesima volta, non valgono niente senza un concetto originale dietro).
        Non entro nel merito del fatto che i Can si siano formati grazie ai Beatles perché è un’affermazione che non posso verificare, (a proposito, io mi sono messo a comporre musica sopratutto grazie ai Genesis, ma non per questo li considero, neanche lontanamente, il gruppo migliore al mondo), d’altra parte sei tu che dovresti portare le fonti (attendibili) a sostegno di queste affermazioni.
        In ogni caso il discorso che ho fatto non cambia.

        Esco ora un po’ dal tema, mi premeva fare questa, credevo ovvia ma evidentemente no, riflessione… ho sentito dire spesso questo, anche da parte di artisti che stimo molto: quanto a più persone piacerà un’opera artistica, tanto più questa sarà bella. È facile dire questo, ma non è così, altrimenti sarebbero capolavori le canzoni di Justin Bieber, i libri di Fabio Volo, gli ultimi Avengers ecc. . E allora le canzoni con i più alti e profondi messaggi? I libri con complessi concetti filosofici? Come anche i dipinti, i film ecc. questi, spesso poco fruiti o sconosciuti cosa sarebbero? Dato che non trasmettono nessuna emozione alla maggior parte della gente non sono validi? No, è semplicemente che la maggior parte della gente non arriva a capire concetti di una certa complessità per poter toccare una sola delle emozioni che questi posseggono in misura sconvolgente, ed è normale perché ci sono concetti davvero difficili da afferrare. Quindi, è in realtà il contrario a dirla tutta. Che poi, non capisco cosa ci sia di male nell’ammettere di non capire qualcosa, io non capisco i libri di Kierkegaard, va bene, eppure non vado a dire che sono senza senso, anche se mi potrebbe sembrare così, non vado a dire che Kierkegaard era un pivello dilettante, perché allora sì, sarei davvero profondamente ignorante. Ammetto pacificamente di avere dei limiti di comprensione e al massimo cerco di migliorare.

        Romano, la tua capacità di argomentare ormai si limita a gli stessi “slogan” ripetuti, non ho alcun interesse nel risponderti, le informazioni che ho è che nella musica che ascolto, dei Beatles non c’è neanche l’ombra, a parte forse qualche inezia che voi considerate ispirazione suprema, anche perché non ci sarebbero molte ombre da ascoltare.
        Il lavaggio del cervello al massimo lo fanno a voi le major, che hanno più di un motivo per farlo e che lo hanno sempre fatto, al contrario di un semplice critico come Scaruffi.
        Poi ragazzi, ripeto, a me non frega nulla dei Beatles, ma se vi fa tanto contenti li metto al primo posto eh. Davvero geniali, tra quelli che facevano canzonette nei ‘60, loro erano senza dubbio quelli che le facevano più orecchiabili.

    • Bruma86

      Gabriele, ti rispondo qua alle tue ultime considerazioni perché il blog non mi permette di rispondere direttamente al tuo ultimo intervento.

      Allora:

      1) Partiamo dalle considerazioni di Czukay, raccolte durante un intervista per la rivista musicale “Mojo”:

      […]That changed after meeting a young student named Michael Karoli, who played guitar. “Michael was arrogant, really arrogant,” Czukay told Mojo. “But he was trying to teach me something about music. He knew something that I didn’t know.” When Karoli played The Beatles’ “I Am the Walrus” for Czukay, the teacher flipped: “I thought, ‘How can they make something like that? It sounds sometimes more [akin] to Stockhausen than to The Beatles!” he told Mojo. (“Stockhausen later told me how proud he was that the Beatles have put him beside W.C. Fields on [the cover for] Sgt. Pepper,” he added.) […]

      https://www.npr.org/sections/therecord/2017/09/06/548955213/mapping-the-vast-influence-of-holger-czukay-alchemist-of-krautrock-legends-can?t=1567183746972

      Partendo dalle considerazioni di Czukay mi ricollego al tuo intervento riguardo al “linguaggio”.

      I Beatles hanno tradotto le idee e i concetti provenienti dalla musica d’avanguardia (McCartney era allievo di Berio, Stockhausen e Cage) e li hanno innestati in strutture musicali convenzionali, tipiche della musica Pop.

      Questa non è una rivoluzione del linguaggio musicale? Fu letteralmente un TERREMOTO!
      I Beatles non inventarono niente, nessuno inventa niente nella musica. Ma sono riusciti a trasportare concetti musicali d’avanguardia e li han fatti filtrare in strutture musicali convenzionali, gli hanno dato un senso, ed è il motivo per cui oltre ad aver avuto un successo planetario sono anche presenti nel pantheon di molti musicisti che a loro volta hanno ispirato altri musicisti fino ai giorni nostri.

      2) Dici che le innovazioni tecniche non c’entrano nulla con il linguaggio musicale e con i concetti musicali.

      Niente di più falso: è dalla tecnica (e quindi dalle sue innovazioni) che sgorga il linguaggio musicale e si definisce col suono.

      Esempio: Quando Lennon decise di far andare al contrario il nastro su cui era incisa la chitarra in “I’m Only Sleeping”, ha innovato un linguaggio, perché ha tradotto in termini sonori una sensazione “onirica”, fluttuante tra sogno e realtà come nel dormiveglia. Un’innovazione che servirà a far progredire il linguaggio della musica psichedelica che sarebbe esplosa da lì a poco (Hendrix e i Neu! ringraziano).

      Il suono diventa descrittivo: diventa “linguaggio”.

      3) E giungiamo all’ultima descrizione, un altro mito scaruffiano duro a morire: gli arrangiamenti frutto della mente di Martin.

      Altra falsità: Martin aiutava a tradurre in termini musicali le intuizioni dei Beatles mettendo loro a disposizione le sue conoscenze di musica classica, ma era tutta farina del loro sacco.

      Ti consiglio il saggio di Ian McDonald a riguardo, dove descrive minuziosamente la genesi musicale di ogni loro brano.

      Rispondi
      • Romano

        X Martino : di risate me ne faccio tante , anche troppe quando leggo “critici” improvvisati su internet. X Gabriele: se mi si chiede quanto fa 2+2 decine di volte per decine di volte devo dare sempre la stessa risposta.Se qualcuno continua a dire che sono condizionato da opinioni altrui devo per forza ribadire che dopo decenni di musica classica NON posso essere condizionato da opinioni altrui dato che ho una mia preparazione musicale e dei miei criteri. Inoltre il tuo continuare ad inveire contro la stupidità della massa che non capisce alti contenuti filosofici di nicchia è puro radical chic ad oltranza e quasi sempre chi si autodescrive un soggetto elevato solitamente non ha alcuna preparazione sugli argomenti che decanta. Per es ho letto l’intervento di Matteo nel 2010 su questo pagina e ossessivamente inserisce nel discorso Beethoven ( perchè lo fa Scaruffi in continuazione ) senza alcuna attinenza alla discussione e senza sapere niente della musica di quel musicista: ad un certo punto appare evidente che non sa neanche cos’è la forma sonata ossia la più importante forma espressiva della storia della musica classica! Per chiudere gli ultimi film degli Avengers mi sono piaciuti moltissimo,più di tanti film di nicchia che non necessariamente sono validi.X Bruma : al saggio di Mc Donald preferisco quello di Mark Lewison, Ian è troppo iperselettivo parla bene di pochissime cose anche riguardo i suoi gruppi preferiti.

  75. Romano

    Anch’io la chiudo qua ma basta leggere i miei primi interventi per vedere che ho risposto con mie opinioni e mie analisi strutturali sia riguardo dischi che reputo sopravvalutati ( o inascoltabili ) sia a canzoni dei Beatles e se ho tirato fuori opinioni di esperti di musica classica o da musicisti come Fripp o Wyatt è per dimostrarti che il tuo primo intervento è stato il più assurdo e pieno di falsità che abbia mai calcato il web ( ed ho risposto solo ad una piccola parte di quelli che hai scritto…). Comunque la mia attuale TOP 10 è questa : 1 ELECTRIC LADYLAND ( JIMI HENDRIX ) 2 REVOLVER ( BEATLES ) 3 VOL 4 ( LOUIS ARMSTRONG ) 4 RED ( KING CRIMSON ) 5 BLACK BROWN & BEIGE ( DUKE ELLINGTON ) 6 SAVOY SESSIONS ( CHARLIE PARKER ) 7 SANDINISTA ( THE CLASH ) 8 ELVIS 56 ( ELVIS PRESLEY ) 9 STATION TO STATION ( DAVID BOWIE ) 10 SIGN O’ THE TIMES ( PRINCE ).

    Rispondi
  76. Romano

    Bruma 86 per curiosità qual’è la tua Top 5 o Top 10 ?

    Rispondi
    • Bruma86

      La mia Top 10:

      1) Pet Sounds
      2) Revolver
      3) VU&Nico
      4) Sgt.Pepper
      5) Kind Of Blue
      6) Disintegration
      7) White Album
      8) The Doors
      9) Marquee Moon
      10) Are You Experienced?

      Rispondi
  77. Martino Savorani

    La top10 di Gabriele la conosco bene, ad eccezione di Canaxis 5 che, pur avendolo, l’ho ascoltato così poco che non ricordo com’è (mi prometto di recuperarlo). Oltre ai Velvet Underground noto con piacere i Suicide: un album davvero incredibile. Più spiazzante la top di Romano: non mi aspettavo l’inserimento di album jazz. Interessante trovarci quell’album di Prince, notevolissimo. Forse la sorpresa maggiore è Station to Station di Bowie, che non ho mai ascoltato (incredibile come il mio amore per Bowie sia legato quasi esclusivamente all’album The rise and fall…).

    Rispondi
  78. Romano

    Ti suggerisco di ascoltarlo…e ripetutamente. Travolgente la title track ( tra i pochi brani dell’epoca ad avere una giustificazione per durare 10 minuti ) , commoventi World on a wing e la cover di Wild is the wind.

    Rispondi
  79. Romano

    Mi erano sfuggiti alcuni curiosi sofismi del mio interlocutore: mi accusa di essere da asilo nido perchè ritengo che in mancanza di una struttura musicale non si possa parlare di musica quando con un minimo di raziocinio dovrebbe essere chiaro che bisogna essere ancora nella fase embrionale per apprezzare un brano che non ha una struttura musicale ! Se non c’è una struttura musicale una brano non vale nulla.Credo sia una logica matematica.Poi mi dice che non vale la pena di rispondere al fatto che grandi artisti hanno fatto opere per assecondare i gusti del pubblico quando subito prima ha scritto che se si lavora per assecondare i gusti del pubblico non si è neanche artisti.Poi mi accusa di ignoranza quando ho più volte affermato( e dimostrato ) che conosco la musica classica dato la studio da tutta la vita e mi sembra difficile lui mi possa dare dell’ignorante.

    Rispondi
    • Valerio S.

      A Romano

      Una cosa che hai detto mi lascia perplesso… hai scritto di pezzi in forma *suite* che sarebbero
      senza struttura: è quasi una contraddizioni in termini. Forse volevi dire che *per te* le suite in
      ambito non di musica classica non hanno una strutturazione? Oppure che non l’hanno in genere quelle composte da gruppi di area “rock”, salvo eccezioni? Per quanto riguarda la musica classica anche wikipedia parla di strutture: https://it.wikipedia.org/wiki/Suite_(musica)
      E non vedo perché una suite in vari movimenti come “A Saucerful Of Secrets”, seppure breve, sia senza struttura: io ascolto la musica da 60 anni fa, ho avuto a che fare con essa, e so riconoscere una struttura. Si prega di rispondere senza dire che non conosco niente di musica o cose simili… qui non ho spazio e per ora neppure il tempo per definire tecnicamente una struttura musicale. In sintesi troppo estrema, potrei dire che è composta da elementi, principalmente suoni con intonazione e coerenti a determinate scale, ma non solo questi, situati in sequenze e in schemi riconoscibili, con una o piu’ linee musicali in rapporto tra loro. La suite inoltre è tale se è composta da vari movimenti, come nelle opere. Un altro discorso è quante e quali delle suites presenti nel rock (e si trovano sopratutto nel rock progressivo) siano ben strutturate, con idee melodiche, ritmiche, con buone sonorita’ anche timbriche, oppure atmosferiche/evocative: questo ultimo elemento è percepito in modo variabilissimo, infatti da decenni mi chiedono cosa siano le “atmosfere” nella musica, se e quando ci sono: infatti pare che molti le percepiscano in grado minimo; Questi spesso dicono che per loro la spazialita’ sonora e l’ambiente sonoro piu’ in generale, non costituiscono elementi musicali: ammesso che ne ammettano l’esistenza poichè *non li sentono abbastanza bene* (a volte per nulla). Per chi non comprenda il senso dei minimalisti come Philip Glass, Steve Reich o Terry Riley, faccio presente il Bolero di Ravel: una sequenza melodica e armonica che si ripete… e idem per quella ritmica. Ma ad ogni ritorno si aggiungono 1 o piu’ strumenti musicali: l’insieme timbrico è quindi evolutivo. La notazione è che la variazione della musica nel tempo riguarda non solamente le note. Delle quali si possono variare oltre la frequenza (fisica, in musica la si chiama “altezza”), l’ampiezza (intensita’ o forza) e la durata, anche l’espressione (in fisica acustica: modulazione ed inviluppi, l’inviluppo corrisponde a: Attack, Decay, Sustain, Release. SE interessa, indico questo sito al riguardo: https://blog.landr.com/it/inviluppi-adsr/
      L’insieme degli elementi musicali e delle loro variazioni indica quindi la complessità di una composizione. Tuttavia la *qualità* di essa dipende sopratutto dalle idee sulle quali si costruisce. E teniamo presente che la percezione musicale e’ sempre, *senza eccezioni*, *soggettiva*, anche se in misura molto variabile. Io consiglio di ascoltare se possibile musica di ogni genere e provenienza, compreso musica etnica, perchè più è larga e variegata la base degli ascolti fatti, più facile diviene fare correlazioni e confronti. La percezione estetica varia anche secondo lo stato d’animo e altre condizioni, e con tempo possono variare persino i gusti: a me almeno in parte è successo. Non è una mia invenzione il concetto che noi apprezziamo istintivamente nelle arti, soprattutto quelle come il teatro, il cinema e la musica, ma anche nelle altre, ciò con cui identifichiamo una parte personale della nostra estetica e delle nostre emozioni. Poi, un vero esperto musicale puo’ anche invece valutare in base alle strutture musicali e alla corrispondenze fra le espressioni melodiche, armoniche, ritmiche e timbriche rispetto alla sua “rete di riferimento. E’ dubbio che vi siano ad esempio scale naturali, lo dimostra che in culture diverse, ad esempio in quelle asiatiche e nell’araba, le scale adottate in genere non sono le nostre. Ed è stato dimostrato che spesso gli uccelli nel loro canto non seguono esattamente le scale più comunemente adottate da noi, come la cromatica e la diatonica: alcuni la proponevano come “prova” che le nostre scale siano “naturali”, ma alla prova si dimostra errata. Nella nostra conoscenza vi sono quasi sempre molti preconcetti, ma solamente in parte ce ne accorgiamo. Quanto a Scaruffi, condivido una parte delle sue scelte. Come ha detto qualcuno, è il modo in cui le pone che mi appare errato. E anche i divari dei suoi voti mi appaiono spesso un po’ eccessivi. Sa fare le descrizioni dei pezzi, ma io le farei in modo diverso. In passato l’ho anche fatto per una rivista musicale locale. Non sono un critico musicale di professione… ma a mio parere ad esempio Alberto Stanzani faceva delle recensioni molto migliori di quelle di Scaruffi.

      Rispondi
      • Valerio S.

        Però ora non ricordo *dove* scriveva Alberto Stanzani, a parte nei newsgroup di rock di Usenet. Ha collaborato a qualche rivista, ma non ne trovo traccia: ne’ Rumore, ne’ Mucchio Selvaggio, ne’ Rockol, ne’ Blow Up… e neppure Gong. Invece un po’ ovunque si trova Bertoncelli, critico musicale con lunga esperienza alle spalle, e alcuni ripensamenti: la qual cosa è molto probabilmente un pregio.

      • Romano

        A saucerfull of secrets la considero un vero capolavori di suite psichedelica ( una delle poche suite rock che classificò in questo modo ) , non ho mai detto che tutte le suite in chiave rock siano privè di struttura ma la stragrande maggioranza si.

  80. Gabriele A. Bellizzi

    Vabbe… qua siamo arrivati veramente a raschare il barile per cercare di appigliarsi ancora a qualcosa (difendersi dal fatto che l’ho chiamato ignorante quando non l’ho fatto assolutamente riferendomi alla sua conoscenza di musica classica)… sul fatto della struttura musicale ho citato te (e altri) sottintendendo il fatto che voi considerate la struttura musicale in maniera molto infantile e superficiale, io non ho mai detto che i brani con struttura non abbiano valore artistico, siete voi a dire che i brani non basati sulla melodia e/o su una struttura ben definita non possano avere valore, cosa che va contro la definizione di musica. Sarà proprio per il fatto che sei molto addentro la musica classica che la pensi in questo strano modo… non so. (Secondo quello che hai detto considererai anche i capolavori free-jazz di Coltraine e Colemann, che hanno avviato una grande rivoluzione musicale, come roba senza senso).

    Punto 2: non mi importa di chi l’abbia fatto, dico solo che per la mia concezione, e non solo mia, di arte, chi fa musica basandosi sui gusti della massa non è un artista, punto. (Sappiamo che il concetto di arte è molto “liquido” e oggetto a interpretazioni e sfumature diverse). Un artista produce opere che provengono direttamente dalla sua persona e che lui si sente di fare, se si mettesse a fare cose seguendo le preferenze di altri equivarrebbe a non essere più lui a crearle, se seguisse invece le preferenze della massa, non solo non sarebbe più lui a crearle, ma tenderebbe anche ad abbassarne il valore artistico, dato che la massa è tendenzialmente ignorante. Chi agisce così può essere certamente un grande musicista e compositore, ma sarà un infimo artista.

    Rispondi
  81. Romano

    “può essere un grande musicista e compositore ma sarà un infimo artista” : parli per ossimori.

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  82. Giuseppe "The Ox" Z.

    Salve, ho letto questa lunga discussione con molto interesse e tra frecciatine, belle intuizioni e livelli davvero bassi di “fanboyismo” su tutti i fronti ho potuto constatare quanto sia importante uniformare i propri gusti a quelli di un critico o un musicista, oltre che alle proprie esperienze personali.

    Scaruffi ha dietro oltre 35 anni di pubblicazioni, la storia dei dischi “impossibili” resta tuttora, da almeno 30 anni a questa parte (che io ricordi, ma forse sono di più), un “argumentum ad hominem” degno solo dell’imbecillità italiota che da sempre dilaga nella nostra società, in particolar modo consumistica. Non sono però gli anni a fare il metro di giudizio di Scaruffi, anche se basterebbe un po’ di buona matematica, ma il metodo: piaccia o meno (e a me talvolta proprio non piace), lui analizza il rock in base ad un contesto storico, musicale e (meno determinante) sociale. Ora, l’unica ragione che scatena ancora oggi, a distanza di decenni, queste discussioni qui in Italia è sempre la solita: il cattivo trattamento che fa dei Beatles. Opinioni sue, ben venga chi lo segue, ben venga chi decide di affrancarsi dalla sua “storia del rock”: piena libertà di ascolto.

    Io, da musicista, penso solo una cosa: il vero metro di giudizio parte sempre dall’orecchio. Un’orecchio tarato sul sound (più) melodico dei Beatles non potrà mai apprezzare le jam folli dei Red Crayola o dei Fugs, anzi tenderà a rigettarle… e viceversa. La musica, in particolare il rock come il blues prima, è un messaggio vibrante nei timpani assolutamente emozionale, trasmette e spesso giganteggia uno stato d’animo, un valore intrinseco che diamo ad momento della nostra vita e delle nostre ispirazioni. E’ la ragione per cui Scaruffi utilizza spesso una retorica fondata su sensazioni emozionali: io in “Sister Ray” non ci trovo un’idea di “autodistruzione” (mi pare ne parlasse in questi termini, tra gli altri), perché non mi appartiene quel sound, vi trovo però un affresco esistenzialista. La mia vita, le mie esperienze, il mio orecchio suggerisce questo. Allo stesso modo la magica e bellissima “Tomorrow Never Knows” mi suggerisce una stasi, un momento di calma (a tanti passa “paranoia”). Quindi abbiate più rispetto delle opinioni altrui. Abbiate più rispetto a chi cerca ispirazione e gusto per l’ascolto presso un critico, e in particolare Scaruffi, che è tutt’altro che un incompetente solo perché parla male dei vostri beniamini. Abbiate la decenza di accettare l’opinione altrui, quella di Scaruffi è talmente impopolare che potrebbe benissimo annullarsi da sola, ormai, dopo 30 anni. Fatelo. Non gliene fregherà molto, fidatevi.

    P.S. Certo che fare del sarcasmo su gusti poco affini ed addirittura offendere dando del lobotomizzato – perché l’indole era quella dell’utente più su – a chi scrive ispirandosi ad un critico con cui si trova d’accordo (spero sopratutto si trovi d’accordo il suo orecchio, più che la sua testa, che è ancora più importante) la dice lunga sul substrato culturale di questo triste individuo con cui è meglio non discutere neanche, ignorare è meglio.

    Rispondi
    • Romano

      Dato che l’utente più su è probabile che sia io ti dico che se c’è qualcuno che merita l’etichetta di triste individuo è chi basa le proprie opinioni su quello che che scrive qualcun’altro senza neanche verificare le informazioni e non certo io. Inoltre non ho mai usato il termine lobotomizzato ma ho parlato di lavaggio del cervello e non è certo la stessa cosa.Ignorami senz’altro, non mi sentirò offeso.Per chiudere ribadisco per l’ennesima volta che se Scaruffi parla male dei miei beniamini a me non importa nulla , mi irritano le innumerevoli falsità che riporta per avvalorare le sue tesi. Lo stesso vale per altri utenti intervenuti.

      Rispondi
      • Giuseppe "The Ox" Z.

        Parlavo di Ron. Il “lavaggio del cervello” esiste solo nella mente di chi non si uniforma al nostro gusto. Potrei dirti che anche a te han fatto il “lavaggio del cervello” perché ti piacciono band che Scaruffi considera meno rilevanti dal punto di vista musicale. Le falsità che Scaruffi dice gliele stan cercando ci contestare da circa 30 anni, ha sempre risposto a tutti e di certo non si è informato all’ufficio stampa dei Beatles (o chi per loro), uno dei tanti. Come cercare i difetti delle Audi in un listino prezzi Audi.

  83. Giuseppe "The Ox" Z.

    Aggiungo che chi millanta ancora oggi oggettività dalla Storia del rock Scaruffiana non l’ha praticamente mai letta per pregiudizio, perchè la mancanza di obiettività è esattamente quello che lui chiarisce e definisce in modo molto intelligente sin dalle prime pagine. Non esiste una sola storia del rock e non esiste l’assoluta obiettività di indagine, soprattutto nella società mass mediale che è in grado di creare mitogenie partendo da zero. Se avesse avuto la pretesa di essere oggettivo, Scaruffi oggi lo avremmo visto al posto di Pagnoncelli a diMartedì. Invece ha avuto l’ardire di scrivere quel che pensava e ha evinto dai suoi studi, senza filtri, poveraccio. Questo vale per chiunque, sia chiaro: non scambiate giudizi glaciali con stroncature. Se uno spettatore mi dice che suono il basso copiando male Entwisle (mio divo sin da ragazzo) non posso che prenderlo come un complimento: almeno gliel’ho ricordato e lo andrà ad ascoltare e avrò comunque fatto qualcosa di buono. Per Scaruffi è lo stesso discorso, si può essere assolutamente non d’accordo con le sue considerazioni, ma qui siamo tutti sulle spalle dei grandi: se pure i Beatles copiavano i Beach Boys, ma dov’è il problema? Lo facevano bene, se non meglio visto i mezzi che avevano. Il problema si pone per un critico che cerca obiettività. Leggete la scheda dei Beatles slegandovi dallo “scaruffanesimo” e vedrete che imparerete ad apprezzare molto di più e, chiaramente, anche ciò che lui reputa meno utile allo sviluppo della musica (paradossalmente, fu leggendo nei primi anni 90 la “”””stroncatura”””” ai Beatles che li ascolto ancora oggi, Scaruffi non da giudizi, è uno storico e i suoi voti non sono voti, sono consigli per l’ascolto e solitamente ci azzecca: da insufficienza agli Stones dopo Exile per semplificare il “non all’altezza dei loro migliori dischi, ma valgono un ascolto, volendo”).

    Rispondi
  84. Romano

    “potrei dirti che anche a te han fatto il lavaggio del cervello perchè ti piacciono band che Scaruffi considera meno rilevanti dal punto di vista musicale”: questa la supera tutte ! Sfido chiunque a trovare una logica in questa affermazione.

    Rispondi
    • Martino Savorani

      Ciao Romano, mi sembra molto chiara la logica: se l’utente A accusa B di essersi fatto fare il lavaggio del cervello da Scaruffi solo perché i gusti collimano, allo stesso modo B può accusare A di lavaggio del cervello da parte dei mass media e/o della società solo perché i gusti di A coincidono con quelli della società, dei media, della maggioranza.

      Rispondi
  85. Romano

    hahah tra scaruffiani vi capite al volo ! Risposte come queste fanno pensare ai politici che di fronte a critiche da parte dei loro avversari rispondono :” anche voi quando eravate al governo non avete fatto niente”. Non posso ribadire ancora una volta che non sono condizionato da opinioni altrui perchè l’ho detto troppe volte ma mi sorprende vedere coloro che basano le proprie opinioni su quello che scrive Scaruffi risentirsi quando qualcuno glielo fa notare.

    Rispondi
    • Martino Savorani

      Romano, mi duole constatare che, oltre a problemi di comprensione logica, hai anche problemi di memoria. Io baso le mie opinioni su ciò che ascolto, in alcuni casi corrispondono con quelle di Scaruffi, in altri no. A volte, dopo aver letto una scheda di Scaruffi, ho riascoltato certi album e ho cambiato opinione perché ho trovato più aderente alla mia esperienza ciò che diceva Scaruffi, ma la base di giudizio è sempre e solo il mio orecchio e ciò che provo durante l’ascolto.

      Se fosse vero quello che dici, non ascolterei più Oasis, 883, Ryan Adams e tanti altri.

      Rispondi
    • Giuseppe "The Ox" Z.

      Il problema di fondo è sempre lo stesso: pensare che un critico condizioni molto più di una pubblicità e nello specifico Scaruffi, che è odiato praticamente da quando ha iniziato a scrivere. Se avessi nominato Bertoncelli, che anche lui ha storiche esternazioni ambigue e sicuramente meno popolari di quel che si pensa, non ci sarebbe tutto questo marasma. La ragione è semplice: Bertoncelli non ha un sito internet alla Scaruffi e non è famoso quanto Scaruffi (nonostante per me sia più importante). Tutti questi messaggi sono viziati tutti, nessuno escluso, dal fatto che un critico abbia toccato dei “mostri sacri”. Tutto quello che qui si dice, in questa pagina, altro non è che un dialogo tra SORDI tra provocazioni, ragioni non richieste o estremamente fumose (McCartney allievo di John Cage è francamente imbarazzante anche solo da leggere), ma soprattutto, come già detto, argomuentum ad hominem che fanno ben capire la levatura culturale dei presenti. E mi ci metto anche io, che sto qui a difendere, ancora dopo anni, l’assoluta libertà di gusti e opinioni. Non esiste obiettività, non esiste una sola storia del rock. Datevi una calmata, che dire che fan cagare i Beatles non significa che faccia cagare anche chi li ascolta, anche se, ripeto, “cagare” è una parola grossa. Le stroncature sono altre.

      Rispondi
      • Romano

        In realtà sin dal primo intervento di Ron molti utenti intervenuti hanno sempre specificato che non è la stroncatura dei Beatles il problema ma le falsità che ha riportato nella sua scheda.La discussione è lunghissima e ormai decennale su questo post ma chiunque ha letto gli interventi avrà notato che sono quasi tutti argomentati in questa direzione. Sei sicuro di aver letto la discussione? Io personalmente sono intervenuto perchè irritato da un intervento che affermava che nessuno ascolta i Beatles oggi e che non hanno alcuna influenza sulla musica rock. Se poi a qualcuno non interessa la musica di quel gruppo non mi crea alcun problema.

      • Bruma86

        Più che altro è imbarazzante NON conoscere gli interessi e gli studi musicali del Macca (ebbene sì, tra questi ci sono John Cage, Berio e Stockhausen).

        In quanto a Scaruffi: sarebbe stato più serio se avesse semplicemente detto che i Beatles gli facevano semplicemente cagare, invece di barcamenarsi in argomenti di cui non sa nulla, tutto qua.

        Ps: che poi il problema non è Scaruffi, ma i suoi epigoni, incapaci di esprimere giudizi senza la bussola interpretativa del loro guru: tra queste “perle” c’è quella di credere che si siano sciolti perché si sentivano sorpassati dai Cream e dai Led Zeppelin.
        Dio santo, che spreco di tempo.

  86. Romano

    Ho ottima memoria e se il discorso è logico lo comprendo perfettamente ma il mio commento era riferito a The ox

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    • Romano

      Appunto Bruma86, perchè perdiamo tempo nel tentare di far capire che Scaruffi nella scheda sui Beatles ha riportato solo falsità se gli adepti non sono minimamente interessati a sapere se quello che c’è scritto è vero o falso ? Dire che si sono sciolti perchè spaventati dai Cream e dai Led Zeppelin è solo una della tante assurdità insensate riportate dal Nostro “critico” preferito ed è inutile riportare dati oggettivi che smentiscano le suddette assurdità tanto i suddetti adepti vogliono solo condividere tutto quello che leggono nelle schede del suddetto “critico”. Per chiunque voglia avere un’idea di quale sia stato il ruolo dei Beatles nella storia della musica ( non solo rock ) consiglio il documentario del critico di musica classica Howard Goodall ” A musical appreciation and analys by composer”. Si trova facilmente su youtube.

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      • Martino Savorani

        Perché perdiate tempo, in effetti, lo sapete solo voi due.

  87. Romano

    Su questo sono perfettamente d’accordo

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  88. Bruma86

    Lo spreco di tempo non è mio, ma di chi crede a certe scemenze

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  89. SalvatoreDiMEo92

    E poi ci sono io….che apprezzo buona parte della musica Scaruffiana e buona parte della musica odiata da Scaruffi (Beatles, Bowie e co.)

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    • Martino Savorani

      Giusto così! D’altronde d’accordo al 100% con Scaruffi c’è solo Scaruffi. Forse.
      Io quando voglio soffrire leggo la scheda dei miei amati Oasis…

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  90. AquafanRicciolone

    Il giudizio su Scaruffi, lamentano i suoi difensori, finisce sempre per incagliarsi sulla querelle Beatles. Ma la questione riguardante i Fab 4 è sintomatica ed emblematica delle molte distorsioni che la critica del buon Pierone ha portato con sè, come scorie inquinanti, in questi decenni: molto spesso faziosa e trolleggiante, apodittica ed ideologizzante, piena di partiti presi e pregiudizi, fisime personali e cosa più grave di sfondoni storici, errori materiali, falsi ideologici.

    Già le categorie che usa in chiave di valutazione, a coppie contrapposte (rivoluzionario/reazionario; cacofonico/melodico; sperimentale/tradizionale ribellistico/conformista per non dire di perverso/ingenuo o lungo/corto…) un pò in maniera grossolana, come clave da dare in testa all’ artista o alla accolita di fan di turno, sono indice di una certo infantilismo critico da fricchettone alternativo e hanno sovente esito quasi comico.

    Anche il suo legare in maniera marcata, la validità o meno di una composizione a criteri ricavati dall’ utilizzo stolido e pedestre della pura cronologia, (come se la critica musicale fosse in parte assimilabile allo stilare classifiche di tappa e generali del Tour de France) è un suo grave difetto che si ripresenta come fenomeno ricorrente. Come al limite del ridicolo sono certe sue comparazioni, analogie o paralleli tra musicisti rock e classici ( dei quali mi sia consentito dire sembra essere più uno sprovveduto ammiratore un po’ casuale) per esprimere in maniera enfatica o iperbolica l’ ammirazione verso uno dei suoi eroi di turno (afferma di non avere particolari simpatie o antipatia ma si smentisce ogni 10 schede e considerando quante ne ha scritte….) o rendere l’ idea di un particolare momento storico, vissuto dal suo beniamino.

    Poi per un verso l’ ipercriticità faziosa, ostentata, reiterata anche nei momenti di dibattito più improbabile (perchè molte schede, lungi dall’ essere disinteressate disamine critiche, sono quasi dei pamphlet mascherati o dei surrettizi manifesti estetici travestiti neanche tanto bene o dei proclami di insofferenza) verso gruppi ed artisti coi quali ha un evidente conto aperto o una faida e per contro l’ incredibile indulgenza e mancanza di rigore valutativo ed analitico verso i soggetti che soddisfano la sua visione delle cose o peggio le sue fisime. Gli esempi sono innumerevoli…

    Anche a me piacciono molti degli sperimentalismi più spericolati o strampalati o rumoristici, più legati all’ improvvisazione o all’ alea o ad una concezione free form del rock, ma mi guarderei bene dall’ usare i toni ridicolamente encomiastico-apocalittici che adotta l’ ottimo Pierone, nelle sue scorribande da buongustaio alternative. Sono appunto indice di zero distanza critica e di sovraeccitazione adolescenziale (quasi Mersey-Beat) che spesso sfocia in autentica fregola verbale irresistibilmente divertente

    Anche quando sostiene che le storie del rock sono molte; tra queste la sua è quella che ha come fil rouge il riscatto del rock alternativo (del quale si pone come patrocinatore zelante), affermando al contempo senza provare imbarazzo, di aver scritto quella più imparziale, equilibrata, disinteressata e libera… è difficile non mettersi a sghignazzare… Come un sorriso di compatimento benevolo verso un passatempo infantile, sorge spontaneo di fronte alle mille minuziose classifichine ( o classificone) che prendono interi campi dello scibile musicale in esame o via via il miglior gruppo, il miglior bassista, il miglior batterista, il miglior triangolista o (il più perverso triangolista). Tutta una farragine graduatorio-classificatoria senza alcun valore, a mio modesto avviso.

    Poi l’ egomania, il livore narcisistico, la provocatorietà gratuita, un certo massimalismo oltranzista di giudizio di grossa grana( sia in positivo che in negativo), per non parlare di un uso molto malcerto, dilettantesco e un pò impressionistico dei fondamenti tecnici musicologici, … questi e molti altri difetti rendono facilmente attaccabile l’ opera critica di Scaruffi.

    Che ha anche dei meriti: quando si descaruffizza dalle sue tare pesanti, è capace pure di brillanti sintesi, intuizioni pregevoli, intelligenti accostamenti. Intendiamoci bene: Scaruffi è tutt’ altro che un cretino.Ma intendiamoci anche meglio: è tutt’ altro che un genio.
    Sembra un individuo dai molti meritevoli interessi ma anche roso dall’ insopprimibile desiderio o inclinazione di dar prova di sè, sempre e comunque, con il risultato di scadere sovente nella più classica e caricaturale involontaria autoparodia macchiettistica

    Anche io gli sono riconoscente quindi: accanto ad alcune buone dritte mi ha regalato involontari momenti di esilarante comicità e buon umore che spesso mi sono serviti più delle informazioni serie.

    Che poi parli bene o male di Tizio o di Caio o del sempre valido Sempronio a me importa poco.
    Ma davvero possiamo volergliene male solo per questo?

    Lunga vita al Pierone ! Stiamo allegri!

    I don’t wanna waste my time on simple little things
    I’d rather stay here all the night with happy boys who sings

    Happyyyy Booooys and Happy Girrrrrls we’ll beeeeeeee

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    • Martino Savorani

      Grazie per il tuo trattato su Scaruffi, brillante e divertente.

      Commento solo un passaggio: la “cronologia” secondo me è molto importante, nella musica come in ogni opera artistica. Lo è sempre stato, la storia dell’arte ce lo testimonia. Un facile esempio: se una persona inizia oggi ad ascoltare la “musica della radio” (quelle mainstream, non Virgin o Radio Freccia o Radio3) senza aver mai sentito musica prima d’ora, rimarrà notevolmente colpito dai Maneskin per come sono diversi da quasi tutto il resto che si ascolta per radio. Quindi i Maneskin sono un 10 pieno, ipotizziamo.
      Se invece li collochi all’interno della storia della musica rock, il voto si dimezza. Poi per carità, uno che ascolta Who e Led Zeppelin può adorare i Maneskin, ma credo sappia mettere ognuno al posto che merita.
      Altro esempio: io adoro Ryan Adams. Se i suoi album fossero usciti negli anni ’60 avrebbero sconvolto il mondo della musica rock, ahimé sono usciti 40 anni dopo e c’erano già stati Dylan, CCR ecc.

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      • AquafanRicciolone

        Un riverente saluto al padrone di casa.

        Quello che dici è incontestabile: collocare l ‘opera nell’appropriata finestra temporale e fare una comparazione stilistica con le creazioni coeve è imprescindibile quando si discute di critica d’arte.

        Ma Scaruffi spesso utilizza questo normale accorgimento critico, di semplice buon senso, in maniera un po infantile e pretestuosa, distorcendolo completamente: è sufficiente che tra un gruppo di opere ci siano anche solo pochi mesi (o settimane) di distanza e le prime ricevono il suo encomio appunto per essere arrivate prime, le ultime un rimbrotto per essersi fatte seminare nei negozi (dovrebbe fare una classifichina concernente i migliori corrieri in questo senso, ammesso che non esista già).

        Tra 40 anni e 40 giorni poi c’è una certa differenza!
        Ma forse non per il buon Pierone che ha la capacita di metabolizzare molti dischi in sessioni di ascolto quotidiane ad alta magnitudo e per il quale un minuto della linea temporale personale vale ore nelle vite dei critici mainstream.

        Sul numero dei dischi ascoltati dal buon Piero ho elaborato una teoria personale che può essere credibile: secondo me li ha ascoltati tutti come afferma.

        Il fatto si rende possibile considerando l’ ipotesi che un soggetto ascolti almeno una decina di dischi (ma anche di più) TUTTI CONTEMPORANEAMENTE, magari diversificandoli tutti per genere, al fine di non ingarbugliarsi troppo.
        E il proteiforme Pierone ha già mostrato ampie credenziali in tal senso.

        PIERO LO PUO’ FARE !

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