Fin da quando ero piccino passavo il Natale in famiglia: un bel pranzo con gli zii, i cugini, i nonni e via andare. Era un bel momento, e lo è stato finché è stato possibile ritrovarsi così.
Sempre intorno a Natale, mi rivedo con gli amici d’infanzia e dell’adolescenza. Una cena, una partitella di calcio, robe semplici. Ed è bello. Veramente bello. Anche se poi non riesco a non domandarmi se questa bellezza morirà con noi, o la tramanderemo a qualcuno.
Perché i tempi stanno cambiando, e non sono certo io a dirlo. La società non è più quella in cui sono cresciuto: la famiglia si disgrega – quante separazioni! – e si riaggrega, si mescola (famiglia gay), si scompone, si sradica (il figlio in America, la zia in Svizzera, il fratello a Milano, i genitori ad Ancona…). La finisco qui, perché sono ovvietà.
Io non dico: era meglio prima, è meglio adesso, vorrei che fosse un po’ e un po’… Trovo abbastanza noioso fare le solite puntualizzazioni. Certo, se guardo alla mia vita posso dire con certezza qual è la “versione” del Natale che preferisco, ma nel concreto ho bisogno di qualcosa che salvi il mio Natale oggi, che non è più quello di una volta e che domani sarà ancora diverso.
L’esperienza della salvezza, tanto cara a cristiani e non, questo Natale l’ho fatta grazie al dono. Non intendo i regali – sono una vera frana con i regali natalizi – ma il dono di me: un po’ del mio tempo per quelli cui non penso mai. Un parente anziano, un amico che non se la passa bene, una persona che, di istinto, non cercherei mai, ma so che gli farebbe piacere vedermi.
Un dono richiede un sacrificio personale. Piccolo, ma pur sempre un sacrificio (quantomeno di tempo). In cambio, nell’esperienza del dono – che ne siamo coscienti o no – c’è ancora intatto il Natale, cioè la nascita di Gesù bambino.
Davvero per vivere il Natale basta una cosa semplice come il dono di un po’ di sé? Sì, basta questo. Ma oggi nessuno è semplice: abbiamo i nostri corsi da frequentare, la palestra, l’associazione, lavoretti e grane da sistemare, e poi siamo tutti artisti, fotografi, scrittori, pittori; abbiamo a malapena il tempo per una birra con gli amici, figurarsi per stare a sentire per la centesima volta la storia di quella volta che il nonno, negli alpini…
È proprio vero: “se non diventerete come i bambini…”
PS: sì, lo so che Gesù diceva “se non vi convertirete e non diventerete come i bambini […]”, ma una cosa per volta, ok?
Il dono (olio su tela, 2009) di Yuliya Odynoka
0 commenti