Cient’anne parte a cannone: infili il dvd e il film comincia sulle note e sui vocalizzi di Gigi D’Alessio. Così, senza menù che neanche i divx dei vu cumprà. Dunque fate attenzione prima di introdurlo nel vostro lettore, non avrete una seconda chance.
La trama di Cient’anne
Gigi (Gigi D’Alessio) è figlio di un celebre cantante napoletano, Mario Merola, ma vuole conquistare la fama senza sfruttare il cognome paterno. Mario Merola interpreta se stesso e, in un paio di scene, ricorda Marlon Brando ne Il padrino.
Gigi piange la sua ex, morta in un modo incredibile: erano in auto insieme e stavano litigando duramente, quando Gigi ha perso il controllo dalla sua Panda e sono finiti fuori strada, verso un dirupo. Gigi si è buttato dall’auto in corsa, ma la sua ragazza è precipitata, morendo tragicamente.
Una notte Gigi si attarda al pianoforte dell’albergo in cui fa pianobar e le sue dolci note attirano una bionda di nome Laura, tale e quale la sua ex. Per Gigi è un colpo di fulmine, ma poco dopo appare Giorgio Mastrota, fidanzato di Laura e figlio del padrone dell’albergo. Il borioso Mastrota non preoccupa l’affascinante D’Alessio; è l’inizio di un triangolo amoroso che avrà conseguenze irreparabili.
Una prima parte frizzante come una coca dimenticata in frigo cede il passo a una mezz’ora di noia inaudita, condita dalle melense canzoni di Gigi D’Alessio. Ma ecco che l’avvincente finale melodrammatico, con tanto di momento climax alla Sergio Leone – un primo piano degli sguardi fieri e incazzosi di Gigi e Mastrota -, si rivela poco avvincente e tanto lungo. Così assistiamo al monologo di Merola al figlio, in cui Marione tocca le consuete vette partenopee, e a un colpo di scena prevedibilissimo quanto avulso dalla trama, poi finalmente Merola ne fa una giusta: muore. Ed è la cosa migliore che ha fatto nel film.
Ma quando Merola muore, non muore tutto in una volta, come i comuni mortali: ci mette cient’anne (appunto). Tanto che Gigi fa in tempo a dargli l’estremo saluto sulla barella dell’ambulanza, e Merola, mezzo stecchito da un infarto, intona un duetto con Gigi: cantano Cient’anne, canzone che D’Alessio ha realmente dedicato a Merola.
Se Marione morirà davvero oppure no non lo sapremo mai, perché su un fermo-immagine strappalacrime partono gli agognati titoli di coda.
Commento tecnico
La prima frase del film la pronuncia Gigi Merola ed è “mi dispiace tanto”. Dispiace anche noi, Gigi, dispiace anche noi. Eppure stringiamo i denti e ci facciamo forza, perché domani è un altro giorno.
Tornando in cronaca, penso sarete tutti contenti di sapere che Mario Merola sfoggia una chioma arancione alla Donald Trump e una parlata che, signori miei, genera risate anche nelle scene drammatiche.
Musica maestro
Venendo alle note dolenti, sappiate che Cient’anne è un film musicale basato esclusivamente sulle canzoni di Gigi D’Alessio, alcune ripetute più volte fra le bestemmie dei presenti.
Le canzoni sono perlopiù proposte integralmente, con Gigi inquadrato da una telecamera fissa mentre suona il piano – in scena c’è sempre e solo Gigi al pianoforte, ma ascolterete la canzone suonata da una band al gran completo – o a mo’ di videoclip anni ’30. Cosa dite? Non c’erano i videoclip negli anni ’30? Ci fossero stati sarebbero stati così.
Attenzione: non sottovalutate sta cosa del film musicale: c’è una fase del film in cui parte una canzone via l’altra, ed è quasi impossibile resistere senza un diversivo legale.
La macchietta Alì
Poi c’è il capitolo macchietta. Nei primi minuti appare Alì, un immigrato che importuna Gigi per vendergli un accendino. Purtroppo non è una scena isolata: Alì continuerà a perseguitare Gigi per vendergli tappetti, cd, rose, spesso riuscendoci. I siparietti Gigi-Alì dovevano essere gli sketch comici di Cient’anne, peccato che mettere una battuta in bocca di Gigi D’Alessio è come mettere una minigonna a Rosi Bindi.
Già, D’Alessio. Alla fine mi tocca ammetterlo: è meglio come attore che come cantante. A dimostrazione di ciò, quando Merola intona Cient’anne è chiaro anche ai sordi la differenza fra una grande voce e una voce da pirla.
Il Mastrota
Chiusura doverosa su Giorgio Mastrota, qui onesto attore di serie B a rischio retrocessione, sempre sopra le righe come chi non sa veramente recitare. Il Mastrota ne esce pulito e, anzi, anche un po’ figaccione… va beh che da un confronto con Gigi D’Alessio quasi chiunque ne uscirebbe bene.
Di Mastrota che dire… è il mio mito da sempre per la sua parabola ascendente, culminata con il matrimonio con Natalia Estrada, e la relativa discesa, con lei lanciata verso il successo e lui – gran conduttore ai tempi d’oro – relegato a vendere pentole in tv minori. Ma se è vero il motto manzoniano “ai posteri l’ardua sentenza”, i posteri dicono che, fra i due, il mio affetto incondizionato va tutto a te, caro Mastrota.
Happy end?
Un cazzo. Al film ho dato 2 (su 10).
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