Era una notte bolognese di molti anni fa. 2002, a quanto pare. Il signor Bugo teneva un concerto all’epico Estragon: il locale originale, un club da sei-ottocento posti, non lo squallido capannone che è ora. Bugo era il quasi-signor nessuno, per questo anche il biglietto d’ingresso era epico: 5€ bevuta inclusa.
Eravamo 3-4 seduti al bancone quando il signor Bugo, a mezz’ora dal concerto, si presentava al banco del bar e ordinava una birra. Un tizio spelacchiato, ingobbito, atapirato. In una parola: fantastico.
Ad aprire il concerto, un gruppo spalla orrendo: credo si chiamassero Walkie-Talkie. Personalmente gli avrei preferito un vecchio ubriaco armato di piffero.
Mezz’ora di chiappe strette e arrivava il momento di Bugo. L’apoteosi. La voce era ridicola, le canzoni stavano su a furia di schitarrate, e la folla era in delirio. Noi compresi, chiaramente. L’episodio più coinvolgente: Fai la fila, canzone prettamente politica sul dramma umano di chi viene superato in fila dal gelataio e, in un turbine di violenza verbale generata dalla differenza di classe sociale, dimentica i gusti che aveva scelto.
Bugo era così: quattro cagate, ma chitarra indipendente e idee “nuove”. Questo Dal lofai al cisei è geniale fin dal titolo, ma i suoi brani lo sono ancor di più. Si va dall’hard blues al garage-rock meno orecchiabile del mondo, per un disco che sembra una polenta fatta in casa: brutta da vedere, ma buona come solo nonna sa fare.
Quattro brani su tutti: l’esplosività di Portacenere, la rockironia di Piede sulla merda (“Questa cosa non è gelato”), la tragica leggerezza pop di La mia fiamma e, in ultimo, la ballata acustica Io mi rompo i coglioni (il testo è meravigliosamente imprevedibile!).
Dopo questo, Bugo ha pubblicato il mediocre Golia & Melchiorre (2004) e il dignitosissimo Sguardo contemporaneo (2006), prima della svolta elettronica di Contatti (2009), album che l’ha consacrato autore di primo piano ma che mi fa schifino. Molto meglio i precedenti La prima gratta (2000) e Sentimento westernato (2001), anche se Dal lofai al cisei rimarrà nel mio cuore: come dice Bugo, essendo il primo (che ho ascoltato) “è amore a prima vista”.
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