Son passati 22 anni (22!) da quando vidi Bugo per la prima e unica volta al mitico concerto nel vecchio Estragon di Bologna. Avevo 19 maledettissimi anni e di musica non capivo nulla (“come oggi”, diranno i maligni), ma allora i miei ascolti erano davvero limitati e incontrare la musica di Bugo ha contribuito ad aprirmi a un mondo nuovo.
Visto che ero già in Friuli per motivi famigliari, non potevo certo perdermi il suo concerto – per di più gratuito – a San Vito al Tagliamento. Ci sono andato completamente al buio: non mi sono informato sulla scaletta dei suoi concerti, né su che tipo di show aspettarmi. Ed è stato un bene perché…
È stato un concerto assurdo
Non saprei come altro definirlo se non assurdo. Bugo è salito sul palco accompagnato da una band di tre elementi e ha suonato per un’ora e un quarto un hard rock da sfondare i timpani, riarrangiando tutte le canzoni, comprese quelle dell’ultimo album Per fortuna che ci sono io, in chiave hard rock.
Per la mia gioia Bugo ha messo in scaletta ben 3 pezzi di Dal lofai al cisei (Io mi rompo i coglioni, Casalingo e Pasta al burro) l’album col quale l’ho conosciuto; il resto della setlist alternava singoli di successo (E invece sì, C’è crisi, Per fortuna che ci sono io) a canzoni folli come Ggeell e a perle del periodo low-fi (la bellissima Che diritti ho su di te?).
Con un concerto del genere, così distante dal sound degli album in studio, Bugo è andato contro a ogni logica commerciale, ogni schema, ogni strizzata d’occhio al pubblico.
Già, il pubblico. Non c’era moltissima gente, tanto che sono riuscito ad arrivare tranquillamente sotto al palco. La maggior parte dei presenti era lì per curiosità, perché suonava “uno famoso” in città. Bugo avrebbe potuto cercare di ingraziarseli facendo un concerto più pop, per farsi conoscere. Ma non sarebbe stato da Bugo.
Sul palco ha fatto letteralmente quello che gli pareva:
- cazzeggio rumoristico suonando la chitarra in modi improbabili, sfregandola sull’amplificatore o sdraiandocisi sopra
- ha fatto cantare a uno della band (Marco, se non sbaglio) un brano che non avevano preparato, con risultati disastrosi perché ovviamente il malcapitato non conosceva le parole
- ha rivolto brevi frasi al pubblico, del tipo “scusate, non ho tanta voglia di parlare, preferisco suonare” e “mio figlio (seduto sul fondo del palco, ndr) mi ha detto che sto facendo cose strane; se lo dice lui che mi conosce, chissà cosa penserete voi”
- ha improvvisato più volte la musichetta di “tanti auguri a te”, finché ha trovato un ragazzo del pubblico che compiva gli anni e gliel’ha dedicata
E via così.
Insomma, dopo aver fatto 2 figli, esser stato a Sanremo (2 volte!) e aver passato i 50 anni, Bugo è rimasto l’irresistibile cazzone di sempre. Ma dietro le sue eccentricità e una certa dose di genialità, Bugo è soprattutto un antieroe vero, sinceramente grato al pubblico per essere venuto al concerto e subito disponibile per firmare autografi, fare foto e scambiare due chiacchiere con i suoi fan. Eravamo pochi, ma del numero credo proprio non gliene importasse una mazza.
Quello di Bugo non è stato un concerto – a un concerto si va per ascoltare le canzoni, cantarle e ballarle – ma un evento dove si è vissuta un’esperienza musicale (ma non solo) imprevedibile, sorprendente e unica.
Grazie Bugo!
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