In principio era la Milka. Una storia d’Avvento

20 Dic 2016 | Sul vivere | 0 commenti

Quest’anno come non mai il Natale sta arrivando piano piano. La vita coniugale porta a fare i conti con il calendario e ridesta un’attenzione altrimenti annegata nel fiume senza argini della vita da single.

Capita così di accorgersi dell’Avvento.
Quest’anno il mio Avvento è cominciato i primi di novembre, con la bella gita a Villingen (Germania): mentre io compravo casse di birra Rothaus, mia moglie sceglieva il calendario dell’Avvento Milka.

Calendario d'Avvento Milka 2016

A onor del vero, il calendario Milka, più che all’Avvento, è dedicato alla neve e ai dolciumi: ci son pupazzi di neve in ogni dove e di Natale nemmeno la cometa. Ma sotto le sue caselline si celano prelibati cioccolatini, e la brama smisurata per questi dolci mi ha colto già in fila alla cassa. Il fatto di dover attendere tutto il mese di novembre per cominciare ad aprire le caselle divorare cioccolatini mi consumava lentamente…

Giorno dopo giorno, novembre si fa da parte, fino al 27, prima domenica d’Avvento. Esco carico abbestia dalla messa, pronto a sventrare la prima casellina dell’Avvento e sbranare il cioccolatino, quando… ma, ma… come? Manco fosse un film di Fantozzi, l’Avvento sul calendario Milka inizia l’1 dicembre. Delusione come quando ti pareggiano al 92′ dopo che hai dominato senza raddoppiare.

Eppure quel giorno qualcosa si smuove. È una domanda insistente, corrosiva: che cosa sto aspettando? Va bene il cioccolatino – che poi la Milka non è tra le mie marche preferite: prossimo anno Novi! – ma affinché la balla del calendario, delle caselline e del dolcetto stia in piedi, cosa c’è sotto?

Il Natale. Cioè Dio. Ma non il Dio che pensavano i “noi” di 2016 anni fa, con un esercito di soldati per guidare la ribellione. Dio, cioè un feto, che poi è nato rivelandosi un bambino. Un bambino con dentro Dio. Un vagito nella notte, niente di più. La cosa più fragile del mondo, e la più semplice: un essere umano, l’unica cosa comprensibile a ricchi e poveri, americani e cinesi, laureati e analfabeti.

Oggi si dà per scontato che Dio si sia fatto bambino, ma provate a mettervi nei suoi panni. Io, al posto suo, mi sarei incarnato in un brontosauro parlante: allora sì che avrei convinto tutti, con le buone o con le cattive, che ero Dio.

Un brontosauro che fa proseliti

Pensate se invece di una chiesa di uomini avessimo una chiesa di brontosauri parlanti. Tutto molto più facile! Come non credere a degli esseri di una decina di tonnellate per venti metri di lunghezza, per di più parlanti? Invece Dio ha avuto pietà della mia libertà, lasciandomi la chance di mangiare un intero calendario dell’Avvento Milka ignorandolo bellamente, senza punizioni o ritorsioni. Che figata, eh?

Magari ha pensato:

Che gliela mando a fare un stella cometa a questo qui, che gira per strada guardando il cellulare? Forse preferisce un calendario con uno scenario innevato, dei pupazzi e delle renne che fanno l’albero, e ogni giorno una casella da aprire e un cioccolatino da mangiare. Non c’è scritto Dio, Gesù o Natale? Fa nulla. La mia Stella Cometa 2.0 l’ho piantata lo stesso nella casa di Martino, vediamo che succede…

Me lo immagino nella sua poltrona che mi osserva sul suo schermo LED a ∞ pollici, in attesa della mia mossa.

Con una certezza: se la sbaglio, saprà sorprendermi in mille altri modi.

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