Dove vederlo
Sulle orme di Twin Peaks
Tanto vale dirlo subito: Voci notturne è fortemente debitrice del capolavoro di David Lynch e Mark Frost, uscita 5 anni prima. L’omaggio è evidente fin dai primi secondi, quando viene ritrovato un cadavere nel fiume Tevere, al pari dal corpo senza vita di Laura Palmer.
Anche la formula è la stessa: un mix tra un’indagine poliziesca e un thriller soprannaturale calati in una realtà popolare. In Voci notturne c’è persino un’indagine parallela portata avanti proprio negli Stati Uniti, con le scene americane accompagnate da musiche jazz che richiamano molto le musiche e le atmosfere di Twin Peaks. Ma andiamo con ordine.
La trama di Voci notturne (senza spoiler)
La trama di Voci notturne è molto complessa, intricata, con misteri che si sommano ad altri misteri creando uno quadro insolvibile per lo spettatore. Tutto ha inizio col ritrovamento del corpo di Giacomo Fiorenza nel Tevere: si tratta di omicidio o suicidio?
Si aprono tre indagini che corrono su binari quasi paralleli, intrecciandosi ogni tanto:
- le indagini ufficiali, condotte dell’ispettore Carlo Morlisi (Massimo Bonetti)
- le indagini private portate avanti dal miglior amico della vittima, Stefano Baldi (Lorenzo Flaherty)
- le indagini americane condotte dall’investigatore privato Mario Fedrigo (Jason Robards III) incaricato dal Consolato Italiano
Mentre l’ispettore Morlisi si concentra sul caso dell’omicidio/suicidio, Stefano ritiene che la morte dell’amico sia legata alla ricerca universitaria che stavano conducendo assieme sulle carte ritrovate di Norberto Sinisgalli, un esperto di riti arcaici ed esoterici che è svanito nel nulla nel 1945.
Nel frattempo in America, dalle parti di Saint Louis, l’investigatore Mario Fedrigo è sulle tracce della ragazza di Giacomo Fiorenza, ma commette alcune leggerezze che rendono l’indagine assai più complessa… e pericolosa.
In tutto questo, i genitori della vittima ricevono delle inquietanti telefonate dal figlio che sembrano arrivare dall’oltretomba…
Perché Voci notturne è finita nell’oblio?
Per rispondere a questa domanda è sufficiente guardarla. Non tutta, bastano venti minuti della prima puntata per rendersi conto che si tratta di un prodotto televisivo
- realizzato con pochissimi mezzi (niente di cui vergognarsi, eh)
- girato senza la benché minima arte: ahia Laurenti! D’altronde la sua (mediocre) filmografia parla da sola
- recitato male da tutti gli attori, molti dei quali fuori ruolo. Si segnalano i giovanissimi Stefano Accorsi e Stefania Rocca, che non hanno certamente fatto carriera per merito di queste interpretazioni
- ma, cosa ben più grave, scritto frettolosamente, con poca cura: emblematiche alcune brevi scene di raccordo, che presentano scambi di battute davvero imbarazzanti
Quindi, purtroppo, non ci troviamo di fronte a una perla dimenticata, ma a un Twin Peaks de noantri che imbarca acqua da tutte le parti, senza tuttavia mai affondare.
Non affonda perché l’idea è buona. Pupi Avati ha messo tanta carne al fuoco, scrivendo una sceneggiatura che è una sorta di compendio del suo universo horror – tanti i richiami a Zeder, ma anche a La casa dalle finestre che ridono – e ha svolto a monte un portentoso lavoro di ricerca e approfondimento sulla Roma arcaica, sui riti esoterici, perfino sulla botanica antica e sulla musica classica. Tutti elementi che gli torneranno utili per L’arcano incantatore (1996), opera decisamente più riuscita di questa miniserie.
Quel che manca a Voci notturne sono dei grandi personaggi, dei buoni dialoghi e un regista degno di tale nome. Mica poco!
I primi due episodi sono insipidi, privi di tensione: la storia si dipana in modo piatto, ci si annoia quasi. Il terzo e il quarto mettono un po’ di ritmo, fa capolino il soprannaturale e la storia finalmente “tira dentro” lo spettatore. Ma nel quinto episodio i ritmi tornano laschi, i minuti corrono verso la fine e sembra che nessuno faccia o dica niente per sbrogliare una matassa ormai intricatissima. Ma gli ultimi minuti, insperatamente, regalano un epilogo soddisfacente, che ha il pregio di soddisfare la curiosità di chi guarda pur senza rivelare quasi nulla.
In sostanza Voci notturne è una grande occasione persa, uno dei rarissimi casi in cui sarebbe auspicabile un remake. Matteo Rovere, pensaci tu!
Come ho scoperto Voci notturne
Pur essendo un grande appassionato del cinema di Pupi Avati, con alcuni titoli che amo e altri che detesto, non avevo mai sentito nominare la miniserie Voci notturne. Due settimane fa su Facebook ho letto un commento a un post su Twin Peaks che diceva:
Twin Peaks, The kingdom e Voci notturne: la triade perfetta.
Siccome Twin Peaks e The Kingdom – Il regno (Riget) di Lars von Trier sono le mie due serie preferite per distacco, l’hype per Voci notturne è schizzato alle stelle in un istante. E l’ho vista.
Dove vedere Voci notturne: Raiplay + YouTube
Voci notturne non esiste in home video: è disponibile su Raiplay, ma vi consiglio di guardare gli episodi 3 e 4 su YouTube, dove sono disponibili in versione non censurata.
Difatti, dopo la prima messa in onda nel 1995, Voci notturne è stata vittima di censura: sono stati tagliati tutti i riferimenti alla “Società Teosofica per il ritorno dello Spirito Originario”, che nella realtà non esiste ma la vera Società Teosofica Italiana ha chiesto di eliminarne il nome perché troppo simile al suo. Una decisione francamente imbarazzante, ma tant’è.
Per fortuna l’utente PAST_IS_MY_PRESENT ha reinserito le scene originali nelle puntate 3 e 4 – le uniche colpite dai tagli – e l’ha fatto in maniera egregia.
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